Capitolo 6 - L'amico di infanzia

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L'ombra del passato vedrai volare via.
Saprò fermare il tempo.
Portarti nel mio mondo.
{Raoul - Il fantasma dell'Opera}

Non ho quasi chiuso occhio, mi sono svegliata più volte di quante possa contarne, sono estremamente agitata per il mio primo vero giorno all'Opéra, certo ci sarà Melody e le lezioni sono tutte interessanti, ma quel nervosismo non vuole proprio andare via.

Qualcuno bussa forte alla mia porta, mi lamento, ma mi alzo comunque e mi trascino fino all'uscio, lo spalanco e Mad entra di gran carriera tirandosi dietro Gerard.

«Non sei ancora pronta?»

«Non ho dormito molto bene, anzi non ho dormito affatto. Magari salto la colazione per prepararmi?»

La mia amica sospira. «Non se ne parla, sbrigati, in bagno, lavati, io cerco dei vestiti.»

Non mi lamento, entro dentro il piccolo bagno e mi lavo la faccia, i miei occhi verdi sono contornati da occhiaie, metto un po' di correttore, applico l'eyeliner e districo per quanto possibile le onde mosse. Quando esco ho un aspetto un po' più umano.

«Ecco qui, indossa questa gonna nera, i collant e la camicia bianca.»

Gerard è uscito ad aspettarci in corridoio, quindi io mi svesto e rivesto alla velocità della luce, in dieci minuti sono pronta.

«Andiamo» mormoro sbadigliando.

Mad ridacchia. «Sei proprio un caso disperato.»

«Eccovi finalmente! Allora... primo giorno all'Opéra, sicuramente vedrai di nuovo Persephone, le lezioni di dizione sono importantissime qui dentro. Ma dovresti incontrare anche Macbeth.»

Sbatto le palpebre. «Ma non è un personaggio inventato?»

«Sei ancora nel mondo dei sogni? Certo, intendo il professore Macbeth! Insegna recitazione.»

«Perché hanno tutti nomi strani qui dentro?» chiedo perplessa. Entriamo in mensa e ci mettiamo in fila dietro una decina di studenti assonnati.

«Suppongo sia un modo per distanziare la persona dal maestro. Non è possibile per un professore socializzare con gli studenti, deve essere sempre distaccato e professionale.»

«Ha senso, anche se non capisco cosa possa cambiare avere un nome diverso.»

Faccio spallucce e mi verso del latte nella tazza, seguito da una generosa quantità di caffè, un pacchetto di fette biscottate e diverse confezioni di nutella.

Andiamo a sederci in uno dei tavoli liberi.

«L'Opéra ha un modo tutto suo di funzionare, rispetto ad altri collegi, te ne accorgerai» aggiunge Mad in modo molto criptico. Corrugo la fronte ma non gli presto troppa attenzione, addento una delle fette biscottate guardandomi intorno, i ragazzi sembrano tutti molto solari, il mio sguardo si ferma su un gruppetto che sta ridendo, soprattutto su uno di loro, ha i capelli così biondi da sembrare grano, racchiusi in una piccola crocchia che lo rende molto regale. Le spalle sono ampie e quando si gira riesco a vedere due splendidi occhi azzurri, il mio cervello va in cortocircuito, perché io li ho già visti quegli occhi. Corrugo la fronte cercando di ricordare quando, lui mi guarda per un istante, il sorriso gli muore sulle labbra, ma quando qualcuno gli dà una gomitata torna a ridere con gli amici.

Abbasso lo sguardo sul piatto. «Sapete come si chiama quel ragazzo?»

Mad volta lo sguardo e intercetta il biondino.

«Si chiama Richard Sheridan, viene da una famiglia così ricca che potrebbe comprarsene due di Opéra se fossero in vendita.»

Richard.

Dietro la mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora