Capitolo 4 - Il pianoforte

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Chiudi gli occhi e arrenditi.
Adesso puoi.
Per salvarti i tuoi sogni infiammerò.
{Il fantasma dell'Opera}

Come consigliato da Mad, mi presento all'appuntamento dieci minuti prima dell'orario previsto. Molti altri studenti sono già arrivati, si riconoscono perché sono tutti rigidi al centro della sala, in attesa.

Faccio un sorrisetto, è bello non essere l'unica in tensione, osservo i miei nuovi compagni, hanno tutti dei tratti caratteristici, non c'è una persona uguale a un'altra. È chiaro che l'Opéra non segua alcun tipo di standard fisico, ammette chi considera il migliore. Il mio sguardo viene attirato da due ragazze perfettamente identiche, la cosa strana è che si muovono allo stesso modo, il gesto di una è specchiato a quello dell'altra. Sbatto le palpebre sorpresa, è la prima volta che vedo dei gemelli comportarsi in questo modo. Stanno chiacchierando con un ragazzo dalla pelle chiarissima e gli occhi a mandorla, il suo fisico è sinuoso e coperto da uno smoking che sembra provenire da un'altra epoca.

«Non sono sicura che sia una buona idea fissare così la gente.»

Quella voce dietro di me mi fa sobbalzare, una ragazza dai lunghissimi capelli biondi mi sta fissando curiosa. Ha il sorriso dipinto sulle labbra carnose e le sue guance paffute sono colorate di un rosa intenso. Anche il suo vestiario è singolare, una salopette jeans rosa copre le sue curve generose. Sembra davvero una bambola.

«Scusa, ti ho spaventata? Non volevo! Non sono molto brava a fare amicizia, quindi ho detto la prima cosa che mi è passata per la testa!»

La sua carnagione chiarissima diventa di un rosso intenso ed è quello a riscuotermi.

«Oh no! Non scusarti, sono felice che qualcuno abbia avuto il coraggio di parlarmi, sento di essere stata appena catapultata in un mondo nuovo da quando sono entrata qui dentro. Mi chiamo Cress, tu sei?» domando allungando la mano verso di lei. La stringe alla sua, ha le dite piene zeppe di anelli colorati.

«Melody, oh si, lo so, che nome divertente per una che studia musica. Ma purtroppo i miei genitori hanno zero inventiva.»

«A me sembra un bel nome, di certo meglio di Cress. Tutte le volte mi domandano di quale altro nome è il diminutivo!»

La faccio ridere a mia volta, mi lascia la mano e poi porta il braccio attorno al mio.

«Sono sicura che andremo d'accordo.»

Mi fa l'occhiolino e io sorrido entusiasta, un colpo di tosse fa voltare tutte le teste nel lato destro della sala. Una donna altissima, con una postura rigida e le labbra strette in una linea dura ci sta guardando. I suoi occhi sembrano molto severi, mi incute una paura immediata.

«Benvenuti, sono Persephone, la professoressa di dizione. Sarò io che vi accompagnerò nel vostro giro dell'Opéra, vi consiglio di mantenere il passo, perché non sono pagata per farvi da babysitter e venire a riprendervi qualora vi perdeste. Il college è molto grande, a ciascuno di voi verrà consegnata una mappa per orientarsi. Adesso, mettiamoci in marcia e non voglio sentire un singolo fiato. Il primo a parlare continuerà il giro da solo.»

Mad e Gerard scendono le scale e superano silenziosamente la professoressa, si mettono a correre solo quando lei gira le spalle e mi raggiungono. Gli faccio un mezzo sorriso, ma sono così inquietata dalle parole dell'insegnante da non riuscire a parlare.

«Scusa il ritardo, Gerard aveva fame e le cucine erano chiuse. Vabbè, ha già fatto quello sguardo terrorizzante?» domanda a bassa voce. «Tu chi sei?» chiede poi rivolgendosi a Melody.

«Lei è Melody, l'ho appena conosciuta e potremmo rimandare la conversazione a dopo? Non vorrei essere fustigata il mio primo giorno.»

Nel silenzio generale si percepisce un brusio che fa voltare la professoressa, per fortuna non riesce a capire da dove proviene quindi continua a camminare lungo il corridoio. Deglutisco, spero che non tutti i professori siano così o sarà un anno molto lungo. Sospiro e mi concentro sul percorso.

Ci conduce fuori dall'edificio e ci mostra l'immenso cortile, ci sono parecchi studenti che leggono dei libri sotto l'ombra data dagli alberi.

«Questo è il posto dove potrete passare le vostre ore libere all'aria aperta.»

Prosegue con andatura veloce senza darci il tempo di assaporarlo per bene, entra all'interno di uno dei palazzi più grandi e si ferma davanti a una scala.

«Qui invece svolgerete quasi tutte le vostre lezioni, il palazzo è composto da tre piani, ognuno dedicato a una specialità, il primo è per la recitazione e dizione, il secondo per il canto e il terzo per la musica, pianoforte compreso.»

Sbircio all'interno di una delle aule, sembra tutto molto classico, c'è un enorme tavolo di legno centrale, delle sedie tutt'intorno, le finestre illuminano l'aula a giorno. Mi immagino a fare lezione lì dentro e sorrido come un'idiota.

«Cress, andiamo!» esclama a voce bassa Melody, mi accorgo che il gruppo si è mosso. Li raggiungo di gran carriera e salgo le scale.

Le aule del secondo piano sono completamente differenti, sono grandi stanzoni vuoti, nessun tavolo, nessuna sedia, alcune lezioni si stanno svolgendo e una ragazza sembra stia cantando.

«Sono insonorizzate, per non disturbare le altre lezioni» spiega Persephone. Dopo averci fatto vedere anche il terzo piano continuiamo il giro fuori, ci sono due campi da football, un campo da pallavolo, uno da tennis e persino una piscina. L'Opéra ha sempre appoggiato le attività extra-curriculari dei suoi studenti, questa ne è una prova evidente.

Tutto il gruppo si ferma davanti a una facciata immensa, il simbolo delle due maschere è stato dipinto a mano sulle due porte d'accesso. So cosa c'è lì dentro, il teatro dell'Opéra Noir, uno dei teatri più belli che esistono al mondo.

«Questo è un luogo sacro per noi. Voglio che voi lo ricordiate, ragazzi. Quando vi sarà dato il permesso di fare le prove qui dovrete considerarlo come un onore.»

Detto ciò spalanca le porte e ci fa entrare, mi tremano le ginocchia per il nervosismo e l'emozione. È davvero immenso, il palco è in legno scuro, con delle grandi tende di broccato rosso che servono per chiudere la scena. Sopra le nostre teste ci sono ben due piani di palchi, ognuno decorato in modo diverso, riprendono le scene delle opere teatrali più celebri. Le file delle poltrone rosse sono così tante che ci si perde a contarle. Il mio cuore sta davvero minacciando di abbandonarmi. È la cosa più bella su cui i miei occhi si siano mai posati.

Una voce sul palco attira la nostra attenzione, ero così presa dal teatro da non rendermi conto del ragazzo che sta suonando il pianoforte e della ragazza che sta cantando sulle sue note. Mi viene la pelle d'oca.

«Oddio che meraviglia» sussurra Melody al mio orecchio. Annuisco, le note della musica esprimono dolore e sofferenza, probabilmente parte di una tragedia teatrale, anche se non riesco a intuire quale, la donna ha una voce meravigliosa che tocca delle corde altissime. I miei occhi si spostano sulla figura di lui chino sul pianoforte, non riesco a vedere nulla del suo viso, ma la sua musica mi colpisce dritto nel petto come un colpo di pistola. È meravigliosa, senza una nota sbavata e suonata con dolcezza. Vorrei avvicinarmi e guardare negli occhi la persona in grado di trasformare la musica in arte.

«Cress, cosa fai?» domanda Mad, mi accorgo che ho davvero fatto dei passi avanti verso il palco, inorridisco del mio stesso gesto e vado a nascondermi dietro di lei.

«Oddio, non so cosa mi sia preso» esclamo sbattendo le palpebre sorpresa, ero come ammaliata dalla musica e dal suo esecutore. Devo davvero riprendermi.

Mad si mette a ridere mentre mi accompagna fuori, lancio un ultimo sguardo dietro di me, ma ancora non riesco a vedere il suo viso.

«Credimi è del tutto normale, la musica di Elric fa quest'effetto a tutti.»

Per un motivo non ben chiaro al sentire quel nome vengo presa da una forte vampata di calore. Abbasso lo sguardo e mi costringo a camminare, ad allontanarmi dal palco e da quella musica ammaliante.

Elric.

Rigiro quel nome sulla mia lingua, continuo il giro con gli altri ragazzi, ma la mia testa è rimasta su quel palco, vicino al pianoforte.

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