Capitolo 11 - Lo specchio

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Canta per me.
Canta mio angelo della musica.
Canta mio angelo.
Canta per me.

{Il Fantasma dell'Opera - Erik}

Cress

Sbatto le palpebre come se mi fossi appena risvegliata da un sogno. Osservo Elric sparire all'interno del palazzo degli studi senza guardarsi indietro. Ripercorro mentalmente la nostra conversazione, le sue parole sembrano quelle di un pazzo, eppure non mi hanno fatto paura. Lui non mi fa paura.

Dal modo in cui la gente cala la testa in sua presenza è chiaro che invece dovrei provare terrore per il suo interessamento nei miei confronti, ma non è così. Forse ho qualcosa di sbagliato.

«Cress! Stai bene?»

La voce di Richard raggiunge le mie orecchie come un brusio, riesce a spezzare l'incantesimo. Mi posa una mano sul braccio, i suoi occhi azzurri mi scrutano il viso e il corpo, come se stesse cercando qualcosa. Ha i capelli biondi scombinati, che gli danno un'aria disordinata ma adorabile.

«Certo, sto bene, perché me lo chiedi?»

«Ti ho vista correre fuori dalla mensa e mi sono preoccupato. Era Elric quello con cui eri?» chiede alzando lo sguardo verso il punto in cui il ragazzo è scomparso.

Tossisco prima di annuire. «Sì, perché?»

Richard sospira. «Non ti hanno detto che è meglio stargli lontani? Non è una brava persona, Cress.»

Mi lecco le labbra, me l'hanno detto, in effetti qualsiasi persona a cui abbia rivolto la parola mi ha detto esattamente la stessa cosa eppure continuo a non dargli ascolto. Ho visto in prima persona il modo in cui tratta la gente, ma quello strano filo continua a tirarmi nella sua direzione.

Non penso che Richard capirebbe, quindi mi limito a fare un sorriso.

«Sono state soltanto quattro chiacchiere, non preoccuparti Richard, non mi ha detto o fatto niente di che.»

Stringe un po' più forte la presa sul mio braccio.

«Va bene, che ne dici di studiare insieme nel pomeriggio? Posso prenotare un'aula studio.»

Annuisco, una distrazione non può che farmi comodo in questo momento. «Certo, perché no? Ti lascio il mio numero di telefono.»

Non siamo autorizzati ad usare il cellulare per le chiamate esterne, tranne la sera, ma quelle interne tra colleghi non sono un problema, almeno così mi ha detto Mad.

Ci scambiamo i numeri di cellulare, il suo sorriso diventa abbagliante.

«A più tardi.»

«A dopo Richard.»

«Quanti di voi hanno letto Oscar Wilde?»

La voce del professore di recitazione mi riporta alla realtà, abbasso lo sguardo sul foglio degli appunti e noto che ho soltanto disegnato. Una maschera per l'esattezza, bianca con un buco nero al posto dell'occhio.

Quasi tutte le mani si alzano, così la alzo anche io, visto che trovo Oscar Wilde un genio.

«Riformulo la domanda, quanti di voi hanno letto le opere teatrali di Oscar Wilde?»

Due terzi delle mani si abbassano, rimangono solo tre o quattro mani alzate, compresa la mia. Amo Oscar Wilde, ho letto le sue poesie e i suoi saggi, oltre che le sue opere teatrali.

«Bene, nelle vostre librerie troverete due opere, Salomè e Una tragedia fiorentina, per la prossima lezione dovrete leggerle entrambe e trovare, tra le due, un monologo da portare a lezione.»

Dietro la mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora