Capitolo 12 - Salomè

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Christine: Quasi mi opprime il tuo sguardo.

Erik: Non hai scampo e verrai con me.

{Il Fantasma dell'Opera - Erik e Christine}

Cress

Mi rigiro nel letto tutta la notte cercando una spiegazione a quello che era accaduto la sera prima, ma non riesco a trovarla.
C'era davvero qualcuno con me, i messaggi nel mio cellulare lo testimoniano. Dopo che Richard se n'è andato ho provato più volte a chiamare quel numero ma non ha risposto nessuno.

Il suono della sveglia mi fa sbattere le palpebre, non ho dormito un singolo minuto, la spengo e mi metto a sedere sul letto, mi stropiccio gli occhi e lascio uscire un sonoro sbadiglio.
Mi trascino fino al bagno per darmi una truccata, di certo non farò bella figura con la professoressa di dizione se mi presento completamente sfatta. I capelli ricci sono un groviglio ingestibile, getto la spugna e li racchiudo in una crocchia bassa, metto un po' di mascara ma mi blocco con lo scovolino in mano quando sento bussare alla porta.

«Chi è?» chiedo ad alta voce.
Non risponde nessuno.
Esco dal bagno e apro l'uscio, nessuno.
Abbasso lo sguardo e la trovo.
Una rosa rossa con un cordoncino nero.


«Mi dispiace infinitamente non essere venuta in tuo soccorso! Ero a lezione di canto e avevo messo in silenzioso il telefono, ti prego perdonami!» esclama Mad a colazione, siamo sedute, al fresco, sotto uno degli alberi. In realtà le ho solo detto com'era andata, non volevo certamente le sue scuse, non può vivere in funzione di me.
«Non importa, Mad. Mi hai chiesto cos'era successo e te l'ho raccontato.»
Prendo una cucchiaiata del mio yogurt e allungo le gambe sull'erba, la prima lezione inizierà tra meno di quindici minuti e non ho molta voglia di recarmici.

Non ho raccontato a Mad di quella voce e neppure dei messaggi, ho paura che ingigantirebbe la cosa più del necessario e mi farebbe denunciare quello che mi è successo. Ma la curiosità ha la meglio sul raziocinio e voglio ancora sapere di chi si tratta. Chi è la persona che ha avuto il coraggio di chiudermi in una stanza.

«Ehi Cress!» dice una voce allegra a qualche metro da noi, Richard ci raggiunge correndo, indossa un pantalone nero e una camicia bianca con due bottoni sbottonati, è probabilmente uno dei ragazzi più belli che abbia mai visto.
«Ciao Richard» rispondo con un sorriso.
Si siede vicino a noi. «Ciao anche a te Madelyn. Come stai Cress? Ti sei ripresa dallo spavento di ieri?»

I suoi occhi cristallini sono velati dalla preoccupazione, è stato molto dolce ieri quando mi ha riaccompagnato in camera, è rimasto un po' con me, mi ha dato una bottiglietta d'acqua e se n'è andato soltanto quando era sicuro che fosse tutto a posto. Anche da bambino era piuttosto premuroso, più lo guardo più sembra non avere un solo difetto.

«Si, d'altronde si tratta di edifici molto vecchi, può capitare che una serratura si inceppi. E poi sono rimasta dentro solo una ventina di minuti. Niente che il mio inconscio non sappia gestire.»

Sminuisco la situazione, perché sento anche lo sguardo di Mad addosso, ma so che sto dicendo una bugia, un'enorme e grandissima bugia. Nel momento in cui si sono spente le luci e quella voce mi ha instradato verso lo specchio ho capito di essere completamente rovinata. Talmente ammaliata che avrei fatto qualsiasi cosa lui mi avesse chiesto.

«Ne sono felice, non vorrei che avessi un brutto ricordo delle tue prime settimane passate qui, d'altronde ci aspettano molte avventure insieme. A proposito, stasera ci sarà una gara di improvvisazione tra i ragazzi del secondo, ti va di venire?» fa una pausa e poi guarda Mad. «L'invito ovviamente è rivolto anche a te» aggiunge con una risatina imbarazzata.

Dietro la mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora