Capitolo 17 - Il Buio

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Lui è furbo ma...
La soluzione è facile e io so qual è.
Per me la chance che risolve i nostri guai.
Noi lo prenderemo.

{Raoul - Il Fantasma dell'Opera}



Richard

Chiudo la porta alle mie spalle e fischietto mentre attraverso il corridoio, ritrovare Cress è stato qualcosa di inaspettato ma sorprendentemente bello. La prima volta che l'ho vista non ero sicuro che si ricordasse di me, d'altronde erano passati più di dieci anni, ma i suoi occhi verdi erano inconfondibili. Non era cambiata, solo cresciuta. Anche il suo carattere spumeggiante era rimasto lo stesso.

Vederla sofferente mi addolorava come allora e la sua risata riusciva a rendermi raggiante. Era bello poter ritrovare un'amica così stretta dopo tanto tempo.

Il corridoio è vuoto, suppongo che i miei colleghi stiano ancora festeggiando dopo la mia grande serata di apertura, sto per mettere il piede sul primo gradino delle scale quando la mia vista si oscura, la luce dell'intero corridoio si spegne.

Afferro il corrimano prima di scivolare giù e mi guardo attorno spaesato.

«Che diavolo sta succedendo?»

Avverto la voce di qualcuno che trasalisce.

Cress. Se si è spenta la luce in tutto il piano lei è rimasta al buio ed è una cosa che odia. Tenendomi alla parete cammino velocemente verso la sua stanza, tasto le pareti ma al buio sembrano tutte identiche.

«Cazzo!» borbotto spingendo le maniglie una dopo l'altra, nessuna di loro si muove. «Spero che non sia uno dei tuoi scherzi crudeli, Elric!» ringhio al buio, perché so di cosa è capace quell'uomo e non ho nessuna paura di lui. Sono l'unico qui dentro che riesce a rivolgergli la parola e guardarlo negli occhi senza doversi cambiare i pantaloni subito dopo.

«Cress!»

Ma di lei nessuna traccia, non percepisco alcun suono e la confusione mi fa girare in tondo. Provo ad afferrare un'altra maniglia ma la mia mano si ritrova a stringere qualcosa di una consistenza diversa, un braccio.

«Chi diavolo sei?» domando facendo un passo indietro, cerco di immaginare i contorni della sua figura così da sapere dove colpire, ma è troppo buio, lo sconosciuto mi stringe la mano attorno alla gola, conficco le unghie nei suoi guanti cercando di liberarmi. Il fiato arriva rarefatto nella mia gola e faccio fatica persino a muovermi.

«Lasciami andare!» provo a gridare tirando un calcio contro di lui, devo avergli colpito il ginocchio perché sento un lieve scricchiolio e un successivo sussulto, ma la presa non si allenta e faccio sempre più fatica a respirare.

«Ma che?! Come mai è tutto al buio? Qualcuno ha un cellulare?»

Delle voci, delle persone stanno salendo per le scale, il mio assalitore ringhia e mi molla in tutta fretta facendomi cadere al suolo. Prendo delle grosse boccate d'aria, tossendo per la fatica.

«Aspetta, ecco il cellulare.»

Le luci si riaccendono, poso entrambe le mani sul parquet e tossisco continuando a riprendere fiato.

«Richard?» sussurra una vocina, i puntini neri mi danzano davanti gli occhi e non riesco a mettere a fuoco la persona che cerca di tirarmi su.

«Cosa ti è successo?» chiede con la voce piena di panico, la tosse si fa più violenta, quattro mani mi aiutano a mettermi seduto e mi fanno appoggiare la testa contro il muro. Adesso riesco a vederle, Madelyn e Melody, le amiche di Cress.

Dietro la mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora