Decisi di nasconderlo
per proteggerlo
dalla crudeltà della gente{Madame Giry - Il Fantasma dell'Opera}
Miss Morgan
Miss Morgan osserva il ragazzino seduto sulla poltrona di fronte a lei. Indossa sul volto una maschera bianca, legata dietro la testa con un filo. Gli occhi inquisitori della donna passano in rassegna il suo corpo magro e i vestiti logori e sgualciti.
«Che cosa vuole?» domanda il ragazzino.
Miss Morgan continua indisturbata il suo studio. Sugli scorci di pelle lasciati visibili nota delle orrende cicatrici. Un polpaccio ha un colore diverso rispetto all'altro. Ma la parte messa peggio sono le mani. I dorsi hanno porzioni di pelle viola non del tutto guarita, grumi con punti messi alla bel meglio.
Elric si alza, a disagio. «Fatemene andare via! Questa stronza non parla nemmeno!» urla contro i dipendenti. Nessuno di loro gli dà il minimo conto. Per loro è come se non esistesse.
«Torna seduto» ordina la donna.
Fa come dice. Si butta sulla poltrona e cerca di rimpicciolirsi. Afferra la maglia tirandola giù.
«Cosa vuoi fare da grande Elric?»
Sbatte le palpebre. Ride divertito. «È uno scherzo di cattivo gusto?»
Miss Morgan intreccia le dita delle mani tra loro.
«Non mi piace ripetermi. Rispondi alla domanda, ragazzino.»
Uno dei dipendenti gli da un colpo dietro il collo che lo fa trasalire. Miss Morgan lancia un'occhiataccia all'uomo.
«Trattate così i vostri ragazzi? Non lo tocchi più o farò un esposto» dice in tono glaciale.
L'uomo deglutisce. «Scusi Miss Morgan. Ma questo... non è mica un ragazzino. Lo guardi!» esclama prima di staccare il cordoncino della maschera e farla cadere. Subito Elric la recupera e se la rimette sul viso ma il danno è fatto.
La donna l'ha visto.
Il suo viso deforme.
«Non farò niente da grande. Non ci arriverò nemmeno ad essere grande. Quindi la smetta di farmi questa domanda.»
La voce di Elric trema. Miss Morgan vede il giovane per quello che è. Un bambino che dalla vita non ha avuto niente. Che la società ha stremato tanto da non fargli più avere sogni o ambizioni a soli quindici anni.
«Potresti arrivarci. Essere adottato da una famiglia. Diventare un'artista.»
Elric scoppia a ridere. Si indica. «Un'artista? Io? Al massimo potrei lavorare in un circo.»
C'è un fuoco dentro questo ragazzo. La donna lo vede. È scalmanato, irascibile. I suoi occhi sono pieni di paura. Ma può essere plasmato. Potrebbe diventare davvero un'artista.
«Ti piace vivere qui?»
Il ragazzo fa spallucce. «Qui, da una famiglia, è uguale. Tanto vengo trattato sempre allo stesso modo. Lei sembra abituata alle cose belle. Al lusso. Dovrebbe andarsene da un posto come questo.»
Miss Morgan è un'esteta. Cerca sempre la bellezza. Ma è anche un'imprenditrice e sa riconoscere un buon investimento quando ne vede uno.
«Grazie per questa conversazione, Elric.»
La donna si alza in piedi, due uomini afferrano Elric per le braccia per riportarlo in camera sua. Il ragazzo ringhia come un animale selvaggio. Ma è costretto comunque a seguirli.
Ripercorre le scale fino alla reception. Chiede alla ragazza dietro il bancone di parlare con la direttrice. Miss Morgan viene condotta in una stanzetta, non c'è molto, solo una scrivania in mogano e una sedia girevole. Non per niente questa casa famiglia vive sulle sue spalle con l'annuale donazione che fa al centro.
«Miss Morgan! Che piacere rivederla qui da noi. Prego, si accomodi. Come posso esserle utile?» chiede Jaqueline.
La donna si accomoda. «Voglio adottare Elric Walker.»
Jaqueline rimane interdetta. Seduta dietro la scrivania non muove neppure un muscolo dopo quella rivelazione.
«Miss Morgan... quel ragazzino è destinato alla strada. È sicura di volerlo adottare? Ci sono orfani migliori che possiamo affidarle. Quello è un mostro dentro e fuori.»
Il volto della donna si contorce in un'espressione di disgusto. Lo sguardo di superiorità che la contraddistingue viene puntato su Jaqueline.
«Ogni anno ho sovvenzionato la vostra struttura perché la ritenevo superiore alle altre. Ma sto iniziando a dubitare delle mie scelte. Adesso Jaqueline, se non vuoi perdere i miei soldi e la tua struttura farai esattamente ciò che ti dirò.»
La direttrice sgrana gli occhi. Non ha mai visto Miss Morgan così inviperita.
«Cer... certo. Farò preparare subito il ragazzo.»
Miss Morgan annuisce, soddisfatta della sua scelta.
Laddove gli altri vedono un mostro, lei riesce a scorgere del potenziale. Avrebbe trasformato quel ragazzo. Ogni famiglia che era venuta prima di lei si sarebbe pentita del modo in cui l'aveva trattato.
A Elric non piace passare da famiglia a famiglia. Era quello che aveva fatto per tutta la sua vita. Ogni sei mesi circa veniva rimandato al mittente con molti traumi aggiunti sulla sua lista. Quindi non gli importa della donna che è venuta a vederlo. Si sarebbe soltanto aggiunta ad altre delusioni che aveva già avuto. D'altronde nessuno avrebbe mai potuto provare affetto per un mostro come lui.
«Prepara la valigia, ti hanno dato in affido» dice uno dei suoi aguzzini. Gli lancia addosso una valigetta e si mette a ridere. Si sposta per non farsi prendere sul volto, la rabbia che ribolle nello stomaco.
«Ti do tre mesi. Poi quella racchia so tutto io ti riporterà all'ovile.»
Elric stringe forte i pugni. Non ne vuole sapere niente. Un posto è identico all'altro. Se quella stupida signora vuole provare l'ebrezza di avere con sé per un po' un mostro glielo lascerà fare. Magari potrebbe sfruttare il tempo a sua disposizione per sperimentare un nuovo piano di fuga. Preferirebbe dormire sotto i ponti che stare con un'altra famiglia. Ogni volta le cicatrici che ci sono si sommano a delle altre.
«Sbrigati, mostro. La vecchia ha fretta.»
Non ha senso dirgli di sbrigarsi. Elric ha pochissime cose che sono veramente sue. Un paio di vestiti logori e il carillon di una scimmietta che batte i piatti. Lo ha costruito con le sue mani. È stata l'unica cosa che non sono riusciti a distruggere. Elric ci tiene così tanto che sarebbe disposto a prendere a pugni qualcuno per conservarlo intatto. Mette tutto all'interno della sacca, comprese le sue maschere di Halloween con quasi tutti i cordoncini rotti. Gli inservienti si divertono un mondo a romperle.
Segue il suo stupido aguzzino fuori dalla stanza, consapevole che presto tornerà di nuovo in quel minuscolo stanzino con un letto singolo e un armadio scassato.
Lo accompagnano fino all'entrata dove la donna lo sta aspettando. Ha un aspetto distinto. Indossa un completo azzurro e sotto una camicetta bianca. Deve avere una quarantina d'anni. Non sembra affatto vecchia com'è stata definita. Ma anziana dentro, quello sì. Il suo sguardo è autoritario e puntato su di lui.
«Andiamo. L'autista ci aspetta.»
Autista? Elric si guarda attorno smarrito. Questa donna deve essere veramente ricca se oltre a una macchina ha anche un'autista. Ma di cosa si fa meraviglia? Anche gli altri prima di lei erano ricchi. Magari non avevano un'autista personale ma lo erano eccome. E niente li ha fermati dal violarlo e menarlo quando è stato necessario.
Il ragazzo prende un respiro profondo e segue la signora fuori dalla casa famiglia, senza sapere che questa sarà l'ultima volta che vedrà questo posto.
Spazio Autrice:
Vi è piaciuto questo flashback su un piccolo Elric?
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Dietro la maschera
Lãng mạn«Sarai la mia rovina o io sarò la tua.» «Magari ci rovineremo a vicenda.» Cress fin da bambina ha sempre avuto il sogno di diventare un'attrice di teatro. Suo padre, un noto pianista, le ha infuso la sua passione per le arti sceniche e musicali e do...