-Capitolo 7

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HARPER

Il laptop acceso sulla scrivania della mia stanza cominciò a sprigionare il suono di una chiamata skype, che mi fece sussultare, essendo inaspettata.

La foto di mia madre occupò l'intero schermo e mi affrettai a prendere posto nella sedia di fronte, prima di accettare la chiamata.

Il volto angelico di mia mamma si mosse a scatti, a causa della connessione lenta, ma l'audio arrivó forte e chiaro.

«Piccola mia!» esclamò agitando una mano.
«Mamma! Tutto bene?» sorrisi involontariamente. Mi mancava, erano mesi che non ci vedavamo.
«Si si, tu? Scuola?» roteai gli occhi prima di rispondere come il solito «Si, mamma»

Sul display apparve la figura di un'altra persona oltre a quella di mia madre, quella di un uomo per l'esattezza.

«Harper, tutto bene a scuola?» la voce roca di Alan si udiva perfettamente nonostante il wi-fi continuasse a giocare brutti scherzi. Erano davvero così originali a fare domande?

«Come al solito. Tu, in caserma?» chiesi al compagno di mia madre, che aveva ormai preso posto accanto a lei in quello che mi parve essere il nostro vecchio divano.

Mi sorrise cordialmente e rispose alla mia domanda, alla quale seguì una semplice chiacchierata di una decina di minuti, fin quando uno sbadiglio di mia madre interruppe la conversazione.

«Buonanotte tesoro» disse la donna rivolgendomi un sorriso stanco
«Sogni d'oro».
Chiusi la chiamata e spensi il computer, lasciandolo sulla scrivania di fronte all'armadio.

Finalmente potei rilassarmi sotto le coperte morbide del mio comodo letto.
Il riscaldamento era acceso, il che mi fece scordare della temperatuara che si abbassava ad ogni minuto che l'autunno avanzava.
Era notte fonda, ero tornata a casa tardi dopo aver accompagnato Talìta da una sua amica, dove ci eravamo fermate a bere qualche drink insieme ad un altro paio di ragazzi, per poi tornare a casa mia.

Mi rigirai più volte, aspettando che il sonno si facesse sentire, ma niente da fare.

Per rilassarmi ripensai alla giornata, partendo dalla mattina. La colazione, lo studio, la passeggiata, e il flash di un ragazzo appoggiato all'albero..
Mi soffermai su quell'immagine. A me serviva quell'immagine.

Pensai a come convincerlo. Da quella volta al parco non gli avevo piú parlato, l'avevo visto un paio di volte a scuola ma sempre qualcosa era pronto a distrarmi da lui.
Mi sentivo un po' uno stolker. Ironico no?
Io seguo lui, il biondino segue me.

Sbadigliai piú volte, prima di trovare la posizione giusta per dormire. E prima di riuscire ad addormentarmi un'idea, veloce come il vento in autunno, attraversó la mia mente: domani avrei ricevuto lo stipendio. 100$ in piú rispetto al mese scorso. Avrei potuto "comprare" il moro. Sicuramente non avrebbe rifiutato dei soldi. Nessun universitario con un po' di voglia di vivere non avrebbe rinunciato all'offerta.
Mi sarei avvicinata a lui, glielo avrei proposto cordialmente e, se come l'altra volta mi avesse rifiutata, gli avrei presentato il mio piano B.

In quel momento mi sentii una vera stratega.
Decisi che, o con le buone, o con le cattive, il mio modello sarebbe arrivato.
Con un'ultima tirata alle coperte sopra le spalle mi addormentai dolcemente.

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CALUM

Spensi la mia sigaretta e la gettai dalla finestra prima di sentire i passi dell'insegnante farsi spazio tra gli studenti.
Chimica. Adoravo quella materia.
La vecchia McGreen si sedette composta alla cattedra, e con fare rilassato disse «Consegno le verifiche, banda di ignoranti.»
A quelle parole un brusio di "vecchia befana" "lo sapevo io" si espanse nell'aula.
Inizió a consegnare le verifiche commentando ad ogni alunno «Ci vediamo quando dovrai recuperare il debito» o « Quando deciderai che il libro serve a studiare e non come salvietta per il caffé la mattina, allora forse al sei ci arrivi».
Mi divertiva vedere i miei compagni imprecare mentre tornavano al posto.
Fortunatamente quando chiamó me, il commento fu « Thomas Hood, non so se sia la mia prestanza o la mia materia a piacerle, ma lei mi dá una certa soddisfazione. A volte mi accorgo di non lavorare solo per lo stipendio mensile»
Presi la mia verifica e lessi "Eccellente". Non male Calum, mi diedi una pacca immaginaria sulla spalla.

Imagine [C.H] #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora