-Capitolo 50

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CALUM

Avevo visto i suoi occhi spenti, ma non avrei mai immaginato fosse colpa mia.
Che coglione ero stato a non averle chiesto quando fosse il suo compleanno, ed ecco ora magari lei pensava me lo fossi dimenticato, o non le prestassi abbastanza attenzione.

Il messaggio della sua amica, Angel o come cazzo si chiama, mi aveva fatto rimanere a bocca asciutta per un paio di minuti difronte allo schermo.

"Spero tu ti sia ricordato che la tua ragazza compie vent'anni. -A"

avevo guardato più volte se me lo fossi segnato tra gli appunti o sul calendario, ma niente.
Preso dalla necessità continua di nascondermi e di nasconderle parti della mia vita, mi ero dimenticato di interessarmi alla sua.

Tornai a salire sulla moto e dopo averla fatta rombare forte, corsi verso casa, intento a farmi perdonare.

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«Dylan, non posso cazzo. O mi copri o mi copri, decidi.» stavo fottutamente ringhiando al cellulare con il furetto che non si decideva a trovare una scusa per il fatto che saltassi il turno di quella notte.

Lo sentii sbuffare dall'altro capo e capii che avevo vinto.
«Bravo, ora ci capiamo.» dissi e seppi che stava annuendo.
«Mi devi tanto Hood, sappilo.» mi avvertì chiudendo poi la chiamata.

Percorsi il perimetro dell'appartamento quattro volte in cerca di un'idea ma nulla di sensato mi attraversava la testa.
Avevo sempre un sacco di opzioni e di piani che frullavano all'interno di quella scatola piena di materia grigia, ma ora sembrava vuota, solo una piccola nebbia a riempirla.
Fantastico. Se non mi fossi fatto perdonare e non avessimo chiarito entro le 8 ore seguenti, non sarei riuscito a dormire con il pensiero di lei, triste e delusa nelle sue coperte.

Cazzo. Tirai un pugno al muro e sentii le nocche scrocchiare per l'impatto.

Mi presi la testa tra le mani e accesi una sigaretta cercando di far uscire il fumo dalla finestra, altrimenti avrei impestato quei quattro luridi muri che erano rimasti.

Il traffico cittadino scorreva dietro agli alti edifici, ma aguzzando lo sguardo un cartello catturó la mia attenzione

"Internet Point" diceva a lettere cubitali.

È vero che a volte basta poco per cambiare il corso degli eventi.

Presi rapidamente la felpa, le chiavi di casa e scesi per andare a trovare ispirazione da una fonte esterna, consideranzo che Calum ce la stava mettendo tutta per intralciare Thomas.

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Alle 11:58p.m
del 20 gennaio ero sotto il condominio di Harper a congelarmi il culo in cerca del coraggio di compiere la cazzata che stavo per fare.

Mi avvicinai al campanello e suonai due volte, per essere sicuro di quello che stavo facendo.

Avevo chiamato Dylan perchè riprendesse il tutto, e lui, da bravo furetto quale era, si intrufoló tra i cespugli con una videocamera ad alta definizione.

Vidi le luci del suo salotto accendersi e una voce uscire dal citofono.
«Chi è?» disse, la voce stanca e assonata.

Non risposi, sicuro che si sarebbe sporta dalla finestra per vedere.
Così fece e non appena vide che sotto la sua finestra c'ero io non esitó ad aprire.

Ci aveva sperato fino all'ultimo che lo stronzo del suo fidanzato capisse. E ci era riuscito, per questo era lì pronto ad urlare:

«TI AMO HARPER ANDREWS, TANTI AUGURI PICCOLA»
Nello stesso istante in cui pronunciai quelle parole, feci partire due fuochi d'artificio che arrivarono alti nel cielo procurando un grande bagliore che mi permise di intravvedere i suoi occhi lucidi.

Imagine [C.H] #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora