-Capitolo 60

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HARPER

«Ehy» sussurró lentamente una voce al mio fianco e controvoglia mi voltai nel verso dal quale proveniva.
«Svegliati»

«Mmh» fu l'unico commento che riuscii a fare mentre ancora ero intrappolata in un dolce sogno, nel quale la mia vita era un continuo susseguirsi di mostre fotografiche, persone famose, eventi pubblici e tailleur eleganti.

Qualcosa, o meglio qualcuno, stava strusciando insistentemente la gamba contro la mia, indispettito dal fatto che non rispondessi, e con grande sforzo aprii un occhio.
«Era ora»
La persona al mio fianco mi sorrise e bació dolcemente la punta del mio naso.
Ci misi ancora qualche secondo per decidere di aprire anche l'altro occhio e quindi iniziare la giornata, ma dopo ulteriori incoraggiamenti da parte di Thomas presi coraggio e mi accoccolai a lui dandogli il buongiorno con un soffice bacio.
«Che ore sono?» alzai gli occhi verso il suo viso cercando qualche indizio, mentre con le mani percorrevo la pelle calda sul suo petto.

«Non vuoi saperlo, te lo assicuro» sogghignó, sapendo quanto ci tenevo agli orari che mi prefissavo per organizzare la giornata.
A quel commento andai in allarme, cercando di capire dai sottili spiragli di luce dell'obló quanto avessi dormito.

Non potevano essere passate le otto, cercai di convincermi, ma qualcosa mi diceva che sicuramente non era così.

«Dai, dimmi che ore sono» pizzicai il braccio a Thomas nell'intento di ricevere una risposta esplicita.
Nulla da fare; si divertiva seriamente a preoccuparmi di prima mattina, e io glielo lasciavo fare, troppo comoda sotto le lenzuola e tra le sue braccia anche solo per badare a ció che avrei dovuto sbrigare quel giorno.

«Se non me lo dici..» iniziai, cercando qualche minaccia valida per spaventarlo
«Saró costretta a scavalcarti» alzó un sopracciglio attendendo ulteriori spiegazioni
«E ieri mi sono pesata. Sono ingrassata e non ti conviene mettermi alla prova, potresti farti male»
Cercai di nascondere un sorriso alla mia banale affermazione, e lui sembró fare altrettanto mentre mi sollevava di peso sopra di lui, mettendomi a cavalcioni, e solleticando la mia pancia scoperta con le labbra.
«Thomas! Ti odio, lasciami» strillavo disperata, ogni sintomo di sonno svanito.
«Tu mi ami piccola, lo sappiamo entrambi» concluse lui, gli occhi lucidi e gioiosi mentre finiva di farmi ridere sotto il suo tocco.

«Potrei ripensarci se non la smetti» gridai togliendogli le mani dai miei fianchi, dove aveva lasciato diversi segni per colpa del solletico e dei morsi della sera precedente, e le portai dietro il mio collo, in modo che si agganciassero mentre iniziavo a baciargli la clavicola scoperta, il collo, la mascella e le labbra.

Stava abbassando la guardia e mollando la presa su di me per rilassarsi sul cuscino, e così aproffittai della sua debolezza per sporgermi e prendere furtivamente il cellulare, con il fine di portare a termine la mia missione: 11:30a.m segnava il cellulare nelle mie mani, alle spalle di Thomas

«Thomas!» strillai sulle sue labbra, mordendogliele per sbaglio.
Lui si tiró subito indietro spaventato, e quando vide che avevo il suo cellulare tra le mani, dove i numeri segnavano l'ora, si passó una mano sulla fronte rassegnato.
«Pensavo potessimo passare una mattinata tranquilla assieme, senza che tu debba correre tra lavoro, scuola e Talìta» sospiró attorcigliando una mia ciocca di capelli tra le dita, la faccia da cane bastonato e gli occhi bassi sulle lenzuola che ci avvolgevano.

Quasi mi sciolsi a vederlo così, e in parte avrei voluto seriamente lasciar perdere la spesa, la piccola mostra di fotografia per bambini alla biblioteca e tutto il resto, ma non potevo.
Presi le sue mani tra le mie e diedi piccoli baci sui suoi palmi, cercando di alleviare quell'insoddisfazione.

Imagine [C.H] #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora