-Capitolo 40

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CALUM

«Va tutto male Dylan, tutto sta prendendo la piega sbagliata» ero così disperato da ritrovarmi nell'appartamento di Dylan a sfogarmi e a raccontargli di quello che Harper mi aveva detto.
La sera precedente con lei mi ero sforzato di sembrare attento e interessato a quello che diceva, ma in realtá mi ero perso a "poliziotto". Il cuore aveva iniziato ad accelerare e non vedevo l'ora di uscire da quello spazio improvvisamente troppo stretto.
Guardavo le sue labbra muoversi e ad ogni suono ovattato che percepivo, mi sentivo sprofondare su quella sedia e poi sotto terra.

«È un casino, amico» mi diede una pacca sulla spalla Dylan per poi aprire una delle ante della dispensa e prendere un bicchiere.
«Un poliziotto, capisci? Il suo fottuto patrigno, nonchè padre di quello strano ragazzo dall'aria da angioletto, è un poliziotto» scossi la testa e lasciai cadere l'acqua dalla bottiglia nel bicchiere, guardandola scendere come se lì ci fossero tutte le risposte alle mie domande.

«Non credi sia ora di dirle la verità? Quanto ancora puó andare avanti questa storia?» poggió i gomiti davanti a me e cercó il mio sguardo con il suo.
«Accidenti, no. Ci siamo baciati, capisci? È stata la sensazione più bella che io abbia mai provato, come se i miei demoni fossero scappati dalla mia anima per qualche secondo. Non posso dirle la verità. Sarebbe come staccare un fiore dal prato e pretendere che fiorisca ancora: impossibile.» sentii il senso di colpa inumidirmi gli occhi, che egoista ero.
Al solito pensavo pensavo prima ai miei bisogni e al mio bene, se cosí si può chiamare, rispetto a quello di Harper, che se avesse saputo la veritá non sarebbe nemmeno piú riuscita a guardarmi negli occhi. Non potevo permettermi questo, e se tenerla nascosta, dietro quelle spesse mura che mi ero costruito, voleva dire farmi guardare con quegli occhi cosí limpidi, allora avrei rischiato e, dannazione, avrei bruciato il mondo intero pur di non farmela sfuggire.

«E se Luke glielo confessasse? Se dicesse a suo padre che studi nella sua università? Calum, ti conoscono in tutti gli Stati Uniti anche se con nomi diversi. Sei nella merda» il moro mi distrasse dai miei sogni da eroe e mi riportò alla triste realtá, in cui ero solamente l'antagonista della situazione.
«Cosa posso fare?» ero caduto così in basso.
«O le dici la veritá, o te la sposi e andate a vivere in Brasile» ironizzó.
«Zitto stronzo.» bevvi il contenuto del bicchiere e lo vidi ridere sotto i baffi.
Non capiva quanto cazzo ero preoccupato.
Nessuno avrebbe potuto. Infondo chi mai avrebbe pensato che Calum Hood sarebbe arrivato a farsi scrupoli per una ragazzina? Anzi, peggio ancora, che avrebbe preso il suo fottuto cervello e glielo avrebbe sciolto sotto gli occhi.
Ecco, la sensazione era proprio quella. Harper mi toglieva la ragione, con lei era il cuore a parlare, e quel bastardo non diceva niente di giusto.

Mi alzai deciso ad andarmene, fuggire e pensare a quelsiasi cosa che non fosse Harper, droga, dolore, e camminai fino all'antrata acchiappando il mio giubbotto e tirando su velocemente la zip.

«Domani è l'ultimo dell'anno. Angel mi ha invitato ad una festa e credo ci sarà anche la tua piccola Harper, verrai?» mi gridó dietro il moro, che nel frattempo si era scolato un altro bicchiere di birra.

Considerai la cosa. La relazione con lei era instabile e ancora non definita ma io avevo preso la mia decisione, ora dovevo solo metterla in atto; quale miglior momento se non il 31 dicembre?

«Oh, puoi scommetterci» risposi di rimando per poi chiudere la porta e andarmene.

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Aspirando il filtro della mia sigaretta, guardai i miei piedi muoversi lentamente uno dietro l'altro e lasciarsi dietro impronte deformi sulla neve.

Mi stavo incamminando verso la palestra per sfogarmi un po' con un sacco da boxe.
Sicuramente avrei preferito che al suo posto ci fosse una persona, con vero sangue che gli scorre nelle vene. Sangue che io avrei fatto sgorgare colpendolo, e colpendolo ancora.

Imagine [C.H] #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora