-Capitolo 45

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LUKE

Due settimane passate perennemente sui libri. Il mio dormitorio era una biblioteca; in pratica trovavo libri tra i vestiti e tra la biancheria, scambiavo dizionari per cuscini e quaderni per agende.

Oltre all'insopportabile stress della scuola, ero in continua ansia per Harper e Calum, cazzo quei due stavano insieme, si erano fidanzati.
In pratica, ció per cui sono stato inviato qui si era compiuto proprio davanti al mio naso.
Nel tempo libero e durante le pause scolastiche li seguivo ed ero diventato bravo; Harper non sembrava accorgersi della mia presenza e questo era una preoccupazione in meno da spuntare dalla lista.
Li avevo seguiti ovunque: durante le loro passeggiate, durante i loro pranzi insieme, quando entravano a scuola e di tanto in tanto anche al lavoro; mi ero persino infiltrato al cinema ma me ne ero andato dopo circa cinque baci, era da rivoltare lo stomaco e quel ragazzo non aveva mai sbagliato mossa, nessun passo falso.

Ero tra due fuochi e Harper era al centro. Dovevo proteggerla, dovevo essere il suo scudo, la sua bolla di sapone che la proteggeva dal mondo esterno, ma non avevo la minima idea di come farlo ora che i due erano più vicini che mai. Dannazione.
Se papà avesse saputo che Calum era in realtà Thomas, nonchè fidanzato della sua figlioccia, lo avrebbe impiccato come minimo. Ero convinto allora, ero deciso. Dovevo dirlo a mio padre, dovevo avvertire Harper dei rischi che correva e del casino in cui si stava inacastrando; ma quando li avevo visti insieme, quei due, erano la cosa migliore che si fosse mai presentata ai miei occhi, quindi non c'ero riuscito.

Erano un gioco di sguardi e di incomprensioni, giri di baci e di abbracci, avevano un'alchimia che non avevo mai visto tra nessuno e lei sembrava felice, sembrava davvero felice.
Era rinata da quando, poche settimane prima, Calum le aveva confessato ció che provava e chi ero io per impedire tutti ció?

Beh, a dire il vero, io ero Luke, suo fratello.
È strano da dire ma Harper è l'unica persona che mi è rimasta, oltre a mio padre, dopo l'incidente che rubó la vita di mia madre, tre anni prima, e quindi l'unico concetto di "Famiglia" che potessi avere. Non mi sarei mai permesso di farla soffrire, anche se questo avrebbe voluto dire dire nasconderle la verità, perchè non ero pronto a vederle versare lacrime per colpa mia, non sarei stato capace a raccogliere i suoi cocci, e Harper questo non lo meritava.

Quei due erano follemente innamorati ed io ero solo un punto nella loro storia. Sicuramente non quello alla fine.

HARPER

«Voglio sentire un urlo al mio tre. Pronte?» gridai da dietro al divano di casa mia.
«Via!» urlai mentre Angel e Talìta diedero aria ai polmoni in grida assordanti.
«Ha vinto Tali» ammisi mettendo in bocca un popcorn.
«Questo gioco è insensato» rise la rossa prendendomi dalle mani il cibo.
«Il gioco a chi grida più forte non è insensato, è arte» si inchinó la riccia correndo poi in cucina.
Uscii dal retro del sofà e la raggiunsi, seguita da Angel.

«Pensa se qualcuno ti aggredisce e il tuo cagnolino pieno di tatuaggi e piercing non é lì con te» disse Talì con sguardo serio mentre cercava qualcosa nello scaffale.

«Dylan non é...» iniziò a giustificarsi Angel, evidentemente imbarazzata ma Talìta la liquidò presto.«Ho fame» si lamentó sedendosi sul tavolo.

«Hai mangiato un'intera pizza e metà della mia!» dissi aprendo alcune ante degli scaffali.
«Credi sia abbastanza per una cena?» alzó le sopracciglia e mi spinse via prendendo la farina dalla dispensa.

«Io dico crêpes» alzó la mano la rossa, sollevata dall'aver deviato quella discussione di poco prima.
«Oh, tu si che mi capisci» battè le mani l'altra prendendo il resto degli ingredienti dal frigo e dagli armadietti.

Imagine [C.H] #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora