-Capitolo 63

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CALUM

«Dirmi cosa?»
Dolce, soave, allegra, spensierata, ingenua. Ecco come uscì la voce di Harper in quel momento, che voltato l'angolo al momento sbagliato stava facendo restringere quelle mura addosso a me.

Boccheggiai in cerca di qualcosa da dire, ma sapevo che, con Luke affianco, non potevo fare nulla.
Nessuna scusa accettabile riusciva a farsi spazio in quella bufera di bugie e inganni, e sentii la gola serrarsi lentamente.

Luke da parte sua, se ne stava zitto in disparte, sguardo alto, quasi fiero, e con la coda dell'occhio seguiva i miei movimenti, pronto a cogliermi in fallo.
Cazzo, ero fottutamente incastrato dentro la mia stessa trappola.

Harper muoveva il peso da un piede all'altro, e aspettava sorridente una mia risposta. Chissà cosa pensava dovessimo dirle, magari che il suo ragazzo era finalmente entrato nelle grazie del fratello, oppure che c'era in serbo una sorpresa per i suoi ottimi esiti scolastici, qualsiasi cosa, ma non quello che a poco avrei dovuto ammettere.
«Allora, cosa c'è di così complicato da dirmi?» rise leggermente, ma percepiva anche lei l'aria farsi più pesante.
Come al solito, non si tiró indietro, fece dei passi piccoli in avanti, verso di me, voleva toccarmi, abbracciarmi, ma io non potevo, non più, non ce la facevo.

Vidi le gambe di Luke tremare leggermente, e capii all'istante il suo impulso di tenerla ora lontana da me, ma ormai era troppo tardi, ormai avevo fatto la mia parte, Calum aveva vinto, e noi tutti, chi piu chi meno, avevamo da perderci.

Guardai le piastrelle sotto le mie scarpe, e mi sembrarono così scure tutto d'un tratto, e poi leggermente appannate, ma fermai le mie lacrime prima ancora che prendessero forma dentro l'occhio: quello di piangere era un diritto che io non meritavo.

Sentii la presenza di Harper farsi sempre più vicina, segno che il tempo per Thomas stava finendo lasciando spazio all'era di Calum, così, non appena tese un braccio per incontrare il mio, feci la mia mossa:
alzai con movimenti lenti la testa, intento a dilatare quel momento all'infinito, e appena incontrai i suoi occhi, colore del mare all'alba, non esitai un attimo a sganciare la bomba.

«Harper, io sono Calum.»

Il suo braccio si paralizzó all'istante, e i suoi occhi si mossero impercettibilmente, quasi affetti da uno spasmo.
Vidi il suo volto tendersi, assumendo una smorfia che non donava affatto al suo viso angelico.
«Tu.. Cosa? No». Chiese incredula, divertita quasi, voltandosi verso il fratello.

«Ragazzi non è divertente» inizió a ridacchiare portandosi una mano difronte alla bocca, metà tra il divertito e l'isterico.

Luke si torturava le unghie, e quando venne interpellato, non fece altro che annuire e cercare di avvicinarsi, mentre Harper lentamente capiva ció a cui stava assistendo.

«N-non..» inizió a dire, ma le parole le morirono in gola. Niente é piu seducente della forza della menzogna quanto maggiore è il suo peso, e questo lo avevamo capito entrambi, solo troppo tardi.

Harper ritrasse il braccio ancora teso velocemente, quasi schifata dalla mia sola vicinanza, e questo fu come un pugno allo stomaco che non riuscii a parare in tempo. Probabilmente quello era un pugno al quale non sarei mai stato pronto, mi dissi.

Cercai invano di catturare di nuovo il suo sguardo, almeno un'ultima volta, ma ció che rimaneva dei suoi occhi ora erano due grandi iridi chiare e insicure.

Mentre era immobile difronte a me e scuoteva involontariamente la testa, convincendosi di ció che stava succedendo, ebbi l'impressione di vedere il suo cuore staccarci dal petto e uscire, per poi frantumarsi difronte agli occhi e cadere in cenere ai miei piedi.

Imagine [C.H] #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora