CALUM
Mi svegliai con le coperte avvolte al mio corpo in un intruglio impossibile.
Quella notte era stata fredda, le temperature erano scese fino a toccare lo zero, quindi mi ero preoccupato di coprirmi fino al collo.Mi alzai dal letto e mi feci una veloce doccia. Quello era un gran giorno, per certi versi.
L'altra sera, io e Dylan, prima di andare a fare ció a cui eravamo ormai destinati, avevamo deciso di spendere un po' di quei soldi, chi investendoli nella propria persona e chi spargendoli ai quattro venti.
Il secondo fu Dylan, che li spese in bombolette di spray colorato per imbrattare i muri della sua stanza, rovinandoli, come gli avevo detto io.
Dal canto mio decisi che era ora di dire addio all'autobus e a tutte le persone che lo prendevano ogni giorno assieme a me. Mentre Dylan sceglieva i colori e gli stencil che avrebbe usato, io mi diressi nel concessionario di moto difronte al negozio, e scelsi una due ruote usata, ma che mi avrebbe permesso di muovermi più autonomamente.Mentre sorseggiavo il caffè nel bar di un piccolo negozio in cui mi ero rifugiato per il freddo, guardai fuori dalla finestra le nuvole scure che si muovevano veloci nel cielo, lasciando spazio ad altre compagne
che le seguivano. Bene, era ora di fare la sorpresa ad Harper.---
«Thomas!» disse la ragazza appena si chiuse alle spalle il portone del condominio.
Ero difronte a casa sua, accanto alla mia moto con due caschi in mano.
Uno nero a fiamme sui lati, il mio, e un altro bianco candido per Harper.
Ci rappresentavano davvero.
Io, il buio divorato dalle bugie, che come fiamme mi bruciavano all'interno, lasciando solo macerie.
Lei, la luce che cercava invano di rendere migliore quel mondo di cenere che mi lasciavo alle spalle.«È di Dylan anche questa?» disse indossando il casco e cercando di trovare l'aggancio per chiuderlo.
«No, questa è mia. Ti ho detto che stavolta ti avrei accompagnata a scuola.» dissi aiutandola, e anche io come Cameron mi soffermai più del dovuto nel compiere quel gesto.
Era una calamita quella ragazza, più le stavi vicino e più non riuscivi a staccartene. E come calamiti, noi due eravamo poli opposti.Sfrecciai per le strade di Chicago, diretto nel parcheggio dell'università gremita di studenti che con le proprie borse si muovevano veloci verso le classi.
Harper dietro di me si teneva stretta al mio petto. Forse era la prima volta che saliva su una moto, e fui felice di essere stato io a farle provare quest'esperienza.«Hai avuto paura? Per poco non mi strappavi il giubbotto con le unghie» dissi poggiando entrambi i caschi sulla moto.
«Oddio scusa, ma era la prima volta che salivo su una moto e avevo paura e per quello.. Io, scusa» disse freneticamente guardandosi le mani per controllare davvero di non avere delle unghie così affilate.
«Stavo scherzando Har» la rassicurai e, dopo averle dato un veloce bacio sulla fronte, la salutai per dirigermi a letteratura.I cinquanta minuti con quel vecchio barbone furono i più lunghi di quella giornata.
Questa volta fu il celebre Dante ad essere analizzato. Sinceramente non me ne fregava niente di quell'uomo, nè del suo libro nè del suo paese, che avrei visitato solo per mangiare una pizza decente, che qui in America non era assicurata.
Passai così il mio tempo guardando le ragazze in classe, cercando di trovare qualcosa di carino in loro, magari per distrarmi dall'unica che m'interessava versamente.
Jacqueline difronte a me era francesina e con quel suo naso all'insù non ispirava niente se non un pugno in viso. Dall'altra parte della classe mi concentrai su due ricce sedute vicine: sembravano un nido di rondini, o un gomitolo di lana. Nulla d'interessante.
Percorsi poi con lo sguardo capi chini sui fogli che non lasciavano intravvedere nemmeno gli occhi, per poi fermarmi su una ragazza dalla folta chioma rossa ramata, che stava masticando la propria matita. La riconobbi come Angel, l'amica di Harper. Sembrava una tipa abbastanza apposto, se non per qualche tatuaggio che riuscii a intravvedere sulla clavicola scoperta. Dylan l'aveva già inquadrata il giorno prima e pensai che non avrebbe mollato la presa velocemente. Sarebbe stato divertente vedere come la rossa lo avrebbe rifiutato con un calcio nel culo.
La campanella suonó e dopo che il professore ebbe assegnato qualche capitolo da leggere, ci lasció andare.
Scivolai velocemente verso la classe successiva che mi aspettava a braccia aperte, essendo Chimica.
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Imagine [C.H] #Wattys2016
FanfictionSfogliando le ultime foto scattate, Harper notò il ricorrente volto del ragazzo con il mistero impresso nello sguardo. «Stai lontana da Calum» «Chi è Calum?» -In fase di REVISIONE-