-Capitolo 53

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CALUM

Correvo. Correvo più di quanto non avessi mai fatto negli ultimi anni.
Le scarpe eleganti ticchettavano fastidiosamente sull'asfalto umido, ma non avevo tempo di accorgermene e le braccia seguivano ogni passo ritmicamente, scandendo un tempo fisso per non rallentare la corsa.
Guarda come mi sono ridotto, scappavo dai miei fantasmi e mi allontanavo allo stesso momento dalla cosa più bella della mia vita, ironico, no?

Dopo probabilmente un chilometro mi liberai della giacca che mi impediva movimenti scattanti da parte delle spalle e ricominciai la mia fuga; avrei dovuto continuare cosí per sempre? Sentire le gambe correre da sole senza meta? Sentire la rabbia lacerarmi il petto e la vergogna annodarmi la gola? Solo Dio sapeva quanto avrei voluto vomitare in quel momento. Sí esatto, vomitare; vomitare perchè magari era l'unico modo di liberarmi delle cose tossiche che mi rendevano quello che ero e forse, cosí, mi sarei sentito puro.
Purezza, questo serviva ad Harper. Lei meritava di avere tutto, successo nel campo della fotografia, un gruppo di amici che chiunque le invidierebbe, una casa perfetta, una villa magari, figli e felicità ma io avrei solo potuto offrirle un monolocale privo di fondamenta, una vita cupa e avvolta da fumo, nella solitudine che mi circondava.

Inizialmente il cuore mi ballava nel petto ma con il passare dei metri, dei passi, finii per non sentirlo più battere.
Una, due, tre gocce cominciarono a bagnarmi il naso, come se la situazione potesse davvero peggiorare.
La pioggia cominciò a scendere leggera, ma non mi fermai un secondo; non sapevo da quanto tempo stessi correndo, ore forse, o forse solo qualche secondo.
Sentivo il mio corpo cedere sotto la pressione dell'acqua, ma non mi diedi per vinto e continuai il mio cammino verso ovunque il cuore amaro che possedevo mi avesse portato.

Il fiato inizió a diventare corto e man mano che l'ossigeno diminuiva sentivo i polmoni bruciarmi nel petto e gridarmi di fermarmi e di prendere un respiro.

Inoltre avrei duvuto inventarmi una scusa il prima possibile, quando avrei rivisto Harper sicuramente mi avrebbe riempito di domande come il suo solito, un interrogatorio in piena regola dal quale avrebbe estorso un briciolo di verità e di questo ne ero sicuro.
Nella la mia mente malata balenò un'idea, insomma, perchè non confessarle davvero tutto? Avrebbe davvero fatto più male di quanto già provavo?

Vigliacco, mi risposi. Ora che il danno era fatto, che era entrata nella mia vita, ora che costituiva la sostanza principale di cui mi nutrivo e ora che l'avevo resa mia, quella notte, non avrei potuta lasciarla sola in un futuro senza di me.
E quanto faceva male ammettere che qualsiasi fosse stato il suo futuro certamente non prevedeva nulla di buono: con me avrebbe vissuto una vita di menzogne e senza, avrebbe assistito al suo cuore sbriciolato difronte alla triste verità.

Solo quando finii di pensare al disastro che ero mi accorsi di avere le ginocchia a terra in un prato isolato dal mondo, con le lacrime che si confondevano assieme alla pioggia e il cielo grigio che ricalvava il colore della mia anima.

La testa pulsava e bruciava ogni fibra del mio corpo, mentre la fronte era ricoperta di sudore e di capelli bagnati.
Sentivo la camicia fradicia attaccarsi alla pelle e tutto quello che avrei voluto fare in quel momento era strapparla e darla in pasto alle fiamme che mi stavano divorando dentro, ma l'unica cosa di cui fui capace fu lasciarmi andare all'agonizzante stato in cui mi trovavo, stendendomi su quell'asfalto sporco e attendendo che qualcosa, qualsiasi cosa, accadesse.

HARPER

Champagne e complimenti erano tutto quello che vedevo da circa un'ora, nient'altro.
Luke era sempre e perennemente al mio fianco, non mi aveva mai lasciata allontanare da sola e cominciava ad infastidirmi in più non capivo il motivo di tanto attaccamento. Stavo per domandarglielo quando:
«Bravissima signorina Andrews, i miei più sentiti complimenti» una coppia di sposi di mezz'età mi strinse la mano, unendo le loro parole a quelle che ormai tutti qui dentro mi avevano dolcemente detto.

Imagine [C.H] #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora