-Capitolo 56

62 9 0
                                    

HARPER

Le lancette dell'orologio si rincorsero per un'ora, prima di far suonare finalmente la campanella.
Sbuffai, stanca delle lezioni, ma felice di aver terminato per quel giorno.
«Ce la facciamo una passeggiata?» le gambe lunghe di Luke si stagliarono davanti alla mia sedia, mentre sistemavo gli ultimi appunti.
«Scusa fratello, devo parlare con Talíta» mi portai la tracolla alla spalla e cercai di superarlo, provando ad uscire dall'aula.
«In questi casi insisterei, ma mi hai chiamato 'fratello' quindi per oggi sei perdonata, sorellina» gridó dal fondo della stanza, facendomi ridere.

Percorsi i corridoi provando, con una mano, a tenere ferma la tracolla e farla smettere di ballare sul mio corpo. Faceva freddo all'università, così mi circondai il corpo con la sciarpa e continuai il mio percorso verso il dormitorio della mia amica.

Bussai freneticamente alla porta, attendendo risposta. Finalmente questa si spalancó lasciandomi delusa di vedere la bionda compagna di stanza di Tali, guardarmi con fastidio «Cercavo Talìta» spostai il peso su una sola gamba e lei mi squadró «Non è qui» imitó la mia posizione e voltó gli occhi al cielo. Simpatica come il succo di un limone spremuto sugli occhi.
«Sai dov'è andata?» chiesi, cercando di essere il più cortese possibile. Aprì appena le labbra per sputarmi qualche altra risposta secca che «Harper, che ci fai qui?» disse la riccia da dietro le mie spalle.

«Oh eccoti!» l'abbracciai forte e lei ricambió.
«Come mai qui? Thomas è via? Angel ha da fare? Ti si sono rotte le macchinette?» alzó le sopracciglia e mi guardó male.
«Volevo passare del tempo con te, come ai vecchi tempi» oscillai il corpo e incoriciai le mani dietro la schiena.
«Ti sei ricordata dell'esistenza della tua migliore amica?» entró nella sua stanza, lanciando la borsa sul suo letto.
«Andiamo Tali, non prendertela, non ho fatto niente» voltai gli occhi al cielo e mi gettai sul materasso.
«Io me ne vado» esordì la sua compagna di stanza con i libri in mano.

«Non hai fatto niente, è questo il punto. Due settimane, DUE, che non usciamo insieme. Dico io, prima dell'arrivo di altra gente passavamo le serate alle confraternite e ora? Neanche mi noti quando mi sbraccio per salutarti dal giardino della scuola» si sedette sulla sedia davanti alla scrivania e tiró fuori alcuni libri, tirando su con il naso in modo drammatico.

«Mica sarai gelosa di Angel e Thomas?» gattonai fino ai piedi del letto, avvicinandomi a lei.
«C-Cosa? Gelosa io? Io, Talìta Lloyd? Certo che no» aprì uno dei libri e cominció a  leggere. Sapevo che stava fingendo, in attesa di scuse da parte mia.
Scoppiai a ridere e mi portai le mani alla pancia, stesa sul letto.
«Senti» disse girandosi «Quella rossa non potrà mai avere il rapporto che abbiamo noi, chiaro? Noi siamo 'Harper e Talìta' dal liceo, mi dà solo fastidio che mi dedichi poche attenzioni» alzó le spalle.
«Mi dispiace.. Ma Thomas cosa c'entra in tutto questo?» chiesi, collegando i fili del discorso
«Chi? Lui? Oh niente, sono solo nel team Luke» tornó a leggere le pagine, per lo più illustrate, di quella che immaginai essere biologia.
«Ma sei impazzita? Luke è mio fratello!» mi alzai dal letto e mi avvicinai alla scrivania.
«Fratellastro. Ma che vuol dire? Mica avete lo stesso sangue. Insomma, non le vedi le serie tv?»
sbuffai, ma non trattenni una risata.

«Allora, oggi vieni a casa mia, ci guardiamo un film, mangiamo cibo spazzatura, giochiamo a monopoli, torniamo a vedere un film perchè uno solo non ti soddisferà, chiacchieriamo e rimani a dormire da me. Chiaro?» le dissi, mettendole le mani sulle spalle.
Battè le mani e si alzó dalla sedia chiudendo il libro con un tonfo assordante. Finalmente se n'era liberata, sicuramente non vedeva l'ora.
«Ma non dovevi studiare?» chiesi, guardandola maliziosa.
«Sai con chi stai parlando?» rise e corse verso il suo armadio.

CALUM

«Tutto chiaro, Hood?» i capelli bianchi di Michael si confondevano con la sua carnagione chiara, apparendo come una sua sfumatura naturale.
Mi aveva convocato, da solo, senza Dylan, perchè l'ultima volta ci aveva spiati e non mi aveva visto al parco, qualche sera prima.
Con qualche scusa, tra le quali «Ci eravamo divisi, io stavo consegnando la droga a casa di un tizio che aveva fatto un grosso ordine» me la cavai.
Sussurró qualcosa come 'non farlo piu senza il mio permesso' ma successivamente ricavai da lui complimenti per il coraggio e la furbizia avuta.

Imagine [C.H] #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora