-Capitolo 24

148 20 0
                                    

CALUM

Arrivai in ritardo alla mia lezione di Chimica, come se non bastassero le mie assenze. Mi scusai con la professoressa dietro la cattedra e mi sedetti velocemente accanto alla finestra. Sbuffai e tirai fuori i miei appunti e il computer presatando più attenzione possibile alla lezione.
Ticchettai le dita sul banco e girai la matita su queste ultime lasciando scorrere il tempo che mi separava dalla prossima ora.

Non riuscii a stare attento e piú volte venni sgridato, quindi decisi di mandare a fanculo anche l'unico corso decente che avevo e mi alzai dal posto nervoso.
«Hood?» mi rimproveró l'anziana donna
«Scusi, sto poco bene.» dissi e uscii trascinandomi dietro la tracolla.

Stavo ancora pensando alla serata passata con Harper e a come lei avesse detto che non avrebbe più partecipato alla mostra. Mi dispiaceva, ovvio, ma non potevo mettere a repentaglio la mia sicurezza per una stupida mostra. Infondo non le dovevo nulla, e lei infatti non mi aveva fatto pesare la mia scelta. Forse fu questo a farmi piú male del dovuto. Se fossi stato una persona normale, mi sarei comportato in maniera diversa, certamente.

Questo pensiero si ripresentava sempre nella mia testa, eppure qualcosa mi spingeva a dirle di si, a dirle di partecipare, che io l'avrei sostenuta, sarei stato al suo fianco, sarei stato suo amico.
Sapevo che non era possibile perché io non ero quel genere di persona, di amici ne avevo avuti, ma tutti mi avevano voltato le spalle, quindi avevo optato per una solitaria vita di merda, e sicuramente non sarebbe stata lei a farmi cambiare idea. Aspettai la fine delle lezioni e raggiunsi l'uscita dell'edificio per sentire l'aria fresca sostituire quel ribollire di pensieri.

Fuori nel cortile la brina mattutina ormai era scomparsa e le ultime foglie pigre si poggiavano al suolo esauste. Decisi di accendermi una sigaretta e guardai il suo fumo espandersi nell'aria in piccole nuvolette grigie. Non mi drogavo, questo no, peró ormai fumavo da parecchi anni, e ció mi aiutava a superare la tensione, solitamente. Non mi sbagliavo, e lentamente ne consumai anche il filtro.

Appena finii di calpestare la sigaretta per terra, una mano delicata si posó sulla mia spalla e io mi girai.
«Harper» sussultai, incontrando le sue iridi chiare.
«Thomas, devo chiederti una cosa» disse lei imbarazzata
Cosa c'era adesso? Senza rendermene conto il cuore inizió ad accellerare.
Annuii per farla continuare.
«Talìta, la mia amica riccia, mi ha invitata ad una festa stasera, a casa del suo fidanzato, insomma... In una confraternita, una grande casa e lei.. Io» le presi le mani per farla tranquillizzare e prima che finisse di parlare, sorridendole le dissi «Si, stasera non ho impegni, posso accompagnarti volentieri»
Lei sembró sollevata, tolse le mani dalla mia presa, il che mi fece rabbuiare un po' e mi abbracció. «Grazie» sentí sussurrare all'orecchio e poi la vidi fuggire via.

---

Alle 7:00pm ero in casa indeciso sul cosa mettermi.
Certo, non avevo un fottuto armadio pieno di scelte e quindi ci misi poco a decidere.
Infatti optai per i soliti jeans neri e una maglietta dello stesso colore. Lì ci sarebbe stato fottutamente caldo e non avevo intenzione di mischiare il mio sudore a quello degli altri.
Passai veloce la spazzola sui capelli e aggiunsi un filo di gel per far sembrare che mi fossi preparato decentemente, e non solo che avessi preso i primi stracci che avevo trovato in casa.

Un pensiero mi balenó in testa e mi maledii per non averci pensato prima.
"Vieni davanti a casa mia, ora. -C" digitai velocemente a Dylan.
Poi, ricordandomi l'ultima volta che ci eravamo visti, aggiunsi :
"Perfavore"

Dieci minuti più tardi il fotturo furetto era davanti a casa mia, con sguardo duro e il naso fasciato, a causa della frattura che gli avevo procurato.
«Che cazzo vuoi Hood?» chiese il moro, senza nascondere il ribrezzo che gli provocava parlarmi.
«Un favore» dissi, abbassando lo sguardo.
Lui annuii con un ghigno e mi incitó a procedere con la richiesta.
Gli chiesi scusa per l'altra volta, e lui mi disse che in realtà l'unica cosa vera che aveva detto l'altro giorno era il fatto che Harper non sapesse il mio nome. Sobbalzai ricordandomi di ció.
Dovevo dirlo a Dylan, prima che facesse qualche altra cazzata.
«Per lei sono Thomas, Thomas Hood. Non fare domande.» così fece e proseguii con il succo di quell'incontro «Stasera non posso venire per il mio turno. Mi devi coprire»
Lui capii al volo. Mi lanció un mazzo di chiavi e disse «Quando vuoi, la mia macchina è in parcheggio. Porta il fiorellino a passeggiare» mi fece un occhiolino e poi si dileguó nella sera.

Imagine [C.H] #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora