•Capitolo novantadue•

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Dal capitolo precedente...

No, no, non può finire così, io devo parlarci.
Busso e suono alla porta ininterrottamente per circa mezz'ora, però poi noto che la finestra di camera sua è aperta. Non ho altre possibilità se voglio chiarire questa situazione con lei, quindi, salgo sulla panca posta sotto la finestra della cucina e piano piano, mi arrampico aggrappandomi al muro che fortunatamente è di pietra. Appoggio il piede sul davanzale e con un piccolo salto, mi aggrappo a quello superiore. Scavalco la finestra e come un ladro, entro in casa sua. È stato un gioco da ragazzi e fortunatamente le rose non si sono rovinate. Guardo Alessia; è sdraiata sul letto ed evidentemente non mi ha sentito entrare perché sta piangendo a singhiozzi. Mi si stringe il cuore vederla così. Non si merita tutto questo.
Lentamente mi avvicino a lei e quando mi siedo sul letto, si gira di scatto tirando un piccolo urlo per lo spavento

Alessia: tu? da dove sei entrato?

Domanda alzandosi dal letto

Piero: dalla finestra

Si avvicina ad essa, e dopo aver guardato in basso, la chiude

Alessia: come cavolo hai fatto?
Piero: quando si ama una persona si è disposti pure a rischiare la vita per lei

Mi guarda e resta in silenzio con l'espressione scioccata stampata in faccia

Piero: ti prego, non cacciarmi via, ho bisogno di parlarti

Abbassa la testa e sospira rassegnata

Alessia: aspetta, non ti muovere
Piero: ok

Sparisce per qualche minuto, e quando ritorna si avvicina a me porgendomi un asciugamano

Alessia: avanti, copriti... non vorrai ammalarti proprio adesso che devi rincominciare a lavorare con il nuovo disco
Piero: grazie

Sorrido e mi avvicino al letto per sedermi accanto a lei

Alessia: aspetta non ti sedere qui sennò chi la sente mia madre
Piero: ah ok scusa, sto in piedi
Alessia: vado a prenderti una sedia
Piero: no no, ferma, non preoccuparti, sto pure in piedi
Alessia: ok
Piero: intanto ti chiedo di accettare queste rose

Faccio un passo verso di lei, e dopo avergli dato il bouquet, mi avvolgo nell'asciugamano

Alessia: grazie

Le guarda e si avvicina alla scrivania per appoggiarle sopra

Piero: ti piacciono?
Alessia: perfavore, dimmi quello che devi dirmi e poi vattene
Piero: perché mi hai mentito facendomi credere di essere incinta?
Alessia: perché io pensavo di esserlo, e quando l'ho annunciato alle nostre famiglie non sapevo di avere un'altro problema
Piero: perché allora quando hai fatto gli esami non mi hai mai detto la verità?
Alessia: perché eri troppo felice all'idea di diventare padre e quindi non ce l'ho fatta
Piero: dovevi dirmelo subito invece. Ti rendi conto che hai messo a rischio la tua vita?
Alessia: lo so, me ne rendo conto, però quello che hai fatto tu è ancora più grave
Piero: mi dispiace per quello che è successo, io ho avuto un momento di debolezza e...
Alessia: un momento di debolezza?

Domanda interrompendomi

Piero: si, beh ecco...
Alessia: che schifo che mi fai; dopo tutto quello che c'è stato tra noi, dopo tutto quello che abbiamo passato, hai pensato bene di cacciarmi via con una scusa per spassartela con quella, per giunta il giorno del nostro anniversario
Piero: Alessia senti, io ti amo, con Fiamma non ha significato nulla, te lo giuro
Alessia: allora dimmi perché, perché sei stato con un altra? cos'è non ti bastavo? non ero abbastanza per te?
Piero: no, non dire così, lo sai che tu per me sei importante
Alessia: allora perché! perché cazzo sei stato con lei eh? Perché!

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