27.Compleanno insieme.

2.6K 112 21
                                    

«A dopo» sussurrai lasciandole un bacio a stampo fuori dall'hotel.
Avevamo deciso di vederci in tarda mattinata per pranzare insieme, avremmo riposato un po' dopo aver fatto le ore piccole.
«A dopo» confermò stampandomi un altro bacio seguito da un sorriso.
Presi l'ascensore e con tutta la stanchezza del mondo trascinai le mie gambe sino alla mia stanza, misi una mano nella tasca del giubbotto e poi nell'altra.
Dannazione!
La mia carta l'aveva Lele, presi il telefono chiamandolo immediatamente.
«Sto arrivando con la tua carta» mi precedette subito. Sorrisi e scesi giù, lo vidi arrivare in lontananza sventolando la mia carta in aria.
Quant'è scemo!
«Ecco a lei sbadatella» rise porgendomi la carta della stanza.
«È solo colpa tua» risposi ironica salutandolo.
«Elo!» urlò a qualche metro di distanza facendomi girare di scatto.
«Eeh?» chiesi urlando a mia volta.
«Hai dimenticato un'altra cosa» urlò con il sorriso stampato in volto e le mani in tasca.
«Cosa?»
«Il tuo cuore!» esclamò ridendo.
Risi anche io pensando a quanto quella frase in fondo fosse vera, le avevo lasciato il mio cuore e lui lo aveva preso custodendolo come meglio poteva.
«Idiota!» urlai tra le risate e rimasi lí a guardarlo andar via mentre scuoteva la testa e si voltava di tanto in tanto lasciandomi un sorriso.

Mi svegliarono dei colpi alla porta che mi fecero alzare dal letto a malavoglia.
«Subito!» dissi con la voce impastata dal sonno.
Pensai subito che fosse la donna che fa le pulizie nelle stanze, anche se mi sembra molto strano dato che le istruzioni non comportavano niente di simile nella locandina appesa nella hall.
Aprii la porta trovandomi davanti Gabriele accasciato al muro.
«Buongiorno, finalmente» disse dandomi un bacio sulla guancia e entrando nella mia stanza come se fosse casa sua.
«Dov'è Lele?» domandai sedendomi sul letto accanto a lui.
«Grazie Elo, anche io sto bene» mi prese in giro mentre io lo guardavo stranita.
«Arriva subito» risponde poi.
Dopo essermi fatta una doccia veloce uscì in intimo trovando due scemi sul mio letto a ridere con un video sul telefono.
Andai dall'altra parte del letto e mi piegai per cercare la roba nella valigia.
«Ma che bel buongiorno!» urlò Lele da dietro di me ritrovandosi la visuale del mio sedere a pochi centimetri dalla sua faccia.
Una pacca mi colpì e mi girai di colpo.
«Lele ti ammazzo» lo minacciai mentre Gabriele rideva sul letto.
«È il mio compleanno» si giustificò con una scrollata di spalle.
«Questo non giustificherà la tua possibile morte» scherzai infilandomi i pantaloni sotto gli occhi curiosi di Lele.
«Non ne avresti il coraggio» continuò senza staccare il suo sguardo dal mio corpo.
«Pomigliano D'Arco: ucciso ragazzo in albergo, cercava di stuprare una ragazza» risi simulando un annuncio del telegiornale.
Gabriele rideva come un matto piegato in due sul letto, cercò di smettere ma senza risultati tanto che girandosi e rigirandosi cadde dal letto scatenando una risata ancora più forte da parte mia e di Lele.
«Nun ce a facc più!» diceva tra una risata e l'altra tenendosi la pancia saldamente con le mani.
«Comunque ti avevo portato queste» disse togliendo da dietro alla sua schiena una composizione di tre rose rosse solo dopo essersi ripreso ed aver asciugato le lacrime per via delle risate.
Sorrisi ringraziandolo timidamente, non sono abituata a ricevere regali e le poche volte che succede non so mai come ringraziare la persona che mi ha pensato in un determinato momento, come se un semplice 'grazie' aggiunto a tante dolci parole non servisse a nulla in confronto a quello che invece era stato fatto per me.
«Ed anche la colazione che ormai non mangerai dato l'orario» aggiunse Gab.
Era ormai ora di pranzo così tutti e 3 uscimmo dall'albergo dirigendoci in un ristorante non tanto distante.
«Elodie!» sentimmo urlare da un paio di voci femminile e tutti e 3 ci voltammo, trovando dietro di noi 4 ragazze con degli zainetti.
«Possiamo fare una foto?» chiesero sfacciatamente ed io accettai.
Era bellissimo il fatto che qualcuno mi avesse riconosciuto, mi riempiva il cuore di gioia.
Dopo aver fatto le foto saltarono addosso a Gabri e Lele abbracciandoli mentre loro ricambiavano felici.

«Ti presento i miei genitori, ti va?» mi chiese uscendo dal ristorante.
«Ho già conosciuto tuo padre» dico sorridendo.
«Davvero?» chiese sorpreso.
«Si con Gab, per prestarmi la macchina» spiegai «Preferisco però che mi presenti tua madre più in là» continuo e lui concorda con me.
Nel pomeriggio accompagnammo Gab in stazione, domani sarebbe stata la vigilia di Natale e doveva tornare a Torre Annunziata.
Io sarei andata via la sera, l'ultimo treno era alle dieci e un quarto così, dopo aver abbandonato la stazione, Lele mi portò in un parco tranquillo.
Stavamo chiacchierando su una panchina.
«Che giorno torni al residence?» chiese.
Sapevo che le lezioni sarebbero iniziate subito, ovvero il 2 gennaio e che probabilmente avrei passato il capodanno con gli altri ragazzi per non dirigermi all'ultimo a Roma.
«Tornerò il 29-30 credo» dissi.
Continuammo a parlare di questo fatto senza però darci un giorno fisso per incontrarci lì, noi eravamo così: tanto sfacciati quanto orgogliosi.
Nessuno dei due ha chiesto all'altro una sorta di appuntamento per passare del tempo insieme prima di riniziare le lezioni, entrambi pensavamo che se fosse stato destino sarebbe successo.
«Mattì che ci fai qua?» urlò poco dopo ad un gruppo di ragazzini che si avvicinarono verso di noi.
«Ma tu sei Elodie?» sorrise il ragazzino che si affiancò a Lele che sorrise a sua volta guardandomi.
Non c'erano dubbi, il sorriso e il taglio degli occhi erano praticamente uguali, tanto che guardandoli uno vicino all'altro mi sembrava di vedere Lele di oggi e Lele bambino.
«Proprio io» risposi alla sua domanda e lui mi strinse la mano presentandosi «Sono Mattia il fratello di Lele» disse lasciando un'occhiata al diretto interessato.
«Mi ha parlato spesso di te al telefono» ride.
«Mattì statt'è zitt!» lo rimproverò lui scherzando.
«Però è ancora più bella di quanto mi dicevi» confessò il piccoletto causando la risata generale dei suoi amici e l'imbarazzo negli occhi di Lele che subito divenne leggermente rosso.
Cacciò via suo fratello mentre cercava di nascondere l'imbarazzo.
«Lo so che so' bella» lo provocai ricevendo uno sguardo assassino da parte sua.
La serata passò perfettamente, Lele mi aveva viziato in ogni modo e dopo aver scoperto, per sbaglio, il soprannome che avevo da bambina non ha smesso di chiamarmi in quel modo per tutta la sera.
«Didì» ripeté per la milionesima volta.
Lo guardai in attesa di una sua possibile domanda.
«Mi dai un bacio?» chiese ed io scoppiai a ridere.
«Non si chiedono i baci» dissi ritrovandomi le sue labbra sulle mie in pochi secondi.
Non sentivo il sapore delle sue labbra da parecchie ore, non amavamo stare sempre a baciarci perché a noi bastava guardarci per essere pieni di sentimenti.

«È in ritardo di 5 minuti» mi informò tornando alla panchina che dava ai binari in stazione.
Erano le dieci e il treno sarebbe arrivato tra 20 minuti.
Mi alzai dalla panchina mettendomi accanto a lui con la speranza che le sue braccia venissero a stringermi e così fu, si posizionò dietro di me stringendomi i fianchi.
«È stato il compleanno migliore che potessi passare» mi sussurrò all'orecchio «E lo devo solo a te, Didì» disse baciandomi il segno che aveva lasciato la notte prima provocandomi un leggero dolore alquanto piacevole.
Ricambiai voltandomi e stringendo le braccia intorno al suo collo per lasciarmi trasportare in un bacio dolce e voluto con desiderio.

Scusate se ci saranno errori ma ho letto i commenti e volevo postare il più in fretta possibile, spero vi piaccia fatemi sapere come sempre con un commento, un bacio😘😘

A love disaster./Lelodie.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora