62. Famiglia?

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«Dimmi» sussurrò come se sapesse già che quello che gli avrei detto, non era per lui una cosa da tutti i giorni.
«Papà ha parlato di te con Fey, mia sorella» cominciai e lui annuì «E mi ha detto che anche lei vorrebbe conoscerti, quindi ci hanno invitato a cena domani sera» comunicai.
«C'è anche tuo padre?» domandò.
«Me l'ha chiesto lui, è ovvio che c'è Lele» risposi retorica alla sua ovvia domanda.
«Elo sai come la penso, mi mette in imbarazzo!» constatò togliendo la mano da dietro al mio collo per alzarle al cielo in segno di protesta.
«È il suo carattere scherzoso Lele, vedrai che ti ci troverai bene» lo rassicurai come potevo.
«Devo proprio?» chiese alzando gli occhi al cielo.
«Fa come vuoi Lele» risposi più duramente, questa volta.
«Okay» sbuffò portandosi un braccio dietro la testa e prese a fissare il soffitto.
«Tua sorella com'è?» chiese poi, dopo minuti di silenzio.
«È molto timida» pensai.
«Menomale, almeno lei» ridacchiò e fece ridere anche me «Peccato che non posso provarci» scherzò riferendosi al suo orientamento sessuale.
«Stupido!» risi con lui.

«Dai Elo per favore» congiunse le mani davanti al petto mentre mi pregava per l'ennesima volta.
«Perché dovrei dire che hai la febbre?» sospirai.
«Perché è vero!» protestò alzando le mani al cielo «Senti» disse afferrando la mia mano per posizionarla sulla sua fronte.
«Sei ghiacciato, Lele» borbottai ritirando la mano.
«Non è vero! Sono bollente, mi sentirò male durante la cena!» esclamò.
«Vuoi smetterla?» chiesi esasperata.
«Ti odio» borbottò poi buttandosi a pancia in giù sul letto.
Gli diedi un calcio sulla caviglia e lui si lamentò per i seguenti cinque minuti. Era mattina e lui stava già facendo un milione di storie, non osavo immaginare come sarebbe stato mezz'ora prima della cena.
«Dove pranziamo?» domandai sedendomi al bordo del letto.
«Non ho fame» rispose con la faccia sul cuscino.
«Ma se hai sempre fame!» mi lamentai spingendolo con una mano.
«Beh si in effetti ho fame, andiamo al ristorante» si alzò di scatto e si mise le scarpe.
«Tu ti stai esaurendo» commentai osservandolo.
«Dici?» chiese retorico.
«Lo confermo» ridacchiai e lui sospirò.

«Aaaah!» sentii appena varcai la soglia della sua stanza, erano ormai le sette più o meno e dovevamo prepararci.
Mi aveva lasciato la sua carta quindi potevo entrare liberamente.
«Che cazzo ti urli?» sbucai dal piccolo corridoio per rivelare alla mia vista una scena alquanto comica.
Gabriele aveva la faccia esasperata e lui, beh lui.. era forse messo peggio. Teneva l'avambraccio del suo compagno di stanza mentre lui lo strattonava in cerca di fuga.
«Lele, cosa c'è ancora?» chiesi, facendo il giro del letto e posando la mia trousse, il vestito, gli indumenti intimi e l'accappatoio sulla scrivania.
Avrei fatto la doccia lì, così dopo esserci preparati entrambi saremo andati al ristorante concordato.
«Questo stupido imbecille» fu fermato dalla voce del ragazzo accanto a lui.
«Tu!» gli puntò un dito contro «Sei un fottuto stupido imbecille» lo minacciò con lo sguardo, Lele sbuffò e riprese il suo discorso.
«Non vuole consigliarmi l'outfit per questa sera!» esclamò «Ti sembra giusto?» chiese e si rispose subito dopo «No! Non è giusto! Persino un compagno di stanza come Sergio mi sarebbe stato più utile» si lamentò mentre Gab alzava gli occhi al cielo.
«Lele ti devi vestire normale» appuntai posando una mano sulla spalla di Gab per sostegno morale.
«Ma tu hai quel vestito!» indicò il vestito sulla scrivania.
«È un semplice vestito, li metto spesso» sospirai.
«Ed io? Io cosa metto spesso?» chiese.
«Bastaa!» urlò Gabriele colpendolo al braccio.
«Okay, vado in doccia stronzi» si rassegnó alzandosi «Ma non finisce qui! Preparate dei vestiti e nessuno si farà male» urlò entrando in bagno ed io mi sdraiai accanto al suo compagno di stanza.

«Elodie siamo in ritardo!» esclamò con voce più tranquilla mentre bussava ripetutamente alla porta del bagno della sua camera.
«Fatto» dissi spalancando la porta per raggiungerlo in stanza. Stava seduto sul letto con i gomiti appoggiati sulle gambe e le mani che sorreggevano la testa, era molto teso ancora ma meno di questa sera. Ero riuscita a tranquillizzarlo quando gli avevo raccontato che quando Fey presentò la sua ragazza a papà lui dopo varie battute la accolse con noi come se fosse sua figlia.
In quel momento aveva sorriso e dopo averlo abbracciato, si era scusato per il suo comportamento da fidanzato psicopatico.
«Come sto?» chiese quando io presi le scarpe.
«Bene, amore» sorrisi.
Era vestito tutto di nero; camicia, jeans con i risvoltini e un paio di scarpe lucide che non avevo mai visto, sembrava dovessimo andare ad una cerimonia.
Ed infatti, non appena fummo fuori del ristorante ad aspettarci c'erano papà e Fey.
«Ma che andata a na cerimonia?» rise appena ci vide mano per la mano mentre io stringevo forte quella di Lele per reggermi meglio sui tacchi.
«Una cosa del genere» risposi io ridendo.
Mi staccai leggermente da Lele ed abbracciai papà, poi mi catapultai sul piccolo corpo di mia sorella.
Era parecchio che non la vedevo e dire che mi era mancata era forse diminutivo. Avevamo sempre avuto un rapporto tra alti e bassi, come tutte le sorelle, ma ci volevamo più che bene d'altronde io l'avevo cresciuta e per lei ero una seconda madre.
«Lele!» sentii mio padre e subito mi voltai nella loro direzione.
Lo strinse in un abbraccio che lui ricambiò all'istante, quell'immagine, oltre ad essere per me molto importante, mi promisi di tenerla sempre stampata nella mia mente. Il sorriso del mio ragazzo non appena si staccò da mio padre fu rivolto a Fey che strinse la sua mano dopo essersi presentata.
'Che la serata in famiglia abbia inizio' pensai sorridendo.

«Questo non è stato il colore peggiore!» rise mio padre.
«Si, ho saputo dei suoi colori vari» continuò Lele ridendo.
«Dovevi vederla quando aveva i capelli verdi» parlò mia sorella.
«Sembrava un albero!» esclamò papà facendo ridere gli altri due.
«Mancavano solo le palline e la mettevamo esposta in casa per Natale» disse Fey.
Li guardai attentamente.
Stavano davvero ridendo di me?
Mio padre, mia sorella e il mio ragazzo mi stavano prendendo per il culo?
Si, Elodie era proprio così.
Menomale che Lele non voleva stare lì, rideva come un pazzo e per di più rideva di me.
«Quanto siete simpatici» mormorai risvegliandomi dai miei pensieri. Il braccio di Lele mi avvolse e mi lasciò un tenero bacio sulla guancia, sorrisi e guardai lo sguardo fiero di mio padre.
«Non farla soffrire» disse poi guardandoci.
«Non lo farei mai» rispose lui posando la sua mano sulla mia appoggiata sul tavolo.
«Siete davvero una bella coppia» aggiunse papà e mia sorella annuì sorridendo.

«Mi raccomando Lè!» lo abbracciò mio padre, lasciandole poi una pacca sulla spalla.
«Tranquillo Robè è in buone mani» rispose lui, ormai in confidenza.
«Ciao Fey» diede due baci a mia sorella e tornammo in hotel.
«È andata bene, no?» chiese prendendo la mia mano tra la sua.
«Direi» dissi sorridendo «Sono così felice» aggiunsi.
«Anche io, non mi sarei mai aspettato una serata del genere» si passò la mano libera tra i capelli.
«Questo periodo va' tutto benissimo» pensai.
«Manca solo il tuo accesso al serale» mi ricordò.
«Mi considero già da voi e se non dovessi esserlo vi verrò a trovare in qualsiasi modo» ridacchiai.
«Ce la farai eccome, amò» rispose sicuro mentre entravamo in albergo.
«Mi sembra di vivere una favola, non voglio immaginare cosa potrà accadere di brutto per poterla rovinare» dissi esternando i miei pensieri.
«Non accadrà niente di male» spospirò lui baciandomi la testa.
Mi sentivo così bene che subito un'onda di negatività prese possesso della mia testa. Avevo proprio tutto oppure mancava qualcosa?

Come ormai spesso accade, volevo scusarmi per l'enorme ritardo ma come avrete capito questa scuola mi distrugge! Spero vi piaccia, al prossimo capitolo❤

A love disaster./Lelodie.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora