57. Che strano l'amore.

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Lele.

«Senti Mr. Perfection» sorrise Braga «Io vorrei smettere di chiamarti Mr. Perfection» disse non appena finì di cantare.
«Sarebbe molto carino» risi stringendo forte la chitarra.
«Beh, dipende da te non dipende da me» rispose prontamente con il solito sorrisino sul viso.
«Sai che io ti ho sempre contestato poche cose» assottigliò leggermente gli occhi «Una di queste è che tu sei troppo perfetto e andando troppo di testa togli di pancia, di cuore, di anima ai brani, devi stare attento a non lasciare mai il cuore indietro» spiegò.
«Tu non hai mai la sensazione che il cervello ti corra più del cuore?» chiese.
«Io il cuore lo sento» passai una mano tra i capelli «Nel senso ce l'ho, cammina, corre, batte» tirai leggermente la punta dei miei capelli «Devo esserne capace e sto imparando qui a far sì che io lo metta tra le mani ogni volta che faccio un esibizione» dissi con voce roca, quasi spezzata, come se per me quel discorso fosse il problema principale di tutto.
Come se quel discorso fosse il segreto che tenevo dentro da sempre e pensavo di tenerlo segreto bene, sino ad oggi.
Mi invitò poi a sedermi per terra, uno di fronte all'altro e capii che era un discorso serio e non mi era affatto indifferente.
«Da dove arriva, in una persona come te, una sorta di piccolo condizionamento del cervello sul cuore?» mi domandò.
«Non c'entra niente la musica» ammisi.
Se il mio cuore stava uscendo pian piano, se riuscivo ad esprimere le mie emozioni non era affatto la musica, era lei.
Era per lei.
Era grazie a lei.
«Se devo essere sincero, noto parecchio la differenza tra quando sono entrato qui ad oggi, ho molta più apertura e so che ne può uscire ancora tanto» mentre parlavo gli occhi di Braga si incastrarono nei miei e mi mise quasi in soggezione parlarne con lui  ma continuai, in fondo mi faceva bene parlare con qualcuno «Sono iniziati dei rapporti che io sto vedendo adesso, che sono per esempio il rapporto con mio fratello, che sono legati a come io vivo determinate cose e stanno prendendo mano a mano le loro direzioni» dissi senza sosta, come se fosse un discorso infinito da trattare.
«Io sento che riesco a farlo e lo sento non dal cervello, lo sento da qui» sorrisi debolmente indicando il cuore «Ed è legato a dire 'Okay, io provo le cose'» ridacchiai leggermente imbarazzato ed anche lui lo fece, poi si alzò in piedi e mi strinse forte in un abbraccio che ricambiai all'istante.
«Grazie» dissi poi passandomi una mano sul viso, lui andò via ed io rimasi qualche minuto sulla sedia a pensare.
Pensai che io non ero più lo stesso, non ero più quel ragazzo di diciotto anni che faceva tutto solo perché si doveva fare, ora lo facevo per me, per gli altri.
Provavo le cose, avevo detto.
Provavo ciò che non avevo mai provato in tutta la mia vita.
Ora cantavo e provavo delle emozioni, non che prima non le provassi, ma adesso quelle emozioni significavano qualcosa, erano reali che quasi potevo toccarle.
Tornai in sala relax e mi diressi subito negli spogliatoi entrando in bagno, avevo incrociato solo lo sguardo di Michele appena entrato, ed infatti lo vidi sbucare dal bagno accompagnato da Gabriele, che evidentemente si era accorto del mio atteggiamento strano.
«Tutto apposto?» mi chiese il primo.
Annuì emettendo un leggero rumore per acconsentire.
«Ho parlato con Braga» spiegai mettendo una mano sul viso per l'ennesima volta.
«Hai pianto» affermò Michele come se fosse quasi una domanda.
«No, avrei voluto» dissi aprendo le braccia e facendole ricadere sulle mie gambe «Però non so come si fa» mi portai il braccio dietro la testa, imbarazzato dalla stupida affermazione che avevo appena detto.
Sbuffai inchinandomi leggermente con le mani sulle gambe, la mano di Michele si appoggiò sulla mia guancia e mi accarezzò sorridendo.
«Io da quando sono entrato qua dentro sto vivendo determinate cose che..» cercai di far capire ai due ragazzi ciò che volevo dire ed entrambi capirono il concetto, ridacchiando.
«Quattro mesi fa.. Chi? Ma chi io? Che tre settimane una, poi due giorni un'altra, tre giorni l'altr, quattro giorni.. Ma chi? Chi si pensava che nasceva tutt sta tarantella?» dissi.
Era così strano per me, così difficile.
Avevo sempre avuto una ragazza per qualche giorno, per passare il tempo, per divertirmi. Mai per amarla. Non avevo mai amato nessuna ragazza, non sapevo nemmeno cosa era l'amore. Tutto ciò mi aveva ribaltato la vita. Mai, mi sarei aspettato che venendo qui sarebbero cambiate così tante cose, ancora stentavo a crederci quando la vedevo accanto a me, quando la baciavo.
Quella giornata era andata così, ai numerosi pensieri che questo percorso mi aveva procurato.
Era tutto iniziato con una semplice chiacchierata con il professore e già da lì pensai che tutte le sue parole mi portassero a lei, stessa cosa con il discorso di Michele e Gabriele.
Ogni cosa che mi venisse detta aveva un perché e la mia risposta era sempre e solo lei.
La mia vita, in questi mesi, stava girando attorno a lei.
Io, che non avevo mai avuto una relazione seria, che non avevo mai amato nessuno, mi ritrovavo in questa situazione.
Completamente innamorato.
A farmi ritornare con i piedi per terra fu proprio la sua voce.
«Amò che hai?» chiese camminando accanto a me.
«Pensieroso» risposi rassicurandola con un sorriso.
Non ero triste, no.
Come potevo essere triste dopo essermi reso conto di cosa avevo tra le mani? Ero solo.. Non so come mi sentivo ma avevo la sensazione di essere sbarcato in un altro mondo, un mondo nuovo.
E mi piaceva.
«È successo qualcosa?» domandò ancora.
«No» dissi avvolgendo le sue spalle con un braccio «Niente» sussurrai baciandole i capelli.

«Lele?» sussurrò.
«Lele?» continuò.
«Lele!» disse ancora.
Mi risvegliai dal mio stato di trance e scossi la testa.
«Si può sapere che ti succede?» chiese «Sei da stasera nel mondo dei folletti, a cena sembravi inesistente ed ora rimani a fissarmi senza rispondere» mi disse con un tono di voce preoccupato.
«Te l'ho detto sono solo..» guardai un punto indefinito purché non fossero i suoi occhi «Pensieroso» finì.
«E perché sei pensieroso?»
«Questo pomeriggio ero a lezione con Braga» iniziai il discorso afferrando la sua mano e mi sedetti nella panchina del giardino dietro il residence, lei si mise al mio fianco «Mi ha fatto notare che nelle mie esibizioni c'è più testa che cuore, all'inizio ho preso la sua frase come un rimprovero» accarezzai la sua mano con la mia libera «Poi ho pensato che in realtà il mio cuore stava uscendo, non del tutto, non è visibile a tutti» ascoltava in silenzio senza interrompermi «È visibile a pochi, gli ho parlato indirettamente di..» feci un sospiro e guardai i suoi occhi che scrutavano il mio viso dolcemente incitandomi a continuare «Gli ho parlato indirettamente di te.. Poi sono tornato in sala relax, tu eri ancora a provare, ho parlato con Michele e Gabriele, ancora di te» dissi «Nessun nome e nessun accenno sicuro ma parlavo del fatto che tu mi hai cambiato, io sono cambiato da quando ho te» sussurrai.
«Anche io sono cambiata Lele, grazie a te» si sporse per lasciarmi un lieve bacio sulla guancia.
«Ma per me è tutto nuovo, io ho paura» confessai, con gli occhi rivolti verso il basso.
«Di cosa?» domandò accarezzandomi il viso.
«Di amare» risposi «Di non saper gestire questo mio sentimento, così..» mi fermai a guardarla per qualche secondo «Così nuovo» dissi.
«Credi che io non abbia paura Lele?» domandò «Ho tanta paura, perché se tu hai paura di amare tanto io ho paura di amare poco, non so se mi capisci» disse ed io scossi la testa.
«Per te è tutto nuovo, quindi hai tanto amore da dare, non hai delusioni che ti hanno provocato delle ferite, sei limpido e pulito, il tuo amore potrà saziarmi per sempre ma..» si bloccò all'improvviso e poi riprese «Io, così distrutta e piena di lividi non so se ti potrò mai dare l'amore che tu dai a me, io so come si ama ma ho poco amore, tu non sai come si ama ma ne hai tanto» mi disse.
«Tu prima andavi a letto con tre ragazze diverse a settimana, sei esperto, io so solo poche cose dell'amore e posso trasmetterle a te, ci completiamo Lele» finì.
Il suo discorso non faceva una piega.
«Io ho la parte di puzzle che manca a te e tu quella che manca a me» pensai a voce alta.
«Esatto, siamo uno la metà dell'altra» sorrise ed io ricambiai.
Mi avvicinai al suo viso e posai una mano sulla sua guancia lasciandole un bacio a stampo, che subito approfondì.
Aprii leggermente gli occhi e mi staccai di scatto quando vidi la figura di un uomo avvicinarsi verso di noi.
«Elo» sussurrai.

Ci tenevo tanto a fare un capitolo che riguardasse quella puntata dove Lele parlava con Braga e poi con i ragazzi in relax, spero vi sia piaciuta tutta questa dolcezza!

A love disaster./Lelodie.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora