55. Tutto è bene.

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La settimana era passata, non velocemente ma era comunque passata.
Da quando eravamo qui, questa, era stata la settimana più strana. Si respirava una sorta di energia positiva che ti caricava tanto quanto ti portava ansia, eppure la gioia era la prima cosa che ci stava accompagnando. Sembra strano da dire, ma dopo la cena da sola con Lele, la settimana aveva avuto solo svolte positive. L'argomento 'Andreas' era praticamente passato in secondo piano, o terzo, o quarto.. Lele era troppo euforico per pensare ancora a quella vicenda, sia i coach blu che bianchi gli avevano assegnato un brano e ci stava lavorando davvero tanto per portare bene a termine i suoi compiti. Per quanto riguardava me, anche se non avevo ricevuto nessuna visita da parte dei direttori artistici, mi sentivo comunque molto bene.
Durante una lezione era venuto a farmi visita il professor Braga e, oltre a farlo ridere, ero riuscita a farlo ballare. Mi avevano assegnato una canzone dove non riuscivo a stare seria e quando immaginavo Braga ballare, la serietà andava proprio a farsi fottere. Quando raccontai a Lele quella vicenda non riusciva a crederci e non aveva trattenuto le risate, ovviamente. Fu ancora più sorpreso quando gli raccontai dell'abbraccio mio e del professore a fine lezione, forse avevamo trovato un punto d'incontro noi due, o forse era solo una bella settimana. Non riuscivo davvero a trattenere un sorriso, era così spontaneo che nemmeno me ne accorgevo. Il giorno prima della registrazione stavo tornando in sala relax da una lezione e con lo sguardo cercai Lele, lo trovai subito dopo seduto per terra su un cuscino con le cuffiette alle orecchie.
«Amo» sussurrai dopo avergli tolto le cuffie.
«Dimmi» rispose sorridendo.
«Mi aiuti per favore?» chiesi mostrandole il testo della canzone in inglese.
«Mettiamoci lì» indicò il piano accanto al frigo e andammo a sederci lì, uno di fronte all'altro.
Alla fine avevo studiato ben poco.
Il mio inglese faceva schifo prima e dopo era migliorato leggermente, tutto ciò perché avevamo fatto tutto oltre che cercare di imparare. Tra risate, prese in giro, mani unite e gambe intrecciate ci eravamo esposti più del solito davanti alle telecamere, sperai infatti che quella parte non venisse mandata in onda. I nostri sguardi parlavano da soli ed era così evidente che persino un cieco se ne sarebbe accorto.

«Professò!» urlai al ragazzo che camminava poco più avanti di me, tornando al residence.
«Ti serve qualcosa?» chiese ironico mentre Gab avvolgeva un braccio nelle mie spalle.
«Si qualche lezione» risi.
«Lezioni private?» domandò ridendo a sua volta, con uno sguardo malizioso che mi fece scoppiare a ridere, ad alimentare ancora di più la mia risata fu il viso di Gabriele che si girava da me a Lele con gli occhi sbarrati e l'espressione incredula.
«Potete non amoreggiare davanti ai miei occhi?» si lamentò poi togliendo il braccio dalle mie spalle mentre faceva qualche passo in avanti.
«Ci vediamo su» disse a Lele «Sempre se tu non hai intenzione di fare altro» mormorò raggiungendo Sergio.
«Hai spaventato il mio bambino, sappilo» ammonì il mio ragazzo dandogli una pacca sul collo prima che lui mettesse un braccio attorno alla mia vita e mi attirò a sé.
Bussammo alla porta della camera di Lele, non era carino lasciare Gabriele da solo anche perché ce lo avrebbe rinfacciato per il resto della sua vita.
Il piccolo problema fu che ad aprirci non era stato Gabriele ma Andreas.
«Cosa ci fai qui?» chiese subito Lele sull'uscio della porta con la mano intrecciata alla mia.
Il suo tono di voce era più tranquillo rispetto all'ultima volta che si rivolse ad Andreas ma era comunque visibilmente stupito e agitato.
«Volevamo stare un po' tutti assieme e dato che Gabriele era solo io e Michele siamo venuti a fargli compagnia prima di radunarci» spiegò brevemente in modo piuttosto tranquillo mentre rientrava in stanza.
Lo seguimmo e, dato che il letto era in parte occupato, Lele andò a sedersi sulla sedia trascinando me sulle sue gambe.
Allacciò le mani attorno alla mia vita ed io posai le mie su di esse.
«Stiamo un po' tutti insieme dopo cena?» domandò Gabriele.
«Ma è giovedì» replicò il mio ragazzo.
«Stiamo in qualche camera, senza fare casino e poi tutti a letto che domani si registra» si alzò dirigendosi verso l'armadio e prese un paio di boxer.
«Dove stai andando?» chiese Lele.
«In doccia» rispose lui.
Lo sguardo del mio ragazzo si rivolse subito ad Andreas, che stava chiacchierando con Michele.
«Ti ammazzo» mimò con le labbra da dietro di me al ragazzo che stava entrando in doccia, lui ridacchiò per poi scomparire, appunto, in bagno.
«Stiamo in camera vostra stasera?» dissi spezzando il silenzio che si era creato tra noi quattro.
«Si, è una delle più grandi» mi rispose Michele.
«Anche se ora è segnalata la nostra stanza» intervenì Andreas.
«Possiamo andare nella mia, è comunque grande» dissi. Sentii il mento di Lele appoggiarsi sulla mia spalla, girai leggermente lo sguardo verso di lui ed ebbi mezzo infarto quando lo trovai a fissarmi in modo inquietante.
«Vieni anche tu Lè?» azzardò a chiedere Andreas.
«Ci sarai anche tu?» chiese retorico.
Il ragazzo di fronte a noi annuì velocemente.
«Allora no» rispose lui secco.
«Amò» sussurrai «Ragiona, parlaci e chiarisci» sussurrai.
Lasciò un respiro profondo prima di chiudere gli occhi per qualche secondo e riaprirli sbuffando.
«Allora non vado io, tranquillo» rispose Andreas alzandosi per andare via.
Diedi un colpo alla gamba di Lele, sotto la mia e lui mi lanciò un'occhiataccia.
«André» lo chiamò e poi allungò la mano oltre il mio corpo verso il ragazzo ormai in piedi.
Strinse la sua mano sorridendo ed io passai sotto le loro braccia per dirigermi da Michele, guardavamo insieme la scena mentre i due si abbracciavano.
«Ti voglio bene Lè» si staccò Andreas, il mio ragazzo sorrise per poi biascicare un «Anche io» molto veloce.

«L'ho fatto solo perché mi stavi torturando tra colpi e occhiatacce» mormorò mentre usciva dal mio bagno dopo essersi fatto la doccia.
«Non sai dirle le bugie» lo rimproverai.
Borbottò qualcosa di incomprensibile passandosi un asciugamano sulla testa «Mi dispiaceva un po' ma non dirglielo» mi disse poi.
«Il mio tenerone lui» dissi alzandomi dal letto per lasciargli un bacio sulle labbra.
«Ci sarei anche io in questa stanza» si immischiò Chiara rientrando dal terrazzo insieme a Gab.
«Ormai ci ho fatto l'abitudine» disse lui lanciandosi sul letto «Durante la giornata quasi quasi nemmeno si cagano poi arrivano qui e si limonano davanti ai miei occhi» si lamentò allargando le braccia.
In tutta risposta il moro di fronte a me, ancora in boxer, mi fece cadere sulla gamba di Gabriele mentre lui mi stava sopra e si avventò sulle mie labbra. In tutto ciò Chiara doveva essere accanto a Gabri, il bacio durò molto poco perché il mio ragazzo fu colpito da un cuscino e dopo essersi spaventato dal colpo cadde dal letto.
Sbucò la sua testa da lì sotto dopo qualche secondo mentre imprecava qualcosa di incomprensibile contro il suo compagno di stanza.
«Questo perché sei uno stupratore di giovani ragazze rosa» gli urlò ridendo mentre mi abbracciava.
«Lasciala» lo minacciò Lele tornando sul letto.
«No, è mia» rispose lui stringendomi mentre io ridevo come una scema.
«E anche lei» gli disse prendendo con l'altro braccio Chiara e portando la sua testa accanto alla mia.
Mi sentii trascinare per un piede e scivolai velocemente dalla presa di Gabriele, quando Lele mi prese in braccio ed io aggrappai le gambe alla sua vita.
«Domani ti sveglio con le pentole» lo minacciò stringendomi mentre rideva.

«Vi voglio bene» ci sussurrò lanciandosi sopra me e il suo compagno di stanza mentre Chiara era a fare la doccia.
«Siete la cosa più bella di questa esperienza» disse per poi allontanarsi leggermente da Gab «Anzi a te ti amo» sussurrò schioccandomi un veloce bacio sulla fronte.

Ecco, un nuovo capitolo, Lele e Andreas hanno finalmente chiarito e si respira un'aria di gioia in questi giorni! Spero vi piaccia, fatemi sapere. Vi adoro!

A love disaster./Lelodie.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora