49. Ti amo, l'ammazzo!

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«Scusami» mormorai piano asciugando le lacrime prima dal mio viso e poi dal suo petto.
Con un fugace movimento si alzò dalla sua postazione, trascinando con lui il lenzuolo per mettersi seduto. Anche io fui costretta a mettermi seduta, evitando però il contatto visivo.
I miei occhi continuavano a bruciare, non erano le solite lacrime di tristezza, rassegnazione o nervosismo erano le mie prime lacrime di gioia.
Al momento non sarei riuscita a parlare di qualcosa di sensato né tanto meno a rispondere al suo discorso così perfetto, non ne sarei stata all'altezza.
Azzardai per un secondo a spostare lo sguardo verso di lui e notai che mi stava fissando, i suoi occhi avevano una luce strana, quasi ipnotica, ma non erano gioiosi come potevano essere qualche secondo fa, erano cupi e quasi assenti. Solo incrociando il mio sguardo con il suo riuscii a percepire il suo stato d'animo. Il suo sguardo accompagnato da un silenzio assordante che mi stavano trafiggendo l'anima mi fece tornare un briciolo di lucidità. Aveva appena dichiarato di amarmi dopo aver fatto l'amore ed io non solo non lo avevo risposto ma lo guardavo come se fosse lui l'estraneo. Così cercai velocemente le mutande e il reggiseno che erano finiti chissà dove, lui sbuffando si infilò i suoi boxer rimanendo sul letto.
Mi avvicinai a lui portando le mie gambe sulle sue e poi gli circondai la vita con esse, i nostri volti erano uno di fronte all'altro e dopo aver preso un grande respiro, mi decisi. Anche le sue gambe ora stringevano la mia vita, come se fossimo in una posizione yoga ma, a parer mio, molto dolce.
Presi il suo viso tra le mani e puntai il mio sguardo fisso con il suo.
«Mai riuscirei a farti emozionare con delle semplici parole come hai fatto tu, io non sono brava con le parole» accarezzai la sua guancia «L'unica cosa che posso dirti, Lele, è che mi hai cambiato la vita. Mi hai stravolto e non ti ringrazierò mai abbastanza per questo» le mie mani si unirono alle sue «Ti amo» non riuscii a frenare la voglia di dargli un bacio «Ti amo davvero tanto, ho bisogno di te più di qualsiasi altra cosa» mi piombai di nuovo sulle sue labbra che erano coinvolte in un sorriso da far perdere il fiato.
Tornammo a sdraiarci con due sorrisi da idioti e tra una chiacchiera e l'altra ci addormentammo.

Mi risvegliai con il braccio di Lele avvolto nella vita che non mi lasciava nessuna via di scampo dato che la sua mano teneva, in modo possessivo, il mio fianco.
Erano già le 10:30 e cautamente spostai il suo braccio dal mio corpo facendo attenzione a non svegliarlo. Avrei dovuto prendere il treno per andare a Lecce questa mattina e non avevo tanto tempo. Mi preparai velocemente e uscendo dal bagno lo trovai nella stessa posizione in cui lo avevo lasciato. La bocca mezzo schiusa, i capelli un po' arruffati ma sempre al loro posto, una gamba distesa sotto il lenzuolo e l'altra usciva fuori da esso essendo leggermente piegata, il suo braccio era disteso sul letto come lo avevo lasciato io e l'altro sotto il cuscino, in tutto ciò era completamente adorabile.
Pensando a cosa fare presi un foglietto dal mio blocco notes ed iniziai a scrivere.
Lasciai la carta della mia stanza affianco al foglio e scesi giù a prendere la colazione, la posai sulla scrivania e dopo avergli dato un bacio sulla guancia andai via.

Lele.
Mi svegliai di soprassalto non so per quale motivo o forse si, appena riuscii a focalizzare dove mi trovassi, notai che il suo corpo non era più avvinghiato al mio.
Un senso di vuoto colpì il mio corpo provocandomi un milione di brividi di freddo, presi il lenzuolo e lo portai sino al mio collo, poi passai una mano tra i capelli e mi misi seduto. Devo ammettere che mi sarei aspettato un risveglio totalmente diverso da questo, magari con lei tra le mie braccia ed un suo dolce bacio per svegliarmi nel migliore dei modi. I miei pensieri, però, furono interrotti quando voltai lo sguardo verso la scrivania dove stava appoggiato un vassoio. Trascinai il mio corpo sul letto non avendo la forza né la voglia di alzarmi e lo presi tra le mie braccia posizionandolo sulle gambe. Il mio sguardo andò a finire su un mezzo foglio strappato da un quaderno.
'Buongiorno amore mio, scusa se sono scappata via ma ho il treno che mi aspetta. Mentre dormi sei ancora più bello e dato che la colazione la porti sempre tu, per oggi ti vizio io. Grazie per avermi passato la giornata più bella della mia vita, ti amo. Tua Didì.'
Sorrisi a quelle semplici parole e alzandomi misi quel foglietto dentro un taccuino che porto sempre con me. Mangiai la mia colazione e solo dopo qualche istante notai la carta della sua stanza, probabilmente l'aveva lasciata a me per chiudere la sua camera quando sarei andato via dato che di Chiara non c'era nessuna traccia.

Quella sera anche io tornai a casa mia, a Pomigliano, e tutto andava per il verso giusto. Mio fratello era felice per me ed io fiero del piccolo uomo che stava diventando, i miei genitori mi stavano viziando in quell'unico giorno che mi potevano vedere dopo settimane di assenza.
Era domenica mattina e stavo beatamente sul divano di casa mia quando il mio telefono iniziò a squillare.
«Lele dove sei?» chiese subito con un tono nervoso.
«A Pomigliano, stasera torno» spiegai velocemente.
«Dio santo! Pensavo di trovarti a Roma! Per risolvere una cosa importante, molto importante» aggiunse.
«Posso partire il prima possibile, se mio padre mi accompagna» dissi.
«Si, per favore» sbuffò «Altrimenti potrei veramente sclerare contro qualcuno, non riesco più a trattenermi» avvisò con un tono di voce che mi fece quasi paura.
Riattaccai poco dopo e riuscii a farmi accompagnare più o meno subito. In macchina milioni di idee mi giravano per la testa, chissà cosa era successo da farla incazzare così tanto.
Tutte quelle ore di macchina non mi permisero nemmeno di pranzare se non di prendere un panino veloce in autostrada.
La strada era molto lunga, anche troppo quindi arrivammo a Roma nel primo pomeriggio.
Salutai mio padre con un veloce abbraccio e senza nemmeno prendere l'ascensore feci le scale velocemente con la valigia che continuava a sbattermi sulle gambe. Bussai alla sua stanza senza ottenere nessuna risposta, poi un'illuminazione mi fece ricordare che avevo io la carta della sua stanza quindi non poteva essere lì dentro.
«Elo dove sei?» chiesi appena rispose alla mia telefonata.
«Al bar affianco all'hotel» rispose.
Mi affrettai a scendere giù per il residence dirigendomi al bar, la trovai nel tavolino infondo.
«Eccomi» esclamai dandole due baci sulle guance.
«Per fortuna! Sono qui da ore ormai» disse appoggiando la schiena al divanetto sul quale era seduta.
«Dimmi tutto» mi grattai la testa, ormai più teso che mai.
«Tu non puoi immaginare nemmeno lontanamente quanto io abbia il cazzo girato» cercò di trattenersi nell'urlare «Quella disagiata insieme al suo amico fritz hanno praticamente detto pubblicamente a tutta Italia che io e te stiamo insieme!» spiegò velocemente ma non capii assolutamente niente.
«Emh come dire» cercai di non usare parole troppo azzardate per evitare che mi sbraitasse addosso «Non ho capito niente» affermai.
«Tieni, guardalo» disse armeggiando con il suo telefono e porgendomelo prima di far partire un video.
A quanto avevo percepito era una diretta di Periscope di ieri sera dove i fan avevano chiesto a Benedetta con chi fosse fidanzata Elodie e lei insieme a Luca aveva risposto che stava con me, cosa poco intelligente dato che l'avevamo avvisata due giorni fa di non dire niente a nessuno.
Continuando ad ascoltare Elodie scoprii anche che l'aveva chiamata insultandola per telefono e chiedendole quanto fosse stupida a fare una cosa del genere, lei cercò di scusarsi ma senza risultati dato che ora stavamo sul letto di Elodie nell'attesa che Benedetta tornasse in albergo per andare a cercarla.
«Sarà rientrata?» chiese.
«Penso di si» dissi, ormai era tornata anche Chiara la quale sapeva già tutto dato che era stata lei ad informare la mia ragazza su questo fatto.
«Sto scendendo nella hall, vuoi venire?» chiese con il fumo che le usciva dalle orecchie.
Annuì seguendola, non ero arrabbiato quanto lei mi dava solo leggermente fastidio ma non mi sarei mai persa la scena di Elo che sbraitava contro chiunque.

Vi ringrazio davvero con il cuore per i bellissimi commenti nel capitolo precedente, mi fate venire voglia di scrivere ancora di più! Grazie, grazie, grazie! Spero che questo vi piaccia

A love disaster./Lelodie.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora