«Cosa hai combinato?» chiesi dopo minuti di silenzio caratterizzato da sguardi imbarazzati.
Abbassò di nuovo il capo come se si vergognasse.
«Lele..» sussurrai leggermente.
«Non voglio perderti Elo, sono stato un coglione e farmi del male era l'unica cosa che mi sembrava più giusta» passò una mano dietro le mie spalle accarezzandomi.
«Mi spieghi?» chiesi.
«Avevi ragione su tutto, era solo colpa mia.. Tu avevi lasciato il tuo ragazzo e io nemmeno me ne ero accorto quindi l'unica soluzione era distruggermi da solo, sono andato al bar e ho bevuto una birra dopo l'altra per dimenticarti anzi, per dimenticare le tue parole che mi avevano praticamente distrutto» la sua mano passò sul mio collo spingendomi la testa sul suo petto «E come se quello non fosse abbastanza ho iniziato a dare pugni all'albero e qualche calcio, mi sentivo più libero sino a quando non è arrivato Gabriele..» scosse la testa come se questi ricordi furono lontanissimi.
«L'ho mandato io» ammisi.
«Davvero?» chiese sorpreso.
«Erano più di due ore che stavo con Gabriele nella tua stanza, gli ho raccontato tutto..» spiegai sorridendo. 'Vai a cercarlo, ti prego' gli avevo detto e lui senza pensarci due volte aveva preso l'ombrello e il cappotto ed era uscito. Ero tornata nella mia camera per aspettarli e quando entrarono in stanza il mio cuore smise di battere per qualche secondo. La sua faccia distrutta e piena di sangue mi aveva fatto pensare il peggio e vederlo accollato a Gabriele mi aveva fatto sentire una stronza, ma tutto questo non glielo avrei detto, non ora almeno.
«Scusami» sussurrai.
«Non devi scusarti Elo, ho sbagliato io» mi lasciò un bacio sui capelli e mi beai della sua vicinanza.«Gabri devi farlo tu! Io ho appena chiamato e si potrebbero insospettire se dico che anche Lele sta male!» continuo a ripetergli da circa mezz'ora.
Sono le 8:30 del mattino e ho appena chiamato la produzione per avvisare che per colpa di una caduta ho un dolore alla gamba e non posso andare a scuola oggi, naturalmente niente di tutto ciò è vero.
Dopo altri dieci minuti di preghiere riesco a convincerlo a chiamare.
«Lele ha la febbre e non può venire oggi» dice al telefono e poi riattacca.
«Perfetto, puoi tornare da lui, a stasera» mi lascia un bacio nella guancia e torno nella mia stanza.
Purtroppo su Lele abbiamo detto la verità, la pioggia che ha preso ieri sera lo ha fatto ammalare ed io ho mentito sulla mia salute per non lasciarlo da solo.
Ci addormentammo piuttosto tardi, stavamo chiacchierando quando Lele si accorse che doveva farsi la doccia e nel bel mezzo della notte si era risvegliato, ma anche se aveva provato a fare silenzio la luce del bagno mi aveva fatta risvegliare.
Era sudato e toccandole la fronte avevo dedotto che avesse la febbre e stamattina l'ho lasciato dormire e sono andata a dirlo a Gabri.
Aspettai in camera che gli altri ragazzi andarono alla scuola e presi l'ascensore per scendere al ristorante, presi due succhi all'ACE, due cornetti alla nutella e un altro alla crema consapevole del fatto che Lele ne avrebbe mangiato due.
Tornai in stanza e lui era ancora addormentato mi sdraiai accanto a lui e nell'attesa mi riaddormentai.
«Elo..» sentii. Mi svegliai e la figura di Lele accanto a me fu la prima cosa che vidi.
«Non sei andata a scuola?» domandò subito.
«No, stavi male e sono rimasta a farti compagnia, ho portato la colazione» indicai il vassoio, mi alzai e lo portai sul letto.
«Grazie» sussurrò.«Buonasera amori miei!» urlò Gabo appena aprì la porta.
Lo salutammo entrambi con un sorriso e subito si precipitò su Lele seduto sul letto.
Avevamo passato la giornata a parlare anche se, ogni tanto si addormentava per mezz'ora dalla stanchezza, la febbre era diminuita dopo pranzo grazie alle medicine e al panno bagnato che gli avevo messo in testa, ed ora stava meglio.
Domani saremo tornati a scuola, Lele aveva insistito tanto nonostante gli dicessi di stare ancora un giorno a riposarsi.
«Come stai?» gli chiese passandole la mano sui capelli.
«Bene» rispose lui con un sorriso, nemmeno la febbre lo fermava.
Lele tornò con Gabri nella sua stanza non appena arrivó Chiara, dovevano entrambi farsi la doccia e anche io ne avevo urgente bisogno.
Ci ritrovammo direttamente a cena e come d'abitudine si sedette accanto a me.
«Non ti siedi con lei?» feci un cenno con la testa verso Arianna per stuzzicarlo un po'.
«No, casomai passo nella stanza sua e di Benedetta dopo» mi fece un sorrisetto di sfida e io gli diedi un colpo al braccio.
«Non azzardarti» lo minacciai e lui rise.
«Beh potrei averne due al posto di una» si grattò il mento facendo finta di pensarci.
«Potresti avere anche due pugni al posto di uno» sorrisi scatenando in lui un'altra risata.
La cena passò tranquillamente tra battute e scherzi vari, eravamo nella hall tutti insieme più o meno ed io ero seduta sulle gambe di Gab con Lele affianco.
Si sporse leggermente verso il mio orecchio «Sali in camera mia tra venti minuti» sussurrò alzandosi.
«Io vado raga, a domani» salutò tutti gli altri dando una pacca sulla spalla a Gabri seguita da un occhiolino, mi lasciò un ultimo sguardo e andò veloce all'ascensore.
«Tu sai qualcosa?» chiesi a Gabo.
«Su cosa?» fece finta di niente.
«Mi ha detto di andare in camera vostra tra venti minuti» spiegai anche se avevo la sensazione che lui sapesse già tutto.
«No» rise «Non so niente» disse ridendo.
«Si, certo» lo guardai bene «Sei poco credibile» risi anche io, data la sua faccia non avevo niente su cui preoccuparmi.
In me si scatenò solo un'immensa curiosità così decisi di andare un po' prima, un po' tanto.
«Dove vai?» chiese mentre mi alzavo.
«Da Lele»
«No» disse subito prendendomi per il polso e caddi di nuovo sulle sue gambe «Tra venti minuti» ordinò.
Sbuffai e provai a concentrarmi sul discorso dei ragazzi ma la mia mente era da un'altra parte. Finalmente un po' di pace, pensai.
La quiete dopo la tempesta.«Ti sta squillando il telefono» dissi a Gab, aveva il telefono in tasca e lo avevo sentito subito dato che ero ancora sopra le sue gambe.
Mi fece spostare leggermente e prese il telefono.
«Puoi salire» rise leggendo il messaggio, spostai leggermente la testa mentre lui rispondeva.
Riuscii a leggere 'Ho appena finito falla salire' o qualcosa del genere, c'erano altre parole di mezzo ma non riuscii a vederle.
Mi alzai e lasciai un bacio sulla guancia di Gab, poi mi avvicinai a Chiara «Sto andando da Lele» sussurrai e lei annuì.
«Ciao ragazzi, a domani» dissi facendo la manina in segno di saluto e corsi verso l'ascensore.
Bussai freneticamente la porta della stanza di Lele e aspettai.
L'ansia mi stava divorando ma era mista ad una bella sensazione.Spero vi piaccia, il prossimo sarà un bel capitolo, finalmente❤
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A love disaster./Lelodie.
RomansaDue caratteri opposti che incontrano l'amore, ma niente è così facile come sembra.