38. Costruire.

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Lele.

Sentivo qualcuno che bussava alla porta, più che altro sembrava che la stesse per buttare giù.
«Lele» urlò allungando la 'e' finale «Ti muovi?» era lei.
Non pensavo che ci avesse messo così poco tempo a salire dato che Gab mi aveva appena risposto.
«Era ora» disse entrando «Ero qui fuori da almeno venti secondi» sbuffò alzando gli occhi al cielo ed io risi.
«Smetti di guardarmi con quel sorriso» mi ammonì con voce divertita mentre si sedeva sul letto.
«Altrimenti ti innamori» risi.
«Contaci»
Passò qualche secondo di silenzio mentre pensavo a come potevo farle vedere ciò che avevo creato.
Come se mi stesse leggendo nel pensiero parlò.
«Perché mi hai fatto venire qui?» chiese, il suo sorriso mi trasmetteva tranquillità.
«Devo parlarti» dissi ed il mio tono risultò fin troppo serio «Cioè non proprio parlarti» iniziai. Lasciai perdere le parole dato che mi stavo incasinando da solo e andai a prendere il computer che avevo appoggiato sulla sedia accanto alla televisione. Dopo le avrei parlato ma prima dovevo fare un'altra cosa.
Lo accesi e mi sedetti accanto a lei sul letto con il computer sulle gambe, aprii il video e le passai il computer prima che potesse iniziare.
La canzone che avevo scelto come sottofondo riecheggiava nella stanza. I suoi occhi erano fissi sul video mentre scorrevano le nostre foto, scattate dalla produzione e dei selfie che avevamo fatto durante tutto questo percorso insieme.

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.
Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza.
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
Ti salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...
io sì, che avrò cura di te.

La canzone finì e l'ultima foto era accompagnata da una frase. Era una foto che mi aveva mandato Gabriele, scattata il giorno del mio compleanno, i nostri corpi assolti in un abbraccio e lo striscione che aveva creato apposta per me.
«Sei il senso che ho dato a sto mondo sbagliato» dissi proprio come aveva fatto lei con me un mese prima.
Presi il computer che aveva sulle gambe e lo misi di nuovo sulla sedia, lei si alzò dopo di me abbracciandomi. Le lasciai un bacio sui capelli e prendendole la mano la feci sedere di nuovo.
Avevo creato il video per farle capire quanto tempo era passato dal nostro primo e incontro ed il grande percorso che avevamo costruito insieme ma non era quello il motivo per cui l'avevo fatta venire qui, ora.
Presi un sospiro e presi la sua mano tra le mie stringendola tra loro.
Non avevo preparato nessun discorso, anche perché l'avrei sicuramente dimenticato e mi dissi che le parole mi sarebbero venute da sole, bastava semplicemente guardare per qualche secondo i suoi occhi.
Ed i suoi occhi erano lì, che mi fissavano attentamente, quegli occhi grandi e cerulei scrutavano ogni piccolo movimento che facevo ed ora erano fissi sui miei in attesa delle mie parole.
«Sono passati più di due mesi, ormai ci siamo conosciuti abbastanza e ne abbiamo passate tante» iniziai «Ma tu sei ancora qui ed io lo stesso, non voglio fare tanti giri di parole» ero teso ma sperai che lei non se ne accorgesse «Siamo arrivati ad un punto che non sappiamo nemmeno cosa siamo, tu stessa me l'hai ripetuto varie volte, noi non siamo niente, no?» chiesi guardandola, annuì semplicemente «Possiamo costruire il nostro rapporto, insieme per diventare qualcosa» dissi «Ti va di costruire con me questa relazione Elo?» domandai.
Ero stato diretto, pochi giri di parole e niente di speciale. Solo un semplice video e qualche parola era quello che le avevo proposto ma a lei sembrò non importare, nonostante non avessi fatto una cena a lume di candela o una proposta commovente lei era felice, lo si poteva vedere dai suoi occhi ed era questo ciò che volevo io: renderla felice.
Non l'avrei resa felice facendo chissà cosa, ma dimostrandole il mio amore a modo mio.
Aspettai una risposta da parte sua, continuava a guardarmi in silenzio, ora però nel suo viso si era creata anche una fossetta accompagnata da un sorriso dolce.
«Costruire» ripeté piano «Possiamo costruire Lele, finalmente» sorrise si piombò sulle mie labbra e subito mi staccai.
«Aspetta» sussurrai «Devo fare la proposta» ridacchiai.
«Si Lele, voglio essere la tua ragazza» mi precedette e scoppiò a ridere per poi rigettarsi sulle mie labbra.
Ricambiai il bacio e, a corto di fiato, ci staccammo dopo qualche minuto. L'abbracciai istintivamente e lei mi strinse forte la schiena.
«Grazie» sussurrò.
«Per cosa?»
«Per avermi capito, sostenuto e aiutato. Per avermi fatto capire i veri valori della vita e soprattutto per avermi fatto capire cosa vuol dire amare. È solo grazie a te se ora so amare il prossimo senza giudicarlo all'apparenza, è solo grazie a te se prima che Yvonne uscisse dalla scuola io le sono andata incontro per abbracciarla, è solo grazie a te se ora riesco a parlare con Cristiano senza avere la voglia di picchiarlo, è solo grazie a te se ho fatto una lezione con Braga senza litigarci ed è solo grazie a te se ora ho il coraggio di amare una persona sentendo davvero quel sentimento, senza paura di essere giudicata» sorrise ed io rimasi ad ascoltarla sorpreso «Quindi semplicemente grazie» la baciai semplicemente, non volevo che mi ringraziasse, in fondo lei aveva fatto uscire una parte di me che nemmeno sapevo di avere, quindi dovremo ringraziarci a vicenda per sempre, credo.
Intrecciai la mia mano con la sua e lei sorrise guardandole, poi mi sfilò l'anello. Quello che a lei piaceva tanto, quello che aveva veramente molta importanza per me.
Lo mise nel suo anulare «Ma è gigante» si lamentò ridendo.
Glielo sfilai e lo misi nel suo indice.
«Ora è perfetto» sussurrai.
Guardò la sua mano sorridendo «Se arriveremo fino alla fine insieme te lo restituirò» disse «E faremo di tutto per arrivarci» si appoggiò alla mia spalla e le lasciai un bacio sulla fronte prima di avvolgerla in un abbraccio.
Avevamo iniziato a costruire.

Ecco il tanto atteso capitolo, finalmente si sono messi insieme dopo 38 capitoli ahah. Spero vi piaccia, ci ho messo tanto a scriverlo perché avevo tante idee ma non riuscivo ad organizzarle! Come avete sicuramente notato ho cambiato nome alla storia ed anche la copertina, ditemi il vostro parere, ci tengo molto❤

A love disaster./Lelodie.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora