45. San Valentino.

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«Dai Michè aiutami!» lo pregai.
Eravamo appena fuggiti dalla mia stanza per organizzare qualcosa per domani ma lui aveva già le idee ben chiare.
«Devo organizzare qualcosa per Carlotta Lè» mi disse per la cinquantesima volta.
«Ma dammi un'idea!»
«Guarda che a Elodie non piacciono le cose romantiche, sii te stesso e fai qualcosa di semplice» spiegò.
«Oh ma grazie!» ironizzai «Sei molto gentile, non sarei mai arrivato ad una conclusione simile» sbuffai lasciandomi andare sul suo letto.
«L'unica cosa che posso fare è tenerla occupata sino alle nove di sera, poi te ne vai a fanculo» sorrise e io gli lanciai una scarpa di Alessio buttata lì per caso.
«Allora vado ad indagare da lei» dissi alzandomi.
«Non farti sgamare, genio» rise dandomi una pacca sulla spalla e dopo aver borbottato un 'Fanculo' uscii dalla stanza.
Tornai a passo svelto verso la mia camera, dopo essere uscito dall'ascensore, con la speranza di trovare ancora Elodie lì.
Bussai alla porta imprecando mentalmente per aver dimenticato la carta dentro alla stanza.
Venne ad aprirmi Gabri in mutande, si giustificò velocemente con un «Ero in doccia» ed io annuì.
«Gli altri?» chiesi.
«Sono tornati nelle loro stanze a prepararsi, stasera solita serata tutti insieme» mi risponde asciugandosi i capelli con un asciugamano.
«Io non vengo»
«Perché?» sbuffò.
«Devo pensare» mi passai una mano tra i capelli «Sono così idiota!» mi insultai da solo «Non so cosa fare per Elodie, domani è San Valentino» dissi e lui rise.
«Cazzo ridi, aiutami» ringhiai.
«Minchia ne so, vai e spiala» ironizzò lui ed io la presi come una sfida.
«Genio! Vadoo!» corsi verso la porta chiudendola alle mie spalle lasciando Gabriele urlare qualcosa tipo 'Tu hai problemi seri!', ridacchiai e mi fermai davanti alla porta della 545.
Non potevo origliare da lì, non avrei sentito niente e sicuramente non era l'argomento principale che avrebbe trattato con Chiara.
Chiara!
Lei mi avrebbe sicuramente aiutato, presi velocemente il telefono dalla tasca dei miei jeans e la chiamai.
«Dove è Elodie?» chiesi subito.
«In doccia» rispose lei.
«Perfetto, aprimi» dissi chiudendo la chiamata e la sentii ridere, oggi facevo ridere troppe persone mi sentivo un completo deficiente.
«Dimmi» disse trovandomi davanti alla porta ad aspettare.
«Ssh» mi portai un dito alla bocca e mi catapultai dentro la stanza.
«Aiutami» dissi poi «Devi semplicemente parlare con Elodie della faccenda 'San Valentino'» dissi mimando le virgolette «Io starò qui sotto il letto» sorrisi per l'idea geniale e lei si portò una mano sulla fronte in modo teatrale.
«Avevo intuito che tu non fossi sano mentalmente ma non credevo sino a questo punto» sussurrò per non farsi sentire dal bagno. Le lasciai un bacio sulla guancia come ringraziamento e strisciai in terra sino a coprirmi completamente sotto il letto.
Passarono vari minuti in cui comunicavo con Chiara sussurrando sino a quando non sentimmo la porta del bagno aprirsi e lei si buttò subito sopra il letto, Elodie poco dopo fece lo stesso.
«Perché hai il pigiama?» le chiese Chiara.
«Non ho voglia di uscire stanotte» rispose lei.
«Ma nemmeno la settimana scorsa sei uscita» si lamentò la mora.
Lei non rispose, potrei scommettere il fatto che abbia alzato le spalle. Lo fa spesso quando non sa cosa rispondere.
«Io vado via presto, sto da Federico sai a mezzanotte è già San Valentino» ammiccò Chiara.
«Beata te» rise lei di rimando.
«Perché Lele non ti porta da nessuna parte?» chiese, era brava nel svolgere il suo lavoro.
«Non ne abbiamo parlato, sai che sono una persona poco romantica» spiegò «Non vorrei facesse chissà cosa, mi bastano piccoli gesti» si accomodò sul letto facendo pressione, mi spaventai di colpo ed alzai la testa sbattendo alle aste del letto.
Mi maledissi mentalmente e massaggiai la mia testa dolente.
«Cos'era?» chiese subito lei.
«Sarà saltata un'asta, niente di che» rispose Chiara tenendo la calma, sembrò che Elodie credette alle sue parole e continuarono a parlare.
«Dicevi?» la spronò Chiara.
«Dicevo che mi basterebbe stare con lui, niente di speciale» sorrise. Non la vidi ma ormai conoscevo i suoi movimenti e in quel momento stava sorridendo.
Ora che avevo qualche risposta alle mie domande dovevo trovare un modo per uscire da lì sotto senza farmi vedere. Pensai un secondo e strisciai piano aiutandomi con le braccia verso la parte di letto che occupava Chiara, toccai la sua gamba e feci un segno con la mano. Sperai mi capisse e tornai sotto il letto.
«Hai un oki?» le chiese.
«Mmh no, perché?»
«Ho mal di testa, andresti da Arianna e Benedetta a prenderne una?» domandò e lei accettò uscendo dalla stanza.
Abbracciai velocemente Chiara sussurrando un 'Grazie' e tornai in camera.
Comunicai a Gabriele che quella notte sarei uscito.
Mi feci una doccia veloce, misi una maglietta verde semplice e jeans neri ed andai in camera sua.
«Non esci?» dissi guardandola mentre indossava ancora il pigiama.
«Non ho voglia» rispose facendomi entrare.
«E dai, sono venuto a prendervi perché Gab non è ancora pronto» feci la faccia da cucciolo sussurrando un 'Dai vieni' e tra sbuffi e sorrisi accettò.
Aspettai almeno mezz'ora sul letto con Chiara, da poco era arrivato anche Gabo e tutti e tre stavamo aspettando che lei finisse di prepararsi, uscì poi con una tuta a pantaloncino nera, stupenda come sempre.
Arrivati alla hall i ragazzi aspettavano solo noi ma non sembravano innervositi, la cena passò tranquillamente e verso le undici andammo in discoteca.
Presi posto nel divanetto del nostro tavolo e lo stesso fece Elo, a separarci c'era Michele. Decidemmo subito dopo di andare in pista, io in realtà sarei rimasto seduto negli sgabelli del bancone a guardare gli altri ballare, anzi a guardare lei ballare.
Ormai mancava poco a mezzanotte e non sapevo come comportarmi così prima che schioccasse l'apertura del 14 febbraio la tirai per un braccio attirandola a me.
Le lasciai un bacio sulla testa e lei mi strinse tra le sue braccia.
«Usciamo?» urlai per la troppa musica.
Annuì e strinsi la mia mano con la sua facendomi spazio tra la gente, lasciai uno sguardo al nostro tavolino completamente vuoto e mi diressi lì per stare un po' soli.
Arrivati al tavolo la feci sedere sulle mie gambe e le lasciai un bacio sulle labbra.
Tolsi il telefono dalla tasca che segnava la mezzanotte ormai passata da qualche minuto.
«Auguri amore mio» sorrisi lasciandole un altro bacio, sorrise sulle mie labbra ricambiando il bacio.
La sua lingua chiese accesso alla mia bocca, la lasciai fare facendomi trasportare da quel suo dolce bacio. Le sue mani sulle mie guance e le mie tenevano la sua schiena, ci staccammo dopo qualche minuto notando che nessuno si era accorto di noi, per fortuna.
«Vaffanculo amore mio» sorrise dandomi un veloce bacio a stampo.
«Vaffanculo?» chiesi.
«Porta sfiga dire auguri» rise ed io la strinsi ancora di più a me, le lasciai un bacio sulla spalla e tornammo in pista.
La serata proseguì in amicizia, dopo quel momento raggiungemmo gli altri e purtroppo non ci fu nessun altro momento in solitudine. I nostri sguardi comunque, parlavano e a noi bastava anche quello.
«Io vado, domani ho da fare» sorrise Michele finendo il suo drink al tavolo. Fu seguito da Andreas, Nick, Benedetta, Chiara e tutti i ragazzi fidanzati che dovevano incontrarsi con i loro rispettivi morosi oppure domani dovevano fare qualcosa appunto con loro.
Anche io, Gab e Elo decidemmo di andare via e con un taxi tornammo in albergo.
Lasciammo Elodie in camera sua e andammo a dormire, la giornata seguente doveva essere speciale.

A love disaster./Lelodie.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora