36.Credimi.

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«Dammi la mano» disse ed io rimasi fermo. Cercò di farmi alzare e mise il mio braccio tra le sue spalle.
«Ti porto al residence, ti riposi, ti curi queste ferite» disse prendendo la mia mano dalla sua spalla per lasciarla barcollare vicino alla sua faccia subito dopo «E domani mi racconti tutto» finì.
Gli ero grato per non aver detto nessun'altra parola per tutto il tragitto, si limitava a camminare velocemente cercando di ripararmi con l'ombrello.
«Lele ero preoccupato, che cazzo ti è preso?» domandò con un pizzico di nervoso misto a delusione.
Volevo chiedergli perché fosse lì e come mi aveva trovato, ma decisi di lasciar stare. Non avevo nessuna voglia di parlare di questo, mi vergognavo di tutto quello che era successo e continuavo a darmi le colpe mentalmente.
«Non hai intenzione di rispondermi?» chiese mentre eravamo sempre più vicini al residence e io scossi piano la testa.
Sperai con tutto il cuore che la hall dell'albergo fosse vuota e per fortuna avevamo via libera.
Il peggio arrivò quando entrammo in camera.
Ero ancora appoggiato a Gabriele ma la porta era aperta, al suo interno seduta sul letto c'era Elodie.
Spalancò gli occhi appena mi vide accasciato a Gabri con la maglietta macchiata ma subito la sua faccia si trasformò di nuovo in un cipiglio.
«Te ne occupi tu?» chiese Gab lasciandomi sdraiato sul letto e lei annuì.
Volevo dirgli che non volevo rimanere qui con lei, che era l'ultima persona a cui volevo far vedere la mia debolezza ma non ebbi le forze e rimasi lì con lo sguardo verso il soffitto, girai la testa e notai subito che quella non era la mia stanza ma bensì quella sua.
«Io mi faccio una doccia almeno» sospirò Gab indicando la sua maglietta con del sangue ed uscì.
Lei stava lì seduta al bordo del letto, indossava una canotta e un pantaloncino e la sua faccia non traspariva nessuna emozione, dovevo guardarla negli occhi per capire cosa le passava per la testa ma quello non era il momento adatto.
Si alzò e venne verso di me, non parlava né mi guardava negli occhi, guardava le mie mani e la mia maglietta macchiata dal sangue ormai secco.
«Seguimi» ordinò, la sua voce mi fece quasi paura era così distaccata e.. debole.
Non risposi e rimasi lì immobile, non avevo le forze per alzarmi.
«Lele» disse guardandomi negli occhi.
«Io..» iniziai «N-non ce la faccio» balbetto per la mancanza di saliva e per non aver parlato per lungo tempo.
Mi aiuta ad alzarmi mettendo le sue mani sotto le mie braccia e poi mi appoggio a lei seguendola in bagno, mi fa sedere sul water e di nuovo cala il silenzio tra noi.
Non è un silenzio per niente piacevole, più che altro è un silenzio assordante e parecchio imbarazzante, in questo momento vorrei solo dormire e risvegliarmi tra qualche giorno.
Lei stava davanti a me, era in punta di piedi e cercava qualcosa nel piccolo mobile del bagno poi si avvicinò a me con il disinfettante e il cotone in mano, si chinò alla mia altezza prendendo la mia mano. Mise del disinfettante sul cotone e lo passò delicatamente sulle mie nocche facendo piccoli cerchietti per tamponare la ferita. Fece lo stesso con l'altra mano e poi il silenzio cessò.
«Hai altri graffi?» chiese.
«Non lo so, mi brucia la gamba» sussurrai indicandola, alzò il mio jeans e passo il cotone sul piccolo graffio che mi stava facendo un male tremendo nonostante le sue dimensioni fossero ridotte.
«Io vado» dissi piano uscendo dal bagno.
«No Lele, dormi qua» rispose lei ed io più stupito che mai mi sedetti sul letto.
La sbornia mi era praticamente passata, ero molto indolenzito e facevo fatica persino a camminare.
Lei non era ancora tornata in camera, erano passati ormai svariati minuti e non riuscivo a capire cosa stesse facendo. Mi alzai gemendo dal letto e la trovai seduta per terra con le mani in faccia.

Elodie.
Non sentii il rumore dei suoi passi, aveva tolto le scarpe ed era stato molto silenzioso quindi non mi ero accorta della sua presenza sino a quando le sue mani sfiorarono le mie.
Tolsi le mie mani dalla faccia e lo fissai dritto negli occhi, potevo scommettere che i miei comunicavano tristezza, solo tristezza. Non perché fossero lucidi pronti a scoppiare ma perché erano collegati al mio cuore ed in questo momento le emozioni potevo trasmetterle solo con lo sguardo.
«Scusa» fu l'unica cosa che sentì uscire dalle sue labbra.
«Non basta chiedere scusa, Lele» mi alzai e tornai in camera seguita da lui, mi sdraiai sulla mia parte del letto e lui dall'altra.
«Elo possiamo parlare?» prese la parola, la sua voce roca mi provocò un brivido.
«Non voglio sentire stupide scuse» borbottai. Non credevo nemmeno io alle parole che avevo detto ma questa situazione non faceva altro che innervosirmi, pensa che dopo aver fatto tutto questo putiferio io lo perdoni in un secondo? Si sbaglia, lui ha sbagliato e lui si prenderà le sue conseguenze.
«Elo per favore» sussurrò sfiorando il mio braccio, puntai gli occhi sulle sue dita, aveva le mani tutte aperte dai tagli.
«Ti ascolto» sbuffai distogliendo lo sguardo dalle sue mani.
«Hai davvero lasciato Andrea?» chiese ed il suo tono mi diverte leggermente.
Gli consento di parlare e spiegarmi la situazione e la prima cosa che riesce a dire è se ho veramente lasciato il mio ex ragazzo, ma quanta pazienza ci vuole per non buttarlo giù da questo letto?
«Si Lele, l'ho lasciato» sbuffo ed un sorriso si fa spazio sul suo viso, i capelli ora sono un po' più asciutti ma si può notare qualche rimanenza di sangue sulla sua faccia, dovrebbe farsi una doccia. Continua a sorridere in silenzio.
«Lo trovi divertente?» lo fulmino con gli occhi ma sembra che non gli importi.
«Perché hai reagito così?» chiese dopo qualche secondo, più tranquillamente.
«Devi fare un discorso o un interrogatorio?» domando scocciata.
Perché ho reagito così? In realtà non lo so nemmeno io, pensavo di aver dato così tanto a Lele che ogni sua mossa sbagliata mi faceva più male del dovuto.
«Ho bisogno di qualche risposta per poter fare un discorso sensato» sembra cosi tranquillo ora, quasi dimentico che è qui nella mia camera per il semplice fatto che è stato sotto la pioggia per due ore ad ubriacarsi e dare pugni a chissà cosa.
«Sono semplicemente scoppiata, erano giorni che mi tenevo dentro ciò che pensavo e non è da me non dire quello che penso su una persona» rimango sul vago senza fare ricorrenza a nessun fatto.
«Io non ti ho sostituito Elo..» inizia e il suo sguardo si abbassa «Non devi nemmeno pensare una cosa del genere e non immaginavo che tu potessi reagire così male per un avvicinamento con un'altra ragazza» spiegò.
«Ci stavi attaccato Lele»
«La stavo semplicemente conoscendo» lo interrompo un attimo «Non conosci una persona mettendola sulle gambe!» lo accuso.
«Ammetto di aver sbagliato i modi, ma non c'era nessuna malizia in me, credimi» puntò gli occhi sui miei «Elo credimi quando ti dico che non posso interessarmi a nessuna in questo momento perché in testa ho solo te, credimi quando ti dico che voglio solo ed esclusivamente te!» i suoi occhi così profondi mi stavano mettendo a disagio.
«Perché non mi hai nemmeno confortato prima della sfida o almeno dopo?» chiedo.
«Non lo so, mi sembrava tutto così irreale» si passò la mano tra i capelli, segno che era agitato «Milioni di immagini di me e te insieme mi sono passate come un flashback in quei minuti e la grandissima paura di non poterti più avere tra i piedi era l'unica cosa che mi stava tormentando» fece una pausa «Non sarei riuscito a rimanere impassibile mentre tu andavi via da qui, ma quando hai vinto la sfida non mi sono sentito nemmeno sollevato perché io lo sapevo che tu non avresti perso, sapevo benissimo che se c'era una persona che meritava quel posto nella scuola eri tu! Avevo paura ma era una paura infondata perché nel mio cuore sapevo che nessuno ti poteva battere ed è per questo che sono rimasto immobile, perché ero confuso e sorpreso ma allo stesso tempo rassicurato e compiaciuto» disse tutto d'un fiato. Rimasi qualche secondo a ripensare alle sue parole, sembrava così sincero. Con quegli occhi praticamente distrutti, non aveva pianto ma erano lucidi e colmi di tristezza. Poi guardavo le sue mani piene di tagli e mai mi sarei aspettata di curargli le ferite dopo una situazione del genere.
«Lei ti interessa?» chiesi poi con più calma.
«No!» sbottò subito «Come devo dirtelo Elo?» spostò gli occhi sul mio corpo accanto al suo «Come devo dirti che nessuna è come te? Non potrei mai affezionarmi ad una persona sapendo che ci sei tu accanto a me..» sussurrò l'ultima parte e poi mi guardò «Perché tu sei ancora accanto a me vero?» domandò intimorito dalle sue stesse parole.
Spostai lo sguardo tra i nostri corpi e mi avvicinai al suo, allungai la mano verso la sua e la appoggiai delicatamente tracciando i suoi tagli.
«Sono qui,Lele» sussurrai chiudendo leggermente gli occhi.

A love disaster./Lelodie.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora