21.La mia calamita.

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Lele.
Mentre correvo sul tapis-roulant guardavo la ragazza di fronte a me che cercava di fare addominali sulla panca, mi venne da ridere per il suo modo poco stabile di fare esercizi, tutta storta cercava di rialzarsi man mano che scendeva con la schiena così spensi il tapis e mi avvicinai ridacchiando, si tolse le cuffie e mi guardò male.
«Cosa hai da ridere?» sbottò subito ed io scoppiai a ridere di gusto.
«Complimenti per i tuoi esercizi» dissi ricevendo un calcio al polpaccio.
«Dai ti aiuto» mi inchinai affianco alla panca e misi una mano poco più su del suo petto e l'altra alla stessa altezza nella schiena e la guidai facendola scendere sulla panca lentamente e facendola risalire con un piccolo aiuto.
«C'è qualcosa che non sai fare?» chiese lei.
«Perché?»
«Canti, suoni, componi e sei pure personal trainer» sorrise.
«Dimentichi la cosa più importante» dissi strafottente.
«Cosa?» chiese perplessa.
«Ti faccio innamorare» risposi sorridendo e d'istinto misi la lingua fra i denti.
«Te piacerebbe tesò» disse roteando gli occhi e dandomi una pacca sulla coscia, si rimise le cuffie e riprese i suoi esercizi.

Eliminarono Floriana e Daniela oggi e capii che il gioco si faceva man mano sempre più serio, non era più nemmeno un gioco ormai.
Paolo inoltre, aveva la maglia della sfida che doveva tenere sino al rientro delle vacanze.
Tornammo in sala relax anche noi un po' provati e mi andai a prendere un bicchiere d'acqua, vidi Elodie prendere una red bull dal mini frigo mentre chiacchierava con Sergio.
Mi andai a sedere con Yvonne sul divano a scambiare due parole, sino a quando non mi arrivò un messaggio per andare in sala per le prime assegnazioni di questa settimana.

Elodie.
«Cosa vuoi?» sbottai al telefono dopo l'ennesima chiamata di Lele.
L'avevo ignorato tutto il giorno dato che a lui piaceva stare sul divano a farsi coccolare dalla rossa antipatica sono tornata in albergo evitandolo in qualsiasi modo e mi ero subito rifugiata in camera senza nemmeno scendere a cenare.
"Aprimi" disse nervoso.
Misi la mano su un fianco e aprii la porta.
«Si può sapere che problemi hai?» urlò appena lo guardai, era furioso.
«Ciccio, datti na calmata» dissi voltandomi ed andando a sedermi sul letto.
Lo sentii mentre sbuffava e sbatteva la porta seguendomi sul letto.
«Dov'è Chiara?» chiese subito.
«Da Michele»
«Perfetto, ora puoi dirmi quali sono i disagi che ti affliggono» dice stringendo le mani tra di esse.
«Ne ho tanti» rispondo senza darle la soddisfazione che vuole.
«Elo sono serio, mi hai ignorato tutto il giorno mentre cercavo di parlarti in sala relax, durante il pranzo quando ti ho chiesto l'acqua e appena usciti dalla scuola hai fatto finta di non sentirmi..»
«Torna dalla tua amichetta roscia e lasciami in pace Lele» indico la porta per farle capire il senso della mia frase precedente.
«Non ci credo» dice ridendo e portandosi le mani sulla faccia «Sei gelosa» esclama.
«Pff, di te?» cerco di sembrare il più acida possibile.
«Che onore!» urla lasciandosi andare sul letto.
«Ma che onore cosa?» dico innervosita.
«Che onore che la cattiva Elodie sia gelosa proprio del sottoscritto» dice portandosi le mani dietro la testa.
«Stai male!» esclamo sdraiandomi accanto a lui.
«Non farlo mai più»
«Non mi dici tu quello che devo fare, spocchiosetto» dico lasciandole un pugno sul braccio.
«Rimani qui?» chiesi interrompendo il silenzio.
«La gente potrebbe sospettare» dice grattandosi la testa.
«A domani, allora» dico buttandomi su di lui e sedendomi poi sulla sua pancia.
«Potresti uccidermi» dice ridendo mentre porta le sue mani sulla mia schiena accarezzandola dolcemente.
Si mette seduto tenendomi dalla schiena mentre stringo le braccia attorno al suo collo.
«Che stai facendo?» urlai mentre lui si alzava con me in braccia tenendomi forte sotto le cosce e senza degnarmi di una risposta appoggiò le sue labbra alle mie.
«A domani» mi dice mettendomi sul letto.
Lo guardo andare via e mi sento così diversa quando sono con lui, il mio sguardo cambia appena i suoi occhi incontrano i miei, si illuminano di una luce preziosa che appare solo quando c'è lui con me, solo quando lui mi è accanto.

«Buongiorno» sento Chiara che mi ha appena svegliato.
«Buongiorno amo» dico sorridendo, strano, non è successo niente eppure sono contenta da mattino presto.
Corro in palestra dove trovo come d'abitudine Lele e Daniele che fanno esercizi insieme, li saluto velocemente senza dare all'occhio e dopo un'oretta ci dirigiamo verso la scuola.
Non appena varchiamo la soglia, ci si piazzano davanti Marcello e Stefano con dei sorrisi.
«Buongiorno ragazzi, correte in sala relax ci sono delle sorprese oggi» comunicarono.
«Pronti?» urlò Alessio con la mano sulla maniglia. Appena entrammo notammo subito l'albero di Natale da decorare e una marea di cappellini natalizi sul divano, in terra due scatoloni con le decorazioni necessarie.
Tutti felici e contenti ci catapultammo sugli scatoloni dopo aver indossato i cappellini ed iniziammo a fare l'albero tutti insieme.
Passamo metà mattina così a scherzare e divertirci, non passavo una giornata del genere da tantissimo tempo e mi sentii veramente felice di stare qui in questa scuola con queste persone meravigliose.

Sono seduta sul tavolo all'angolo della sala relax, alla mia destra c'è Lele mentre dietro di me c'è Paolo, davanti a noi Alessio ci spiega animatamente la sua giornata in sala danza mentre Chiara, Gabri e Andreas lo ascoltano attentamente.
Mi giro verso il ragazzo accanto a me, notando con gran piacere che anche lui mi stava guardando, accenno un sorrisetto e mi avvicino a lui.
Ha le gambe incrociate e ora il suo sguardo è su Alessio che continua a parlare, metto le mie gambe sulle sue e non appena sente questo contatto si gira di scatto lasciandomi un dolce sorriso.
Posa le sue mani sulle mie gambe accarezzandole piano piano e rendendomi conto della situazione mi alzo e vado in bagno correndo.
«Che succede?» chiede lui dopo avermi seguito.
«Le telecamere!»
«Ah.. Devo starti lontano quindi?» abbassa la testa e mi sento terribilmente in colpa, non posso mica fare le cose e poi pentirmene dopo pochi secondi.
«Il fatto è che io non riesco a starti lontano Lele, sei la mia calamita».

A love disaster./Lelodie.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora