53. Casini e pace.

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«Oh dio» sussurrò lei alzando gli occhi al cielo «Si può sapere dove cazzo eravate?» sbottò poi, staccandosi Michele da dosso.
«Ciao ragazzi!» urlò Andreas.
«Ale ci sei anche tu» continuò Alessio «Ci siete tutti, amici miei» alzò le mani al cielo ridendo.
«Dove eravate?» chiese di nuovo Elodie.
«In realtà non lo so» rise Alessio.
«Vi riportiamo in albergo» disse Ale mettendo un braccio attorno alle spalle di Alessio che era quello messo peggio dato che non riusciva a fare due passi senza ritrovarsi con la faccia per terra.
Ale fu aiutato da Gabriele che si erano presi Alessio cercando di farlo camminare, io avevo Andreas mentre Elodie aveva Michele abbracciato a lei mentre camminava.
«Lele guarda!» esclamò di scatto Andreas puntando un dito in aria.
«Cosa?» domandai subito.
«Uno scoiattolo con la testa da uccellino» puntò il dito verso l'albero «Andiamo a prenderlo» urlò cercando di trascinarmi.
«Perché sta urlando?» rise Elodie.
«Perché dice che c'è uno scoiattolo con la testa da uccellino» ridacchiai.
«Idiota! Non è quello che hai detto tu!» esclamò Alessio mentre Gabriele cercava di non cadere insieme a lui «È un pinguino quello» disse scappando e nella corsa cadde a terra.
La risata di Elodie rimbombò per le strade e non riuscii a trattenermi nemmeno io.
«Alessio cazzo» imprecò Ale recuperandolo da terra.
«Prendilo Lele» continuò Andreas «Prendi l'uccelliattolo?» disse.
«L'uccello cosa?» risi.
«Lo scoiattolo uccello, Lele» disse serio.
«André è un gatto» risi più forte mentre continuava a dire che lo voleva portare con noi.
Per fortuna l'ascensore dell'albergo poteva contenere sino a nove persone, quindi portammo i ragazzi al terzo piano nella loro stanza.
«Chi ha la chiave?» chiesi appoggiando Andreas al muro.
«Io» alzò la mano Alessio «No» rise poi, scossi la testa e gli lanciai un'occhiataccia mentre Michele cercava la carta nella sua giacca.
«Qui non c'è» disse togliendo la mano dalla tasca «Qui nemmeno» continuò cercando nell'altra «Eccola!» esultò togliendola dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni.
Riuscimmo ad entrare nella stanza e i tre si buttarono sul letto a peso morto.
«Avete mangiato?» chiese Elodie sedendosi sulla sedia.
«Certo» rise Alessio.
«E cosa?» chiese lei.
«Birra» rispose Michele.
Guardai Elodie che cercò il mio sguardo subito dopo, come se volesse uccidersi lì.
«Ho capito» sbuffai prendendo il telefono «Ordino tre pizze» mi alzai ed uscii dalla stanza per chiamare la pizzeria, stare lì dentro mentre loro urlavano non era di certo una buona idea.

«Se mangiano almeno un po' gli passerà la sbronza» sussurrai ad Ale.
«Speriamo» sbuffò lasciandosi andare con la schiena al muro.
«Mangiala tutta» ordinò Elodie a Michele.
«Ma non ne voglio più» rispose con voce da bambino.
«Mangiala» ringhiò lei.
«Squisita» alzò un braccio al cielo Alessio per poi alzarsi barcollando e lanciare il cartone dalla finestra.
«Alessio!» lo rimproverò Gabriele ricevendo una scrollata di spalle dal ragazzo in questione.
«Vado in bagno» disse poi. Annuimmo cercando di far parlare gli altri due per distrarli un po'.
«Alessio?» chiamai dopo qualche minuto.
«Lè la porta del bagno è aperta!» mi avvisò Ale e subito scattai in piedi.
«È uscito quell'idiota!» si alzò anche Elodie ed uscì dalla stanza, ritrovammo subito Alessio di fronte alla porta dei vicini.
«Scusate» dissi prendendolo per un braccio e portandolo in camera.
I due signori anziani mi guardarono male e tornarono nella loro stanza borbottando qualcosa di incomprensibile.
«Passerete un sacco di casini se non la smettete!» gli urlò la mia ragazza agitando le mani in aria.
Vidi Ale e Gabri parlare e poi annuirono insieme.
«Elo andate voi due avete fatto già tanto» disse Ale riferendosi a entrambi «Rimaniamo io e Gabri sino a quando non si calmano» disse indicandoli.
«Sicuro?» chiesi.
«Certo Lè» mi diede una pacca sulla spalla ed insieme a Elo ci dirigemmo verso la porta.
«Se hai bisogno chiamaci eh» lo avvisò Elodie lasciandogli un abbraccio di consolazione.

«Se fanno altri casini ti giuro che li ammazzo» esclamò entrando in stanza e chiudendo la porta alle nostre spalle.
Sorrisi debolmente per la stanchezza e mi diressi verso il suo letto.
«Ma Chiara?» chiesi quando anche lei si sdraiò accanto a me.
«Tornerà direttamente domani, ti ricordo che è sabato» disse.
«Bel sabato oggi eh» le circondai le spalle con un braccio e lei si appoggiò sul mio petto.
«Finalmente un po' di pace» disse accarezzandomi il collo.
«Vado a fare la doccia, faccio in fretta» si alzò e si diresse verso il bagno poi tornò indietro, mi lasciò un bacio sulle labbra «Così stiamo insieme» sorrise baciandomi la guancia ed entrò in bagno.
Aspettai qualche minuto sul letto mentre sentivo l'acqua che scendeva dalla doccia, mi alzai dal letto e feci un giretto nella stanza, poi mi diressi in bagno.
Lentamente tolsi le scarpe, i jeans e tutti gli indumenti che avevo addosso.
«Devo farla anche io la doccia» sussurrai al suo orecchio dopo aver scansato la tendina ed entrai nella vasca.
«Ma sei pazzo?» accennò un sorriso coprendosi il petto con le braccia.
«Non credo sia utile coprirti» dissi beffardo accennando un occhiolino.
Feci finta di niente e presi tra le mani il bagno schiuma lavandomi il corpo velocemente.
Presi lo shampoo e lei lo prese dalle mie mani, facendone scivolare un po' nelle sue mani, si mise in punta di piedi e accarezzò i miei capelli con movimenti sincronizzati.
Cedette subito dopo, quando le sue mani piene di schiuma presero il mio viso e mi baciò cautamente.
Misi le mani sulla sua schiena accarezzandola di tanto in tanto.
«Hey» si fermò «Una semplice doccia» disse ridendo mentre si voltava dandomi le spalle.
«Stronza» imprecai mentre la sua risata rimbombava nel silenzio della doccia.
Afferrai il bagno schiuma e dopo averne messo un po' nelle mie mani le passai sulla sua schiena tracciando piccoli cerchi, poi con il soffione della doccia la risciacquai e lo stesso feci con me per poi uscire subito dopo. Presi un asciugamano e lo legai in vita ed un accappatoio che misi ad Elodie. La abbracciai da dietro lasciandole un bacio sulla guancia e strofinando il cappuccio del suo accappatoio ai per asciugare i capelli.
«Vado a prendere i boxer» dissi uscendo dal bagno.
«Dove?» domandò lei.
«In camera mia» dissi ovvio.
Il suo sguardo vagò per tutto il mio corpo e annuì leggermente, lasciai la porta socchiusa e andai velocemente in stanza raccattando la chiave dai miei jeans.
Infilai i boxer velocemente e percorrendo il piccolo pezzo di corridoio tornai nella sua stanza.
«Ti ha visto qualcuno così?» mi indicò.
«No» risposi ridacchiando.
Passai un asciugamano sulla testa per asciugare le gocce che mi scendevano lungo la schiena.
«Dai te li asciugo io, tanto ci vuole un attimo» dissi prendendole il phon dalle mani e dirigendomi sul letto.
Si sedette tra le mie gambe mentre le asciugavo i capelli e dopo aver finito ribaltammo la situazione e lei asciugò i miei.
Portò il phon in bagno e rimase in intimo buttandosi sul letto a pancia in giù.
Si girò verso di me ed io mi avvicinai nella sua stessa posizione, si sporse leggermente e mi lasciò dei baci sulle labbra. Ogni pensiero ed ogni casino passarono in secondo piano nello stesso momento in cui le sue labbra si muovevano sulle mie. Schiuse leggermente la bocca facendo danzare la sua lingua con la mia, poi si staccò sorridendo.
Circondai con il braccio le sue spalle mettendo a contatto i nostri corpi.
Appoggiai la testa sul cuscino e afferrai il telefono con l'altra mano, girando un po' sui social network.
Sentii il rumore della fotocamera e mi voltai verso di lei.
«Non ti giravi e l'ho fatta sola» spiegò semplicemente.
Postò la foto sul suo profilo e scrisse 'Un sabato alternativo'.
«Quale sarebbe l'alternativa del tuo sabato in discoteca?» chiesi, togliendo la mano dalla sua spalla e girandomi a pancia in sù in attesa di una sua risposta.
«Questa» sussurrò prima di mettersi a cavalcioni sopra di me baciandomi la guancia destra, poi la sinistra, il naso, la fronte ed infine le labbra.
Ricambiai il suo bacio pensando che mai ero stato così bene, mai mi ero sentito vivo grazie a delle labbra ed un sorriso che poi, era diventato il mio.

A love disaster./Lelodie.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora