La seconda registrazione della giornata iniziò alla grande, aveva aperto la puntata Antonino con la sua nuova canzone, sapevo poco di lui però abbastanza da percepire che fosse molto amico di Emma.
Per tutta la puntata proseguirono le audizioni per gli ultimi posti rimasti nelle squadre.
La puntata era ormai quasi finita, Emanuele e La Rua facevano parte della nostra squadra e Cristiano e Michele di quella blu, mancavano ancora svariati minuti alla fine.
«Lele» chiamò Maria, lui corse al centro dello studio.
«Sai cosa vuoi cantare?» gli domandò.
«Si» prese l'asta «My girl» sorrise.
Non sapevo che stesse preparando una canzone per oggi, né tanto meno sapevo il titolo.
Iniziò a cantare e le parole mi arrivarono dritte al cuore. A fine di ogni frase il suo sguardo si spostava verso di me, il pubblico lo acclamava in un modo eccezionale ed Elisa si scatenava sulla sedia. Dagli sguardi e le varie indicazioni indicate a Braga intuì che c'entrasse lui con tutto questo.
Dopo il ritornello si rivolse verso me e cantò come se me lo stesse dicendo in un momento di completa solitudine, come se fossimo solo io e lui.
Sorrisi e sentii i miei occhi bagnarsi all'istante mentre lui continuò a cantare, tutti i professori e i coach sorridevano ed io mi sentii particolarmente in imbarazzo e al centro dell'attenzione.
Avevo chiesto, un giorno, di non mostrare nessun tipo di emozione o sentimento durante il nostro percorso ad Amici. Non perché non mi interessasse di lui o perché avevo vergogna ma per il semplice fatto che volevo che la storia fosse nostra e non del pubblico. Dovevo ammettere però, che questo suo gesto mi aveva particolarmente colpito e emozionato. Non appena si sedette accanto a me strofinai la mia mano sulla sua schiena e lasciai un lieve bacio sulla sua spalla che fu ricambiato con uno splendido sorriso.«Maria ci ha comunicato che per potervi salutare come si deve possiamo fare una cena domani sera con i ragazzi dei blu e tutti i professori, sino al massimo le dieci, e poi potete entrare in casetta, siete d'accordo?» chiese Elisa dopo averci riunito tutti insieme.
«Sii» urlammo in coro.
«Per ora siete liberi» ridacchiò Emma.
«A domani whites» rise Elisa partendo da Gabriele per dargli due baci.
«Ciao coach» urlammo noi dopo averle salutate entrambe.
«Forzaaa» urlò il mio ragazzo non appena uscimmo dagli studi, strinse forte la mia mano e mi trascinò iniziando a correre.
«Lè ma che fai?» risi.
«Corri, amore, corri» disse aumentando la corsa, feci lo stesso con un po' più fatica di lui.
«Tu sei pazzo» affermai buttandomi con la schiena verso il muro dell'hotel.
«Dai, non perdiamo tempo» rise di nuovo afferrandomi per l'ennesima volta la mano.
Tutto questo entusiasmo mi stava preoccupando.
Camminò velocemente sino ad arrivare all'ascensore.
«Lele calmati sono stanca» mi lamentai.
«Non c'è tempo da perdere, my girl, da oggi dobbiamo fare di tutto e anche bene» disse ridacchiando.
«Ma almeno un po' di riposo mi ci vorrebbe» risposi ironica.
«Nah, non importa» sorrise ed uscimmo dall'ascensore.
«Entra, entra» disse aprendo la porta della sua stanza.
«Arrivo» lo seguii dentro e mi porse subito una piccola scatola.
«Aprilo» sussurrò.
Scartai la poca carta che lo avvolgeva e aprii il cofanetto rivelando un giochino.
Non era un gioco qualsiasi però, lo guardai attentamente prendendolo tra le dita.
«Oddio ma è bellissimo!» urlai leggermente osservandolo.
«Vero?» rise lui «Me ne sono innamorato!» confessò guardandolo. Si trattava di due omini della lego, uno rispecchiava lui, capelli scuri e maglia bianca e l'altro rispecchiava me, aveva persino i capelli rosa! Al centro era posizionato un fiore e sotto c'era scritto 'Costruire...', sembrava una cosa alquanto banale ma per me, e per lui, era una cosa fantastica.
«Ma dove l'hai trovato?» chiesi stupita.
«L'ho fatto creare da un negozio di giocattoli» rise.
«Ma quanto è carino!» sorrisi senza contenermi.
Strinsi il suo collo con le mani e gli lasciai un bacio a stampo, poi un altro ed un altro ancora.
«Ora vai in camera tua e scendi giù tra non più di mezz'ora» fece un gran sorriso prima di lasciarmi un bacio sulla fronte e spingermi fuori dalla stanza con ancora in mano il piccolo regalino che mi aveva fatto. Non ebbi nemmeno il tempo per chiedere spiegazioni perché mi ritrovai a percorrere il corridoio da sola.
Entrai in stanza e abbracciai Chiara non appena la vidi.
«Ci rivedremo fuori poi, buona fortuna» mi disse all'orecchio.
«Certo, buona fortuna anche a te» risposi baciandole una guancia.
Posai i nostri mini personaggi sul comodino e voltandomi vidi un scatola sul letto.
«È tua?» chiesi.
«No, era già qui quando sono entrata» disse facendo spallucce.
Slegai il fiocco bianco che circondava la scatola e tolsi il coperchio, tolsi anche la carta bianca che si trovava in superficie.
Trovai un vestito blu notte che afferrai subito tra le mani, era bellissimo.
Il girocollo era contornato da perle e poi scendeva lungo e stretto. Lo misi sopra i miei vestiti e camminai verso lo specchio, rimasi qualche secondo a guardarmi sotto lo sguardo felice di Chiara.
«È bellissimo» sorrise guardandomi bene «C'è anche questo» affermò prendendo un biglietto che era caduto a terra.
'Non è bello quanto te ma può andare.
Ti aspetto tra mezz'ora, tuo spocchiosetto.'
Sorrisi e dopo aver realizzato il messaggio mi piombai in bagno.I tacchi non mi permettevano di correre nonostante fossi in ritardo di qualche minuto.
Arrivai alla hall e lui era già lì, era seduto sulla poltrona le gambe accavallate e lo sguardo rivolto al telefono.
«Eccomi» esordì toccandogli la spalla.
Si alzò in piedi e rimase a guardarmi per qualche secondo.
«Sei bellissima» sorrise baciandomi la guancia.
«Ha parlato» constatai guardandolo.
Aveva dei pantaloni stretti grigi, le scarpe lucide, la camicia nera e una giacca dello stesso colore.
Il ciuffo era perfettamente sistemato e il sorriso che mostrava le fossette lo rendevano ancora più bello.
«Andiamo» sorrise porgendomi il braccio.
Un taxi ci aspettava fuori che ci portò direttamente ad un ristorante, entrammo velocemente e Lele si fermò alla reception.
«Desidera?» chiese la ragazza dietro il bancone.
«La tavola a nome Esposito» chiese.
«Oh eccovi, vi accompagno subito gli altri signori vi stanno aspettando» sorrise la ragazza che ci guidò verso la fine del ristorante.
Non avevo la minima idea di chi potessero essere 'gli altri signori' per questo con tanta curiosità spronai Lele a camminare più veloce.
«Ecco, qui» indicò un tavolo.
A capo tavola c'era il papà di Lele, al suo fianco c'era mio padre seguito da Fey, dall'altro lato c'erano la mamma di Lele e suo fratello.
«Oddio» sussurrai «Che sorpresa» dissi al ragazzo accanto a me, che teneva ancora il mio braccio stretto.
«Grazie» disse alla ragazza che ci aveva accompagnato.
Prima di sedermi al tavolo mi avvicinai dal papà di Lele e lo salutai con due baci.
«Che piacere, Elodie» esordì sua madre dopo avermi visto per la prima volta.
Ero molto tesa, per me era molto importante conoscere la persona che aveva messo al mondo Lele.
Era una donna di un bell'aspetto e abbastanza solare.
Mi abbracciò e poi sorrise, il suo carattere era diverso da quello di Lele.
Spostai il mio sguardo verso Lele che abbracciava Fey e notai che mancava ancora qualcuno da salutare, stava dietro sua mamma in attesa del mio arrivo.
«Matti, tesoro!» esclamai inchinandomi per abbracciarlo.
«Ciao tesoro mio» sorrise lui stringendomi.
Lasciai un bacio sulla sua fronte ed andai a sedermi accanto a Fey dopo aver salutato lei e papà.
La cena non andò bene ma benissimo.
Ci fu una fusione tra le due famiglie come se fossimo stati una cosa sola da sempre e non potevo esserne più felice. La risata di Lele scatenata dalle stupide battute di mio padre erano le immagine più vera e inaspettata per il mio cuore, era un qualcosa di unico.
«Elodie» sentii poi «Posso parlarti fuori?» mi chiese Linda.
«Certo» risposi imbarazzata ed anche parecchio preoccupata.
Sorrisi a Lele e lui mi mandò un bacio volante che mi rassicurò.
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A love disaster./Lelodie.
RomanceDue caratteri opposti che incontrano l'amore, ma niente è così facile come sembra.