Kian

661 74 26
                                    

Sedici lunghi anni durante i quali ho solo visto le sue vecchie foto, niente di più. Quelle labbra perfette e i capelli morbidi, gli occhi verdi e le magliette larghe che sembrano essere la sua fissa. E quello sguardo acceso, che mi accendeva ogni volta che litigavamo e poi finivamo per baciarci. Sedici anni ci ho messo a trovare il coraggio di rivederla, proprio quando mi metto l'anima in pace e convincere me stesso a non amarla, ecco che mi basta vederla e me ne innamoro esattamente come la prima volta.

"Spero che tu adesso non pretenda chissà cosa" mi dice lei. Dio Anna sei ferita, non puoi stare davvero male per uno come me, no davvero, sei troppo preziosa.

"Certo che no, farò come vorrai" le dico, non muovo un dito, ho paura ad avvicinarmi.

"Jc tu lo sapevi?" gli chiede, il mio migliore amico abbassa la testa.

"Siamo rimasti in contatto tutti questi anni, mi diceva che Luna stava bene e che tu e Austin ve la cavavate bene come genitori, a proposito, il nome Luna è stupendo" non so davvero da dove iniziare o cosa dire "e l'ho pregato in ogni modo di non dirti niente, vi sono sempre stato accanto in qualche modo ma voi non lo sapevate" le spiego.

"Una telefonata, una lettera, un messaggio, niente. Kian non mi hai lasciato niente. Non ti vedo da quella sera di sedici anni fa e te ne esci dicendo che sentivi Jc e che ti piace il nome Luna? Ho cresciuto mia figlia da sola!" comincia a scaldarsi.

"Anna Luna è anche mia figlia" mi giustifico.

"Oh no, per lei suo padre è Austin, perché è l'uomo che l'ha vista crescere di giorno in giorno e non il ragazzo che ha preferito lavarsene le mani e tutto questo lo hai deciso tu!"

Un colpo basso. So che è ferita e stanca e tutto ma Luna è pur sempre mia figlia e io non potevo pretendere di presentarmi da una bambina e dirle che in realtà sono io suo padre e che ho lasciato sua madre con un altro perché sono un fottuto disastro.

"So che lui è stato una persona migliore di me ma voglio almeno vederla, non puoi negarmelo" le dico avvicinandomi piano. Lei fa un passo indietro e mi fissa.

"E' fuori in giardino con Kelly" mi dice lei.

Io mi avvicino alla finestra e scosto la tendina azzurra, le due ragazze sono sedute sull'erba. Porca miseria!

"Cavolo..." sussurro.

"Che cosa?" chiede Anna innervosita.

"L'ho già conosciuta" dico con un sorrido.

"Cosa?" chiedono i tre presenti nella stanza insieme.

"Si, ci siamo scontrati da Starbucks, era in fila dietro di me" dico girandomi, devo godermi la reazione di Anna.

"Scherzi?" mi chiede.

"Sono serissimo" le assicuro e lei sembra un po' perdersi nei suoi pensieri. Si, si ricorda del nostro primo incontro.

"Ti assomiglia molto, sta cominciando a fare molte domande, penso Jc ti abbia detto anche della storia delle comitive" mi avvisa Anna sedendosi. Io mi godo ancora mia figlia che parla beatamente con Kelly e che ride, è davvero bella.

"Si, è una cosa assurda e a proposito, devo vedere Sam per mettere in guardia suo figlio" le rispondo.

"Va bene" dice Jc.

"Che vuol dire che sta cominciando a fare domande?" chiedo poi ad Anna.

"Che ti assomiglia da morire Kian, è diversa sia da lei che da Austin" mi spiega Jc mentre Anna prova a non guardarmi, io sorrido soddisfatto, è vero che mi somiglia.

"E' bellissima" mi scappa dalle labbra e Anna si gira a guardarmi.

"E poi no, ha il sorriso di Anna" dico io.

"Si ma ha gli occhi neri, e, se non te ne sei accorto, io e Austin li abbiamo verdi" mi dice Anna " e poi lei potrà anche non sospettare niente ma quando gli altri vi vedranno accanto sarà palese la cosa"

Intende i suoi fratelli, i nostri amici, tutte le persone che dopo anni ancora credono sia figlia di Austin, quel coglione...

"A proposito, Austin?" le chiedo.

Anna mi fulmina con lo sguardo.

"So che lo sai quindi non rigirare il coltello nella piaga grazie" è ancora arrabbiata.

"Cosa dovrei sapere?" chiedo a Jc confuso.

"Non glielo hai detto?" gli chiede Anna "Austin è a Londra per lavoro e sarai contento di sapere che non ci parliamo da quando è partito, un po' come hai fatto tu" vedo il dolore negli occhi di Anna, deve sentirsi sola.

"Ah..." dico io.

Ammetto che Austin è stato di un coraggio invidiabile e porta ammirazione da parte mia e soprattutto gratitudine ma da un certo punto di vista sono contento non ci sia.

"Già, siamo io e lei e questa storia delle comitive. Ancora." marca l'ultima parole.

"Comunque io per ora dovrei rimanere qui, dubito me ne andrò presto quindi prenditi il tempo che vuoi per decidere se dirle tutto o no, intanto io aspetterò, ma Anna pensaci ti prego" mi avvicino e le prendo una mano fra le mie che lei tira via piano.

"Ci penserò" mi assicura ma intanto mi fa un po' male per aver perso quel piccolo contatto con lei.

"Grazie"

Surfers ParadiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora