"No, rimaniamo un altro po'" tiro il suo braccio per farlo sedere di nuovo accanto a me "per favore"
"E va bene" mi sorride e torniamo alla posizione di prima. Poggio la testa sulla sua spalla, osservo le onde arrivare forti fino a riva, il mare è scuro con la schiuma delle onde che gli dà una sfumatura più chiara ma anche più agitata. Adoro quando il tempo è così, poi qui raramente non c'è un sole che spacca le pietre. Oggi invece c'è vento forte e il cielo nuvoloso. Si sta bene con la felpa.
"Hai intenzione di evitare il mondo per molto Luna?" mi chiede accarezzandomi i capelli sparsi sulla mia schiena.
"No, solo che ogni tanto ho bisogno anche io di staccare per un po' Scott" gli confesso.
"Mi sembra giusto" lo immagino sorride leggermente, come quando è sovrappensiero.
"Scott sono un paio di giorni che non si vede Joe a scuola" gli dico.
"Lo so, è stato sospeso" mi spiega.
"Cosa?" alzo la testa e lo guardo.
"Si è comportato di merda agli allenamenti, il coach è stufo e lo ha anche sospeso dalla squadra per un periodo"
"Oh" esclamo.
"Beh, non dico che mi dispiace però..."
"Però cosa? Noi non c'entriamo mica" difendo subito i Meticci.
"Non me la prendevo con voi Luna, calmati..." crede abbia avuto una reazione esagerata ma so a cosa stava pensando.
"Senti io ho passato un periodo di merda anche a causa sua e non solo una volta sai?" mi alzo in piedi.
"Si che lo so" raggiunge la mia altezza anche lui "Ma entrambi siamo stati suoi amici quindi entrambi sappiamo com'è fatto e che è molto suscettibile. Si incazza per niente quindi immagina"
"Poco m'importa. Era un gioco, una sfida no? Sapeva ci sarebbero stati perdenti e vincitori, nessuno gli ha mai dato certezze" incrocio le braccia.
"Perché stiamo discutendo per Joe?" chiede lui poi cacciandosi le mani nella tasca della felpa rossa.
"Perché sono estremante nervosa" mi passo una mano sul viso "scusa" provo a fare un mezzo sorriso.
"Tranquilla" mi dà un bacio a stampo che già mi cambia l'umore.
"CAVOLO!" mi porto una mano sulla fronte.
"Cosa?" Scott è confuso.
"Devo veder Kian, me ne sono completamente scordata! Cazzo cazzo!" raccolgo con fretta lo skate e lo zaino.
"Ci vediamo domani a scuola?" gli chiedo.
"Certo" mi sorride e prende il suo zaino.
"A domani allora?" lo bacio e corro via, verso casa di Kian.
"Cominciavo a preoccuparmi" mi dice quando apre la porta.
"Si, lo so, scusa. A scuola è stato strano oggi e così sono andata a fare una passeggiata e non mi sono resa conto dell'orario" gli spiego.
"Cos'è successo a scuola? Che hai combinato sta volta?" Sta già ridendo.
"Ma niente, ho solo discusso coi miei amici" mi siedo sul divano.
"Oh, a che proposito?"
"Mi sono stancata delle comitive, con tutto quello a cui devo pensare non riesco a concentrarmi su cose così futili" sembra capirmi, perché annuisce.
"E le cose a cui devi pensare, per esempio, sono...?" mi fa cenno di continuare.
"Lui è dall'altra parte del mondo e non posso fare finta di niente ok?" sapeva parlassi di Austin.
"So che tu sei il mio vero padre ma sai anche quanto sia legata a lui, è normale. Ci sto male, mi sento abbandonata, privata di una parte importante della mia vita, e non parliamo di un paio d'ore di macchina, parliamo di Londra, l'altra parte del mondo. Non so nemmeno che ore siano laggiù!" gesticolo nervosa.
"Lo so Luna" abbassa la testa e poi si alza per prendersi da bere.
"Scusa se ti ha dato fastidio" credo ci sia rimasto un po' male. Ma cosa pretende? Compare dopo 16 anni e pretende che io rimpiazzi Austin con lui da un giorno all'altro.
"Ne abbiamo già parlato, sono a conoscenza dei miei errori, sia con te che con tua madre, ma capisci che non mi è indifferente questo vostro modo di parlare di Austin, come se fosse perfetto, insostituibile, come se io non sarò mai alla sua altezza" sembra davvero scocciato da questa cosa cavolo.
"Tu non puoi saperlo, ma è sempre stato così, Anna lo vedeva come se fosse un angelo, i suoi fratelli lo preferivano di gran lunga a me e ogni dannata volta che io facevo il minimo errore con lei, Austin era sempre pronto a consolarla, perché lui non avrebbe mai sbagliato, avrebbe sempre avuto la parola giusta di conforto e sarebbe anche stato un padre migliore di me. Io ero un dannato ragazzino e lui quello con la testa a posto"
Non l'ho mia visto arrabbiato, non così almeno. Ne ho sentite ormai sul suo conto e le cose che sono successe, sembro aver risvegliato il vecchio lui, quello che era una volta in questa città.
"Io non penso queste cose" lo rassicuro.
"So che lui non è perfetto, come so che tu non sei un idiota. Ci tieni a me e mamma, solo non ti sentivi pronto. Il fatto è che a quell'età non lo sarebbe stato nessuno, non lo era nemmeno mamma. Il tuo unico errrore è stato non lottare papà"
"Aspetta, come?"
L'ho davvero chiamato papà? Wow...
"Avresti dovuto provarci, non lasciarci nelle mani di qualcuno più adatto. Perché fra i due non era di certo lui quello che amava la mamma di più. Sai come lo so? Perché so che lui non tornerà più, ma tu sei tornato, nonostante io non ti conoscessi, nonostante la mamma fosse arrabbiata con te e nonostante tu abbia fatto sparire ogni tua traccia da questo posto. Sei tornato e se lo hai fatto è stato per noi, Perché sei mio padre e comunque ci ami"
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Surfers Paradise
FanfictionVi ricordate di Gold Coast, delle comitive, dello skate park, dei litigi, della spiaggia, delle canzoni, della storia dal profumo estivo? Se avete letto Summer Shade e Dark Shade e vi siete affezionati alla popolazione di Gold Coast, beh eccovi un...