Capitolo 68

664 29 14
                                    


"Forse anche noi, tra dieci, venti o forse trent'anni faremo l'albero di Natale insieme, sotto lo stesso tetto intendo. Il nostro.
Forse anche noi un otto dicembre passeremo la sera con il camino acceso, le canzoni natalizie a fare l'albero, a ridere e scherzare mentre i nostri bimbi scriveranno la letterina per Babbo Natale.
Quando avremo finito ci sdraieremo sul divano tutti insieme a guardare uno di quei bellissimi film che trasmettono sotto le feste e mangeremo la cioccolata calda con il pandoro.
Questo è quello che voglio per Natale. Avere la certezza che un giorno, presto o tardi che sia, il Natale lo passerò con te a casa nostra."

Dicembre

E sono in cucina a controllare il soffritto, che se mi si brucia l'aglio è  la fine. Quella mia ammazza mica no. È uscita dicendomi che a una certa ora dovevo preparare il soffritto, ovviamente non sapevo come si facesse. Ma lei mi ha scritto su un foglio tutto ció che dovevo fare con anche alcuni disegnini perchè non capivo. Non che lei sia una gran cuoca eh, ma almeno sulle basi non mi posso lamentare.
E la TV è accesa e c'è un quiz televisivo, e una concorrente ha appena risposto "1952" alla domanda "In che anno Hitler fu nominato cancelliere?".
C'è l'albero di Natale con le lucine verdi, rosse e blu, e alcune pure gialle al centro del salotto.
Ci sono pochi regali sotto,
perché è ancora il venti dicembre, e  poi ci sono due scatole di torroni,
quattro panettoni,
due pandori di cui uno già l'ho aperto ma ho cercato di richiuderlo bene per non farla accorgere. Mi aveva detto di non toccare nulla fino al giorno della Vigilia.
Fuori piove e tira vento, Roma in questo periodo è un casino. Vedi in giro persone piene di odio, e quelli che preferiscono l'estate, gli autisti dell'atac che lavorano ventiquattro ore su ventiquattro trasportando quelli innamorati del Natale a via del Corso, quelli che hanno litigato con i propri genitori, da quasi un anno ormai, quasi un anno senza parlarsi, e sarebbero rimasti soli.
Niente tovaglia verde, niente mandarini, niente tombola, niente zii che urlano "ambo" dopo il primo numero estratto, niente calzini coi rombi da parte di nonno... Beh il Natale è una di quelle feste che o la odi, o lo ami. Non c'è via di mezzo. Quando ero più piccolo avevo accantonato l'idea del Natale, non mi piaceva più. Era diventata una festa insignificante per me, mia sorella e mia madre. Ricordo ben poco di quel periodo, o meglio lo ho rimosso dopo aver capito che Natale è tutti i giorni, che bisogna dare attenzioni e affetto alle persone care tutto l'anno. Comunque quest'anno lo percepisco in maniera diversa. Forse perchè mi sento un uomo diverso, forse perchè ho accanto una persona che mi fa stare bene, non so diverlo con chiarezza, sinceramente. So solo che sto bene e sto addirittura cucinando!
E il soffritto intanto è pronto, ho versato il sugo come indicato dal foglietto, l'ho assaggiato, e di sale tutto okay, magari un altro po' di pepe.
L'acqua ancora non bolle, e fuori si fa sempre più buio.
Suona il campanello della porta, abbasso la fiamma e metto il coperchio, scottandomi un dito.
"Cazzo!" Mugugno.
Vado ad aprire e mi ritrovo davanti lei. La donna con la quale ho iniziato a vedere il mondo in maniera diversa, più bello e più colorato, con più luce come quelle dell'albero di Natale in salotto. Ha il piumino blu, lo sciarpone grigio fin sotto gli occhi e il cappuccio tirato su.
"Sembri un confetto" mi lascio sfuggire ridendo.
"Vaffanculo" mi dice sotto la sciarpa in una lingua incomprensibile.
È zuppa dalla testa ai piedi.
"Piove?" Chiedo.
"Spiritoso." Mi risponde mentre entra e si inizia a spogliare.
"Hai incontrato qualche ladro d'amore?" Gli chiedo perchè ancora non mi ha dato neanche un bacio.
"Non mi sembra." Risponde pensierosa.
"Controlla." Dico esortandola con la mano.
"Okay." Risponde facendo finta di cercare qualcosa nelle tasche.
"No. Ti amo ancora." Mi sorride e finalmente mi bacia. Ma uno di quei baci che sa di amore, quello vero. Uno di quelli di cui hsi bisogno tutti i giorni per andare avanti, uno di quelli che se non ci fossero dovrebbero inventarli.
"Molto bene." Dico spostandole i capelli e abbracciandola. Ormai diciamo che sta sempre a casa mia, nella mia nuova casa, possiamo dire che siamo conviventi. Da poco comunque. Una ventina di giorni.
"Che profumino" dice annusando l'aria.
"Sono stato un sacco di tempo a fissare il soffritto come mi hai detto tu" rispondo mentre andiamo in cucina.
" Beh dal profumo direi che fissi bene."
"E tu sei bellissima." Le do un bacio.
"E tu la prossima volta puoi dirmelo che vuoi un pezzo di pandoro" mi guarda di sottecchi con le mani sui fianchi e non c'è niente di più bello che io abbia visto in vita mia.
"Okay. Va bene" dico ridendo.
"Mi sei mancato oggi." Mi dice abbracciandomi da dietro e iniziandomi a raccontare della giornata frenetica che ha avuto fuori Roma con la madre ed i nonni. Ha girato come una trottola per tutto il paese. E mi sorprende la voglia che ho di ascoltarla parlare e l'interesse su quello che dice. E mi piace il modo in cui gesticola e sbuffa, lamentadosi della lentezza della nonna nel fare le ultime compere, e il nonno che borbotta perchè deve portare i pacchetti...
"Ma guarda che non è necessario tutto sto tran tran eh, verrei comunque" rido.
"E invece si, Radja lo sai quanto ci tiene mia madre a fare le cose bene capirai!"
"Lo so ma non c'è bisogno che fa tutte ste cose, bastiamo noi!"
"Io glielo ho accennato ma lei ha fatto finta di non sentirmi!" Mi dice alzando gli occhi al cielo. Amo questa donna, sono sempre più convinto della mia scelta, non potevo scegliere donna più completa per avere al mio fianco.
Faccio i piatti e andiamo a sederci a tavola e finalmente ceniamo. Mi chiede come ho passato la giornata. È il mio turno stavolta.
"Ad aspettarti" rispondo semplicemente. Ed è vero. Non ho fatto un granchè, l'ho aspettata. Ah e ci siamo visti con Kostas, Lucas, Ste e Wojciech, quest'ultimo diventato anche lui padre da poco, per fare il regalo alle nostre ragazze. Ma naturalmente questo non glielo ho detto.
Finiamo di cenare.
"Sai io non ho voglia di lavare i piatti, oggi sono distrutta. Ho solo voglia di andare a letto" mi dice prendendomi la mano.
"Eh vabbe li laviamo domani non penso che ce menano" rido.
"Guarda me le prenderei volentieri" ride anche lei. Mi alzo e me la carico in spalla.
"Radja mettimi giù!" Sbotta.
"Pensi che te farei menà?! Non penso proprio!" Dico andando verso la camera.
"Fico ho il taxi personale a casa!" Ride dandomi le pacche sul culo "Dai Radja vomito pure il cenone di Capodanno che ancora devo mangiare!" Mi dice e la metto giù. Va a farsi la doccia mentre mi spoglio e mi metto a letto, accendendo la tv. Mi fa strano stare a casa e non andare per locali tutte le sere. Ma ho scoperto che la tranquilità mi piace. Ho scoperto, o meglio lei ha tirato fuori una parte di me che era ormai sepolta. La pace interiore. Si con lei ho la pace, la serenità e la tranquillità. Non mi serve nient'altro per stare bene.
Torna di là, col pigiama felpato e la coda fatta alla "come viene, viene". Ormai non ci sono più tabù tra noi. Si mette sotto le coperte e mi abbraccia.
"Che fai?" Mi dice.
"Guardavo se c'era qualcosa in tv, ma niente da fare, solo film di Natale visti e rivisti" sbuffo.
"Beh è periodo! Mamma ho perso l'aereo ancora non lo hanno fatto!" Mi dice coccolandomi.
"No dai ti prego! Mi rifiuto, come disse il cestino" dico e lei mi guarda scoppiando a ridere. Lei ride e di conseguenza lo faccio anche io perchè il suo sorriso per me è molto importante, è tutto ció che mi fa stare bene.
"Sai" le dico spengendo la tv e iniziando a farle le coccole e a giocare con i suoi capelli "All'inizio mi facevi pure paura"
"Paura?" Mi chiede.
"Eh sì"
"Ma come paura, eppure non ero struccata!" Mi dice pensierosa.
"Per quella sera al locale, era la seconda o terza volta che ci vedevamo"
"Cosa ho fatto?" Mi chiede
"Mi hai messo in difficoltà" dico dandole un bacio.
"Come?"
"È che eravamo troppi quella sera, saremo stati una ventina?"
"Più o meno. Eravamo tutti mi sa.." Mi dice
"Quasi ti perdevo in mezzo a tutta quella gente. Ti ho raggiunto a farica eh, però non sapevo mica cosa dirti, di solito manco me li ricordo i nomi, però il tuo si, mi sembrava una buona tattica chiamarti con il tuo nome per farti girare."
"Una tattica impensabile direi. Nessuno lo fa!" Mi prende in giro.
"E tu ti sei girata e mannaggia a te mi hai incastrato gli occhi, cazzo. Ho sentito qualcosa"
"E allora?"
"E allora bum! mi sono detto "cazzo, e adesso?", ma ti pare il modo di guardare le persone quello?"
"Che modo?" Mi guarda.
"Come se stessi per salvarle da un momento all'altro. Come se in quegli occhi ci fosse qualcosa di bello da vedere in me, come se da quel momento io avessi iniziato a vivere davvero" Le dico
"Eh? Ma cosa dici!" Mi dice vergognandosi e nascondendosi con la faccia dietro il mio braccio.
Attimo di silenzio.
"Non mi hai spiegato ancora perché avevi paura però." Mi dice sussurrando.
"Perché mi sono detto "Se questa mi guarda ancora così finisce che muoio d'amore tra tutta sta gente" le dico e lei si avventa sulle mie labbra. Era vero che se due persone sono destinate a stare insirme, questo prima o poi accade.   Ed io ricambio il bacio e la tengo stretta a me. E mi morde e mi passa la mano tra la cresta.
"Ma non eri stanca? Guarda che me se sveglia il cobra so cazzi" le dico tra un bacio e l'altro.
"Mh, mh" mi dice senza dare importanza a ció che le ho appena detto. Mi giro e mi metto sopra di lei.
"S'è svegliato" dico iniziando a baciarle il collo.
La sento ridere, poi inizia a spogliarmi.
Ricevo il via libera e faccio lo stesso con lei.
"Sei la cosa più bella che mi sia capitata" le dico mentre entro dentro di lei. I nostri corpi si incastrano a meraviglia. Lei segue il mio ritmo. Appoggio la fronte alla sua mentre aumentiamo il ritmo. I respiri cambiano e la stanza si riempe dei nostri sospiri, i nostri odori, il nostro amore. E non ci sono più io. Non c'è più lei. C'è solo un noi.
Mi sposto un po' per non pesargli, ma sento che siamo arrivati al culmine perchè iniziano a irriggidirsi tutti i muscoli e giuro che per lei è lo stesso. Le do un bacio e mi appoggio a lei, sfinito.
Lei mi accarezza la testa e abbiamo tutti e due un sorriso ebete sul viso.
"Ti amo troppo" mi dice.
"Anche io e giuro che non ti lasceró più andare.." Dico.
Si mette comoda.
"Bel modo di occupare il tempo quando non c'è niente in tv" dico malizioso.
Sorride e mi da uno schiaffetto piano sul braccio.
"Quantp sei scemo!" Mi dice.
E passiamo la notte a parlare, rifare l'amore, e poi di nuovo a parlare di tutto e di niente, progetti di vita e sogni ancora custoditi nei casetti, a spogliarci delle paura e poi rifare l'amore, ancora e ancora finchè sfiniti ci addormentiamo l'uno sull'altro, consapevoli del fatto che domani mattina, la prima persona che vorrei vedere ce l'ho a fianco a me.

Amici MaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora