Uno, due, tre...
Cominciai a contare i flebili ticchettì che produceva la lancetta dei secondi del mio orologio, il mio occhio era concentrato nel mirino, dal tetto dell' edificio di fronte potevo vedere un uomo biondo e dagli occhi freddi come il ghiaccio sorridere alla donna inginocchiata davanti a lui. Scossi leggermente la testa ridendo.
Certo che se il lavoro dei piani alti era quello capivo finalmente il motivo per cui, questa gente, arrivava a casa dalle proprie mogli sempre stanca.
Attesi fino a quando la donna uscì dall'ufficio, mentre la mia mente non faceva altro che scherzare sull'argomento strappandomi un sorriso.Ventisette, ventotto, ventivove...
Strinsi leggermente la presa sul grilletto, mi sistemai il berretto con la mano libera e appena lui si avvicinò alla vetrata premetti definitivamente il grilletto.
Trenta.
Un solo colpo, dritto in fronte. Vidi l'uomo accasciarsi a terra, mentre una pozza di sangue cresceva attorno alla sua testa, tra schegge di vetro sparse per tutto l'ufficio. Sorrisi soddisfatta e sistemai il fucile e tutto il resto dentro una delle valigie che mi ero portata dietro. Cercai di coprirmi il più possibile con la visiera del berretto e scesi velocemente le scale esterne del palazzo.
L'odore aspro si faceva più intenso ad ogni scalino sceso, appena toccai l'asfalto freddo e umido del vicolo mi tolsi il vecchio capellino da baseball sciogliendo i miei lunghi capelli rosso ciliegia, indossai il mio giubbotto di pelle nero sostituendolo alla larga felpa scura che portavo ed entrai dalla porta sul retro.
Mentre oltrepassavo la hall dell' hotel mi tolsi i guanti di pelle bianca e li lasciai scivolare in una delle tasche dei miei aderenti jeans chiari strappati. Nascosi i miei occhi sotto un paio di ray ban neri e passai inosservata tra i clienti del più lussuoso hotel di New York trascinandomi dietro la mia valigia argentata.<<Alcuni testimoni hanno detto di aver visto qualcuno sul tetto!>> urlò un poliziotto entrando con la pistola in mano e creando confusione nella sala, mi voltai verso il bancone di legno
<<Si, la mia stanza è un vero schifo...>> mentì lamentandomi con il portiere e recuperando l'altro bagaglio di fianco al bancone.
Gli agenti mi passarono accanto e si diressero verso gli ascensori, sorrisi portandomi gli occhiali sulla testa.
<<Come signorina?>>
guardai il ragazzo davanti a me in uniforme, i suoi occhi verdi mi squadravano confusi
<<Oh si, sono un genio>>
Sospirai uscendo e portandomi dietro lo sguardo confuso del ragazzo al banco.
Strinsi la valigia nella mano e raggiunsi la mia nuova Alfa romeo giulia nel parcheggio.Buttai le valigie nel portabagli, entrai nella mia auto e chiusi la portiera.
Lasciai che i miei muscoli si rilassassero contro quel comodo sedile, strinsi il volante e sentì il cellulare squillare. Aprì la chiamata senza vedere chi fosse
<<Da Jhon's, alle 18:00>>
Chiuse la chiamata, mi lasciai uscire un amorevole "vaffanculo" e misi in moto l'auto. Guardai l'ora, avevo solo venti minuti di tempo. Quanto odiavo quel locale.
L'abitacolo profumava di nuovo, accesi la radio e lasciai Eminem entrasse nella mia testa distraendomi per qualche minuto, fregandomene se il volume fosse troppo alto partì.
Decisi di parcheggiare a qualche metro dal locale, una camminata non mi avrebbe certo uccisa, anche se avrei dovuto cambiare i miei amati stivaletti borchiati con un paio di tacco dodici.
Appena aprì la porta un odore di alcool e fumo m'invase. Mi guardai attorno disgustata e addochiai un uomo sulla trentina dai capelli biondi raccolti in una coda bassa, portava i suoi soliti jeans e canotta, coperta da una giacca di pelle marrone scuro. Rayn era seduto svogliatamente con una birra in mano cercando invano di provarci con la barbie che serviva ai tavoli. Lo raggiunsi infondo al bar e mi sedetti davanti a lui
<<Lo sai vero che ho più probabilita di portarmela a letto io di te?>> ironizzai mentre la ragazza se ne stava andando seccata. Lo sentì ridere e i suoi occhi azzurri si fermarono nei miei.
<<Allora?>>
chiese spezzando la sua stupenda risata, alzò un sopracciglio e curvò le sue labbra in un sorriso azzardato
<<Qualcuno li aveva avvertiti prima Rayn. Sapevano già dov'ero>>
sussurrai, lo vidi ritirarsi e non appena la barbie mi lasciò il mio aperitivo sul tavolo il suo sorriso svanì.
<<Cosa?!>>
<<Tranquillo, so come nascondermi, ma resta il fatto che qualcuno ci sta osservando>>
Lo calmai, lo vidi riflettere massaggiandosi la mascella perfettamente rasa. Ogni volta che lo incontravo il suo aspetto era sempre impeccabile.
<<Devi cambiare>>
Rispose freddo, smisi di giocare con il bicchiere di vetro e alzai un sopracciglio
<<Io non cambio i miei modi>>
Mi alzai avvicinandomi con le labbra al suo orecchio, il profumo di colonia che portava m'invase provocandomi un brivido lungo la schiena
<<Io uccido sempre allo stesso modo, salvo quando mi voglio divertire, lo dovresti sapere ormai biondino>>
Sorrisi e tornai al mio posto.
Lasciai che un sorso di quel liquido trasparente mi bruciasse la gola e guardai il suo bel visino mascherarsi da quell'aria da egoista,manipolatore bastardo che gli donava tanto.
<<Andiamo ti porto in un posto Bimba>>
Mi alzai e lui mi prese la mano portandomi via da quello schifoso locale.
Appena fummo fuori una macchina della polizia si fermò davanti a noi<<Mi sa che siamo nei guai Bimba>>
lo sentì sussurrare.
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Dangerously
Fantasy"In cima ad ogni lista dell'FBI, della CIA; una taglia sulla mia testa che vale tutt'ora miliardi..." Un tatuaggio in comune. Un passato alle spalle che definirlo "inferno" era quasi un complimento. Lei amava uccidere; Lui lo detestava. Se lei non...