8 - Angel

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[spazio bava]

Quando la vita decide di fare schifo, è un bel problema.

Non c'è sigaretta del martedì che ti possa salvare, non c'è abbigliamento fashion che possa tirarti su di morale, ma solo una triste colonna sonora stile Adele.

- Porca miseria Joyce, alza quel culo dal letto! Sono già le sette! - urla mia madre vicino al letto, dove sono rannicchiata con le coperte avvolte intorno al corpo a mo' di bozzolo.

Oggi è il giorno in cui mia madre generalmente è più incazzata, perché la mia professoressa di storia prenota ogni due settimane un appuntamento.
Quella povera crista ha problemi col marito e assilla mia madre con le lagne, senza che quest'ultima possa fare nulla perché è una mia professoressa e potrebbe prendersela con me.

Di martedì c'è matematica alla prima ora, tra l'altro, quindi è già una giornata di merda per questo fatto.

E in questo momento mi pesa il comportamento di Ben e Sean di ieri sera con me e Christopher, soprattutto in seguito alla nostra vittoria.

Come se non bastasse, mi è rimasta sullo stomaco la pizza che ho mangiato ieri appena tornata a casa. Quindi ho la pancia gonfia. È una brutta sensazione.

Mi alzo e vado in bagno, assolutamente non pronta per cominciare la giornata.

Vengo bloccata dall'immagine del mio viso riflessa sulla superficie dello specchio.

Ciliegina sulla torta, mi è spuntato un brufolo vicino al naso.

Alzo la testa verso il Cielo.

- C'è qualche altra maniera in cui vuoi punirmi? Che cazzo ti ho fatto! - faccio un verso di rabbia che parte dal fondo della gola.

Evidentemente sì, visto che ho i capelli sporchi. Dovevo fare la doccia ieri, ma ero stanca. Cazzo.
Perché i miei capelli non durano più di due giorni senza essere lavati?

Reprimo la voce autocontradditoria nella mia testa che dice che li tocco spesso ed esco dal bagno incazzata.

Prendo i leggings neri dal cassetto perché non ho voglia di pantaloni con cerniere, bottoni o cinture e metto sopra una lunga felpa nera con scritto "dangerous".

Un outfit colorato per una giornata felice.

Trucco gli occhi con poco più nero del solito e faccio colazione con i biscotti più grassi che ho.

Mentre vado a scuola a piedi, Confident risuona con insistenza e ritmo incalzante nelle mie orecchie, trasformando pian piano la rabbia in determinazione e forza.

Io credo fermamente nel potere della musica e sono felice che sia capace di cambiare il mio umore, perché di solito lo migliora.

In corridoio raggiungo il mio armadietto e prendo il libro più schifoso del mondo, dove c'è scritto l'arabo dei cristiani: il linguaggio della matematica.
Ne approfitto per prendere anche spagnolo, una delle poche materie che mi piacciono.

- Buongiorno, piccola Joy.

Chiudo l'armadietto e si rivela Christopher, sorridente come sempre.

So che dicono che bisogna stringere forte le persone solari, ma tutta la sua allegria in questo momento mi dà sui nervi. E non poco.

- Ciao rompicoglioni. - taglio corto.

- Ehi, non è così che si conquista un ragazzo figo. - ridacchia, per nulla offeso.

Mi fermo di colpo e per poco non mi viene addosso. Gli lancio un'occhiataccia.

Punto il dito verso il mio petto, dove si legge la scritta della felpa.

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