- Joyce... Non sono pronto per arrendermi. Non puoi chiedermi questo. - supplica, la voce di un angelo in caduta libera.
Cerco di espirare tra le lacrime.
- Vedi che non capisci? Arrendersi è un termine da battaglia e qua non c'è nessuna battaglia. Sto cercando di costruire un rapporto con Chris e non ti permetterò di distruggerlo. - affermo.
I suoi occhi sono bui, nessuna traccia del verde brillante che ho sempre adorato. I lineamenti del viso sembrano tagliati dalla luce, come se un Picasso immaginario lo stesse trasfigurando secondo le leggi del Cubismo.
E non c'è niente, nella forza causa disperazione che cerca di dimostrare, che mi provochi qualcosa di diverso dai brividi. E non in senso positivo.
Inizio ad avere paura a stare qui sola con lui, con questa atmosfera buia che mette inquietudine.
- Non mi lasci neanche tentare? - scuote la testa - Quello là non lo conosci neanche, cazzo!
La sua voce è come una canzone che ho ascoltato troppe volte e che non voglio più ascoltare.
- Lasciami.Il.Polso. - scandisco.
Lui stringe ancora con più forza, facendomi fare un grido di dolore.
Strattono il braccio e mi allontano di diversi metri.
- Ma cosa sei diventato? - le mie parole riflettono le lacrime che sto cercando di fermare.
In quel momento la sua espressione cambia.
Cambia radicalmente.
È come disconnesso, lo sguardo fisso su un punto sul muro, concentrato.
Conosco quell'espressione: sta ragionando su qualcosa che potrebbe risolvergli un problema, come durante matematica.
- Cosa sta succedendo qui?
Chris è subito spaventato perché vede il mio viso umido attraversato dalle lacrime.
Mi asciugo le guance e spero che il trucco non sia sbavato tutto. Meno male che ne ho messo poco.
- Che gli prende?
Chris mi fissa interrogativo.
- Perché stai piangendo? - domanda.
- Io... Ti spiego dopo. - mormoro.
Lasciamo Ben da solo a congetturare e torniamo in palestra, con una piccola deviazione ai servizi per permettermi di aggiustare i danni del pianto.
Stanno ballando praticamente tutti, così mi lascio trascinare anch'io da Christopher.
- Ehi, non voglio vederti piangere. Mi rendi triste, così. - sussurra lui, vedendo che la mia mente è rimasta con Ben.
Chissà a quali conclusioni sarà arrivato, cosa avrà capito.
Non saperlo mi rende inquieta.
- È una festa di Natale e dobbiamo divertirci, okay?
Alzo gli occhi su di lui.
- Ti rivelo un altro segreto: sei più bella quando sorridi. - la sua voce dolce mi stordisce un po'.
Riesco a sorridere appena.
Non si può restare impassibili di fronte alla sua tenerezza.
Appoggio la testa al suo petto e lascio che sia lui a guidare i nostri movimenti, vagamente consapevole della musica che risuona.
Ogni tanto mi lascia un bacio sulla fronte o sui capelli. Adoro questi piccoli gesti.
La consapevolezza che fa di tutto per prendersi cura di me, che mi ha regalato il suo cuore e che nonostante tutto e tutti è deciso a restarmi affianco, mi smuove qualcosa nel profondo.
STAI LEGGENDO
Confident
Teen FictionJoyce non capisce niente di matematica, salta gli allenamenti in palestra appena può ed è cotta del suo amico Ben dall'inizio del liceo. Christopher è il figlio del nuovo sceriffo, nato per giocare a football e per risolvere problemi di matematica c...