Ben's POV
I won't give up
Let me love youQualche volta la vita ti mette di fronte a delle scelte difficili da fare; altre volte ti sembra che ogni singolo giorno comporti una scelta difficile da fare.
Non sono mai stato bravo a capire le donne e questo mio continuo tentativo nel provarci, mi ha portato innumerevoli complicazioni.
Inoltre, Joyce non è mai stato un libro aperto.
Mi sembra di non aver mai capito a fondo che cosa la rende felice e che cosa la intristisce. E invece di smettere, ci riprovo continuamente come un coglione, perché morirei pur di comprenderla e vederla felice a causa mia.
Perciò sono mesi che tengo la scatolina blu contenente l'anello di matrimonio nella tasca della giacca, senza avere mai il coraggio di tirarla fuori e farle la proposta.
Mi aggiro per la nostra casa, al momento vuota dato che lei è andata a fare la spesa.
Entro in camera e noto un cassetto semiaperto.
Mi avvicino per chiuderlo, ma un luccichio attira la mia attenzione.
Si tratta di una scritta dorata, su un vecchio libro rosso.
Lo prendo e mi metto a sfogliarlo.
Un biglietto reca la scritta "Con amore, il tuo Christopher" ed è usato come segnalibro.
Rosalinda e Ferseo.
Leggo le pagine dedicate al racconto con molta attenzione.
Accanto all'ultima pagina c'è un post-it attaccato.
La magia è per le favole,
i grandi conoscono il finale.Non c'è niente di felice in queste parole.
Sento la porta di casa aprirsi e richiudersi, così mi affretto a rimettere il libro al suo posto e a lasciare il cassetto come prima.
- Ben, ci sei? - urla Joyce.
La sua voce risuona familiare nelle mie orecchie, piacevole come sempre.
Mi alzo e metto la mano nella tasca della giacca.
Lo faccio o non lo faccio?
Joyce appare davanti alla porta, nel vestitino rosa chiaro e il giacchetto color ciliegia, in tinta con le labbra.
- Cosa stai facendo lì impalato? - domanda.
La guardo negli occhi per qualche istante.
Faccio qualche passo verso di lei e la prendo per mano.
- Vieni con me. - decido.
Lei è confusa e mi rivolge lo stesso sguardo di quel San Valentino al penultimo anno di liceo.
Era bellissima. Adesso ha ancora più fascino.
La trascino fuori di casa e spingo la porta con un calcio in modo che si chiuda, poi inizio a correre, stringendo la sua mano.
- Ma dove stiamo andando?! Fermati, pazzoide che non sei altro! - dice, quasi ridendo.
Sono sicuro che ricorda anche lei.
Volto la testa per un secondo e le faccio l'occhiolino, poi accelero e lei con me.
Arriviamo all'entrata del parchetto della cittadina, percorriamo il selciato e giungiamo ad un vecchio ponticello di pietra.
Sotto di noi scorrono le acque di un ruscello.
- Tu sei fuori di testa. Saremmo arrivati in tempo per il tramonto anche senza correre a perdifiato! - si lamenta, non troppo seria.
- Shh, ora ascoltami. - le dico.
I raggi del sole evidenziano i riflessi rossicci dei suoi capelli castani, gli occhi scuri sono attraversati dalla luce e sembrano pietre preziose.
Dietro c'è un'esplosione di emozioni contrastanti, ma è come vedere macchie sfocate di colori diversi, senza poterne definire i confini e le tonalità.
È ora di buttarsi.
- Joyce, sono trascorsi più di dieci anni da quando ci conosciamo.
Annuisce e fa un sorriso dolce.
- Ne abbiamo passate tante.
- Tante davvero. - asserisce.
- Eppure siamo qui. Insieme. Nonostante tutto e tutti. - marco bene l'ultima parola.
Abbassa lo sguardo per qualche attimo.
- Spero che sia chiaro quanto io tenga a te: mi impegno da tanto tempo per amarti, onorarti e renderti felice, supportarti ed esserci ogni volta che hai bisogno di me. È un impegno che viene dal cuore, e che non mi pesa in alcun modo.
La sua espressione cambia gradualmente mentre vado avanti con il discorso.
Sembra aver intuito dove voglio arrivare.
- Mi hai reso felice una volta, scegliendo di venire con me in quella lontana estate; mi hai reso felice una seconda volta, accettando di venire a vivere con me tre anni fa; ora mi chiedo se riuscirai a rendermi felice una terza volta.
Trattiene il respiro.
Prendo la sua mano, poggio un ginocchio a terra e tiro fuori la scatolina blu dalla tasca.
- Vuoi sposarmi?
La mia domanda fluttua nell'aria.
Lei è visibilmente sorpresa, a bocca aperta e con gli occhi puntati su di me.
Mordicchio il labbro per l'ansia.
- Sì. Sì, sì, sì! Assolutamente! - scoppia a piangere e ridere insieme, un miscuglio di commozione e gioia che mi fa sospirare.
Per un momento ho pensato che avrebbe potuto rispondermi di no.
E invece ha detto di sì.
Ha detto di sì.
Le infilo l'anello al dito, con il diamante a forma di stella dalle numerose punte, e scatto a baciarla.
Le sue labbra morbide mi scatenano una reazione travolgente di felicità, che rende il bacio impetuoso.
Dio se la amo.
- Ti amo, ti amo, ti amo. - ripeto a voce bassissima.
Apre gli occhi, mentre siamo naso contro naso.
- Anch'io. - sussurra, e mi stampa un altro piccolo bacio sulle labbra.
Non penso di poterne avere mai abbastanza.
Inspira, gioiosa.
- Ehi, posso farti una domanda? - chiede, con il sorriso che si allarga.
- Spara.
Si allontana un poco per ammirare l'anello.
Penso che le piaccia molto.
- Per quanto tempo pensavi di tenerlo ancora in tasca?
Mi cade quasi la mascella.
Lo sapeva?
Come diavolo ha fatto?!
- Noi donne sappiamo sempre tutto. - scoppia a ridere.
Questa non me la aspettavo, decisamente.
Le risate si affievoliscono e infine tace tutto nel silenzio.
L'acqua si infrange su se stessa nel ruscello, il sole sta svanendo nell'ombra rossa del cielo, gli uccellini non cantano più.
E i suoi occhi parlano d'amore.
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Tanti auguri di buon compleanno a Hemmochescrivo 🎉🎊
Non ammazzatemi per questo epilogo. Ci tenevo a lasciare aperta questa possibilità (povero Ben)!
Il prossimo presumo che vi piacerà di più 😂Love you 🍭
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Confident
Teen FictionJoyce non capisce niente di matematica, salta gli allenamenti in palestra appena può ed è cotta del suo amico Ben dall'inizio del liceo. Christopher è il figlio del nuovo sceriffo, nato per giocare a football e per risolvere problemi di matematica c...