La confusione nella mia testa è allucinante, tanto che è come mi martellassero la fronte con forza.
Mi piego su me stesso e mi prendo la testa tra le mani.
Che cazzo succede?
Faccio uno sforzo titanico per aprire gli occhi e mettere a fuoco quello che mi circonda.
Pareti azzurre, lenzuola blu notte, scrivania completamente in disordine, fogli sparsi anche per terra, vestiti ammucchiati sulla poltroncina color caffé: camera di Sean.
Non potrei non riconoscerla, ci sono stata innumerevoli volte.
Decido che stare seduta non fa bene al mio mal di testa, quindi torno con la testa sul cuscino, inalando uno strano odore acre che mi pizzica il naso.
Mi manca incredibilmente l'aroma fresco di Chris al muschio.
Improvvisamente mi torna in mente l'improvvisa comparsa di Sean dietro la mia macchina e l'attacco di panico. Sicuramente sono svenuta per quello.
Quanto tempo sarà passato?
Perché Sean non mi ha riportata in casa mia?
Ma, soprattutto, quando mi darà tregua questo dolore lancinante alla testa?
- Oh, sei sveglia! - si rallegra Sean, entrando.
Mi ritraggo istintivamente alla sua vicinanza, schiacciandomi contro la testiera del letto.
Ho paura di lui, anche se lui sembra nascondere perfettamente il motivo.
Perché quando è con me pare lo stesso di sempre?
È stato davvero lui ad uccidere Margot?
Avrebbe il coraggio di fare del male a me o a qualcun altro a cui tengo?
Chi è veramente Sean?
La testa sta per scoppiarmi.
Prendo un paio di respiri profondi e lo guardo con il dilemma negli occhi.
No, non mi farà del male.
- Come stai? - domanda, preoccupato.
- Mi fa male la testa. - sussurro, sofferente.
I suoi occhi azzurri mi studiano.
- Vuoi qualcosa da mangiare? Così poi posso darti un'aspirina o qualcosa del genere. - dice dolcemente.
Come diavolo faccio a far combaciare il solito Sean che mi è sempre stato amico con quello assassino?
Non ci riesco, è così paradossale...
- Sì, preferirei mangiare qualcosa.
- Abbiamo i tuoi biscotti preferiti. - sorride.
Spunta un sorriso anche a me.
Mi rintano meglio nelle coperte e aspetto che ritorni con i biscotti.
Ora che ci penso, è dall'inizio delle vacanze di Natale che non metto piede in palestra.
Se mia madre lo viene a sapere sono guai.
- Ecco a te i biscotti. Acqua, succo, altro? - domanda Sean, rientrando.
- Ahm... Succo d'arancia ne avete?
Annuisce e va a prenderlo.
Persino mangiare mi risulta difficile con la testa che scoppia.
Ogni volta che chiudo la mascella è una fitta più dolorosa che mi costringe a chiudere gli occhi.
- Vado a prenderti qualcosa per il mal di testa. - decide Sean, capendo che sono praticamente sotto tortura.
Ne approfitto per controllare che ore sono e noto il suo telefono sul comodino sotto carica.
Allungo il braccio e con la voglia che ha un gatto di lavarsi, afferro l'apparecchio.
Pigio il dito sul tastino in basso e lo schermo si illumina: dieci e ventisette.
Ha una nostra foto che abbiamo fatto quest'estate come sfondo, dove siamo coperti di colore dalla testa ai piedi.
Sorrido tristemente al ricordo.
Lascio il telefono dov'era prima e i miei occhi vagano lungo il soffitto.
Perché è tutto così complicato ora?
***
- Se vuoi puoi restare a dormire. - propone Sean, ricordandomi con il suo tono di voce che non sarebbe la prima volta.
Non sarebbe la prima volta, ma quante cose sarebbero diverse?
Sicuramente non intendo restare.
Ora come ora mi spaventa ancora troppo, anche se meno di prima, perché qualcosa nei suoi occhi mi assicura che non vuole farmi del male.
E poi come spiegherei questo fatto a Chris?
- No, no, devo tornare a casa. Posso farcela. - gli faccio un microscopico sorriso.
- Sicura?
Annuisco con convinzione.
- D'accordo, ma ti accompagno io. Rischi di fare qualche brutto incidente se guidi in queste condizioni.
- Mi sono ripresa, posso benissimo...
- Anche in condizioni normali, in realtà, non c'è molto da fidarsi... - scherza.
- Stronzo. - borbotto, spintonandolo.
Il viaggio in auto è tranquillo, silenzioso, privo di tensione.
In un certo senso mi sembra quasi di tornare indietro nel tempo.
Era così normale vedere spesso il volto di Sean, scherzare con lui, vederlo ridere per le mie piccole fissazioni o i gesti patetici. E c'era veramente da ridere per quanto ero patetica quando sbavavo dietro a Ben.
Una volta arrivati, scende velocemente per aiutarmi ad uscire dalla mia stessa macchina e nel profondo apprezzo il gesto.
- Joyce, ero venuto per parlarti. Nel caso te lo stessi chiedendo. - dice.
- Io non... Scusami, non ho la forza mentale di sostenere una conversazione seria. - mi giustifico, optando per la sincerità più totale.
È stato tutto così strano e destabilizzante che ho seriamente bisogno di stare un po' in pace da sola per non diventare pazza.
Sento crollare uno dei miei punti di riferimento più fidati, proprio il mio amico Sean, e ho bisogno di elaborare.
Ho bisogno di tempo per reagire, per capire cosa fare e come comportarmi con lui.
E vorrei sapere cos'ha da dirmi, quali sono le sue intenzioni, ma non ora. Le mie capacità di connettere al momento non sono raggiungibili.
- Capisco. - mormora, malcelando la delusione - Vorrà dire che ci vedremo un altro giorno per parlare. Per favore, chiamami.
E silenzioso com'era apparso, se ne va.
__________
Per mesi non ho messo lo smalto perché so che ho mania della perfezione e che non sono capace di metterlo perfettamente, oltre al fatto che in inverno tra maglioni e cose di pile si appiccica dappertutto e che schifo, quindi niente mi è salito lo scazzo.
Voi mettete spesso lo smalto?
Io fino a marzo mi rifiuto.ANYWAY mi sto divertendo con questa faccenda dell'assassino 😈
Penso che con un po' di pratica potrebbe diventare uno dei miei generi preferiti per le storie (sia scriverle sia leggerle!) 😍😍
Però è un po' impegnativo, quindi necessito di qualcosa di più easy subito dopo.Domani vi racconterò di stasera 😂😙
#snapsquad as always farò il possibile per rendervi partecipi 😋Love you 🍭
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Confident
Teen FictionJoyce non capisce niente di matematica, salta gli allenamenti in palestra appena può ed è cotta del suo amico Ben dall'inizio del liceo. Christopher è il figlio del nuovo sceriffo, nato per giocare a football e per risolvere problemi di matematica c...