9 - Portrait

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L'ora di pranzo arriva in fretta e cerco Christopher in mensa.

Individuo la sua testa color miele a metà della fila con il vassoio rosso in mano.

- Ehi. - gli metto le mani sulle spalle da dietro e sporgo la testa verso la sua guancia.

Colto di sorpresa, si volta e mi accorgo che siamo troppo vicini.

Lancia un'occhiata rapida alle mie labbra, poi si concentra di nuovo sui miei occhi.

- Com'è andata la mattinata? - domanda.

Lo affianco e penso a quanto fosse bello Ben a spagnolo e religione, con quella posa così naturale e i capelli così perfetti. La sua espressione assorta è terribilmente sexy.

- Bene. Di spagnolo abbiamo fatto esercizi e abbiamo guardato un video argentino, a religione abbiamo parlato dell'ultima puntata di Beautiful.

- Perché con voi parla di Beautiful e con noi del Segreto? Lo sanno tutti che il Segreto è peggio. - si lamenta Christopher.

- Ringrazia che non facciamo niente, le altre materie sono già abbastanza. - sospiro, pensando a matematica.

Preso il cibo, ci sediamo ad un tavolo davanti alla finestra della mensa.

Noto un ciuffetto sceso sulla sua fronte e glielo riporto su allungando la mano.

- Che bei capelli. - commento.

Aggrotta la fronte con un sorriso.

Oh, l'ho detto ad alta voce. Idiota.

- Grazie. - risponde.

Abbasso la testa e inizio a mangiare, sperando che l'imbarazzo passi in fretta.

- Sei carina quando pensi di fare figuracce. - ridacchia.

No, ti prego.

Improvvisamente ho caldissimo.

- E quando arrossisci. - continua, con voce giocosa.

Apro la bocca per parlare, ma la richiudo quando lo guardo negli occhi.

Non può guardarmi così dolcemente con quegli occhi azzurro cielo.

- Tu invece cos'hai fatto oggi, figone? - domando, sarcasticamente.

- Biologia e ginnastica. Niente di che.

Registro la sua voce profonda, così simile a quella del cantante Luke Hemmings.

Osservo la sua mano che muove la forchetta sul piatto, i vasi sanguigni in evidenza quando usa più forza.

- Posso farti una domanda indiscreta?

Annuisce, cauto.

- Perché hai fatto amicizia solo con me da quando sei arrivato?

La domanda sembra rallentare i suoi movimenti. La sua mano è ferma, le dita molli intorno alla forchetta appoggiata.

Pare riflettere qualche momento, poi mi fissa con i suoi occhi chiari, come per capire se può fidarsi di me oppure no.

Mi sento sotto esame e la cosa mi mette ansia, ma la mia innocenza deve averlo convinto.

- Questo non è il posto, purtroppo. Te lo spiegherò oggi pomeriggio, se vuoi. - sussurra, sporgendosi verso di me.

Ora sono curiosa.

La serietà nel suo viso, così diversa dalla solita leggerezza che leggo nel suo sorriso, mi fa capire che si tratta di qualcosa di importante.

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