37 - Three

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[ spazio bensvegliatinelmioletto 😻 ]

- Per una volta che serve mia madre, è chissà dove affanculo. - mi lamento.

Sono seduta sul letto, con le ginocchia alte contro il petto e il piumone tirato su in modo da coprirmi e tenere caldo.

Non oso immaginare lo stato dei miei capelli, non voglio sapere cosa sembra la mia faccia e ho una fame assurda. Di biscotti al cioccolato.

- Bonjour finesse. - ridacchia Ben, accomodato sulla sedia della mia scrivania, ruotata verso il letto.

Qualche piccolo neurone nel suo cervello intelligente dovrebbe suggerirgli di uscire, no?

Non ha senso entrare nella stanza di una ragazza che sta dormendo e guardarla una volta che è sveglia, rannicchiata nel piumone, dopo un mezzo trauma di risveglio da un incubo.

Cioè, se fosse Chris sarei meno scettica, ma visto che non lo è mi sento autorizzata a trattare di merda chiunque.

- Senti, vai a prendere i biscotti al cioccolato e portameli che ho fame.

La sua fronte si corruga.

- Sono in cucina. Sicuramente troverai uno dei miei genitori che sicuramente ti hanno aperto con gioia e sicuramente pensavano di farmi una bella sorpresa. E sicuramente ti diranno dove trovare i miei biscotti.

- Certo, sicuramente. - sorride.

Una volta che è fuori, mi alzo e vado in bagno per assumere un aspetto decente.

Non che mi interessi più essere decente per Ben Bowers, ma è pur sempre una persona e per principio preferisco essere presentabile.

Spazzolo pigramente i capelli, li fisso parzialmente con una molletta sulla nuca e mi dedico al viso.

Quando rientro in camera, lo trovo seduto come prima, i biscotti poggiati sulla scrivania.

- Ben. - lo richiamo.

- Carino il maglioncino azzurro. - commenta.

- Ben, porco tofu! I biscotti. Non puoi. Metterli. Dove. Metto. I libri. Cristo. - scandisco.

- E dove...

- Il letto. Esiste il letto per le briciole. Non te l'hanno insegnato al corso di trasgressione contro i genitori?

L'unica reazione che le mie parole gli provocano è una leggera risata.

E io che pensavo che fosse un ragazzo intelligente.

- Comunque sono felice di poterti parlare finalmente. - dice.

Smetto di masticare il biscotto e mando giù, guardandolo interrogativa.

- Non ti spiace andare a prendermi del caffé? Ho l'impressione che ne avrò bisogno.

- Sto parlando seriamente, Joyce. Non riesco a raggiungerti tramite il telefono. - continua.

- Ho bisogno del caffé, per favoooore! - ritento, con voce cucciolosa.

Sospira ed esce.

La mia mente ritorna a quello che ha detto.

Non riesce a raggiungermi tramite il telefono.

A dire il vero, anch'io ho provato a chiamarlo più volte e non mi ha mai risposto.

Questo è molto strano.

Mi sono dimenticata che l'avevo chiamato, altrimenti avrei già notato che era strano: Ben solitamente richiama appena può.

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