Qualche volta mi chiedo se la natura umana non sia recidiva in generale o se è solo il mio caso ad essere così disperato.
Ci sono persone che imparano in fretta dai propri errori, ci ridono sopra per i dieci minuti seguenti e poi inventano la lavatrice. Ci sono persone che scappano via e si piangono addosso per qualche giorno, poi vanno avanti e capiscono che la tecnologia è il futuro, così si mettono a progettare telefoni.
E poi ci sono le sfigate come me che capiscono soltanto di non aver capito un cazzo della vita. E della matematica.
- Joyce, vuoi venire a risolvere il problema alla lavagna?
Fisso la prof scuotendo la testa. Io e la matematica non ci vogliamo bene.
- Dai, vieni, così vediamo cosa hai capito della spiegazione di ieri.
Niente. Cosa dovrei aver capito di un problema che mischia algebra e geometria in un intruglio assurdo?
- No, davvero, prof. È meglio se fa lo qualcun altro. - insisto.
- Intanto vieni a farlo, così vediamo cosa non va. Siamo qui per imparare.
Faccio un giro rapido con lo sguardo di tutti i miei venticinque compagni di corso e sbuffo.
Andiamo al patibolo, Joyce.
- Fai il disegno della parabola e scrivi l'equazione canonica, poi scrivi i dati che abbiamo.
Una rapida occhiata al testo del problema mi mette subito nel panico: come diavolo si trova il fuoco della parabola?
E, soprattutto, cosa diavolo è il fuoco di una parabola? Non ricordo di aver mai sentito che una parabola prende fuoco...
- Entro domani, Joyce. - mi incoraggia la prof, con il suo solito tono gentile e comprensivo.
Allora... La parabola era quella sorta di cosa che partiva da giù e faceva un arco fino all'altra parte, giusto?
L'espressione della prof mi fa intuire che fin qui va tutto bene.
Annuisce leggermente come per dirmi di continuare, ma io non ho idea di come farlo.
- Ora segna la direttrice, il vertice e il fuoco.
Il mio sguardo rimbalza dalla prof alla lavagna, con le sopracciglia aggrottate.
- Joyce, però devi studiare. Come pretendi di capire la matematica se non la studi nemmeno? Se non ci provi...
- È che ho avuto tante cose da fare, tante materie da studiare... Non ho avuto tanto tempo per la matematica. - tento di giustificarmi.
La prof mi guarda con un'espressione indecifrabile, poi si volta verso la classe.
- Ben, vieni ad aiutarla. - sospira.
Se pensavo di star facendo una figuraccia di fronte a tutti i miei compagni, non pensavo che la situazione potesse peggiorare ulteriormente.
Ben Bowers, genio di matematica, campione di football, amico eccezionale, bello da star male, è esattamente quel tipo di ragazzo davanti al quale ti sentiresti una piccola merdina insignificante anche se fossi Angelina Jolie.
Intorno a lui sembra esserci un campo magnetico strano che droga i miei neuroni e li mette in standby.Mi guarda teneramente con quei suoi maledetti occhi verdi e mi sciolgo all'istante.
Dannazione, quanto è bello.
Alto, capelli scuri tirati su e dolcissimi occhi chiari. Precisamente il mio ragazzo ideale. Peccato che siamo solo amici, Ruth gli ronza sempre intorno e si fa la mia amica Margot. È come una successione graduale nella quale io sono la più lontana dall'obiettivo. E nonostante io lo guardi con gli occhi di un panda che soffre per mancanza cronica d'affetto, l'unico ad aver capito che provo qualcosa per lui è Sean, il suo migliore amico.
- Posso? - Ben mi prende il gesso dalla mano muovendo appena le mie dita molli, fuse come impasto per biscotti a causa della sua vicinanza.
Mi sposto per lasciargli risolvere il problema di matematica e continuo a ripetermi che sono immensamente stupida, perché invece di concentrarmi sulle spiegazioni, mi perdo sempre a pensare a quanto sia perfetto per me.
In quest'ottica, studiare è sempre difficile, se la materia non mi appassiona. Questo è il motivo per cui prendo insufficienze su insufficienze di matematica e chimica. Generalmente per chimica mi faccio aiutare da Sean, ma per matematica non c'è soluzione. Chiedere a Ben di aiutarmi sarebbe come cancellare le poche conoscenze basilari che ho.
Ben svolge il problema in tre passaggi e la prof gli sorride, per poi guardare me nella speranza che mi sia stato d'aiuto.
Faccio un microsorriso per cercare di essere convincente e torno al mio posto, grata che la campanella segni la fine della lezione.
- Joyce, vieni qui. - mi richiama la prof, mentre tutti se ne stanno andando.
Passo con difficoltà fra i miei compagni e raggiungo la cattedra.
La prof sistema sul naso gli occhiali rossi.
- Questo è il terzo anno, il quadrimestre non è lontano dalla fine e tu continui a non capire la matematica. Cosa dobbiamo fare? - incrocia la braccia al petto, sinceramente preoccupata.
Deglutisco.
Come le spiego dov'è il problema?
- Prova a studiare con Ben, lui è bravo e mi sembra che siate amici. - suggerisce.
- Io... Penso che non sia una buona idea. Proprio perché siamo amici, rischierei di distrarmi e tornerei al punto di partenza.
La prof stringe le labbra.
- Tu non hai un punto di partenza, Joyce. Del programma di quest'anno non sai nulla. - ammette con gravità.
Sospiro. Odio quando gli altri hanno ragione.
***
Esco dall'edificio scolastico e attraverso il cortile per arrivare alla biblioteca.
Entro e chiudo la porta scura di legno massiccio dietro le mie spalle.
Al mio fianco, il banco dei prestiti è vuoto e i tavoli sono quasi tutti liberi. Le file di scaffali deserte.
Vado a sedermi con Sean per la nostra solita ora buca dopo matematica, durante la quale invece di studiare parliamo delle nostre cotte storiche, Ben e Margot.
- La prof ti ha detto che fai schifo in matematica, vero?
- Già. Grazie per il tatto. - replico seccamente.
Sean ridacchia.
- Come darmi torto? Ben ti ha umiliata per quanto è stato bravo. - sorride.
È una provocazione.
- Non ho voglia di parlare di quanto sia stupendamente magnifico oggi, mi sono rotta le palle di fantasticare. Io mi sento una tredicenne alle prese con il primo amore e lui si fa Margot con Ruth ai suoi piedi senza farsi problemi. Ti pare giusto?
Quando mi volto verso di lui per guardarlo negli occhi, capisco di aver detto qualcosa che non dovevo dire.
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Eccoci al primo capitolo!
Spero vi sia piaciuto, aggiornerò presto ❤
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Confident
Teen FictionJoyce non capisce niente di matematica, salta gli allenamenti in palestra appena può ed è cotta del suo amico Ben dall'inizio del liceo. Christopher è il figlio del nuovo sceriffo, nato per giocare a football e per risolvere problemi di matematica c...