[ spazio nonveloaspettavatepalestratoeh? 😏 ]
Il vetro della finestra riflette il cielo grigio.
La pioggia scorre forte sui tetti lucidi delle case e apro la finestra per sentirne il suono.
Ha qualcosa di tranquillizzante. È come se dicesse "il mondo sta facendo il suo corso, le cose stanno andando come devono andare". In un certo senso, promette un arcobaleno in seguito.
Osservo lo schermo del mio computer, con un foglio bianco di Word aperto, in attesa di essere riempito con una ricerca su Napoleone.
Non ho la minima voglia di fare una ricerca. È un lavoro tedioso, lungo, che richiede le mie capacità selettive in merito ai testi chilometrici presenti sui vari siti di storia.
Afferro il telefono e chiamo Sean.
Mi aveva pregato di chiamarlo e, dato che ho tempo da perdere, mi sembra il momento più adatto per farlo.
- Pronto, Joyce? - risponde quasi subito.
- Ahm... Ciao Sean. - esito.
Rimane in attesa qualche secondo.
Mi schiarisco la gola.
- Io... Cioè tu... Dovevi dirmi qualcosa... no?
- Sì, giusto. - mi asseconda.
Fuori continua a piovere, incessantemente.
Il paesaggio assume una tristezza deprimente, ma che al tempo stesso scalda il cuore. Sono convinta che ci sia qualcosa di affascinante nei fenomeni atmosferici.
Chissà cosa sta facendo Sean al posto di rispondere.
- In realtà volevo parlare un po' di Christopher. Sarebbe ideale se potessimo farlo a voce. - spiega.
Ho come la strana sensazione che quello che ha da dirmi non sia positivo.
Nessuno dei miei amici pensa positivo di Chris.
- Quando?
- Domani pomeriggio?
- Palestra.
- Dopodomani? - ritenta.
- Devo studiare per la verifica di letteratura.
- Venerdì?
- Palestra di nuovo. - ridacchio.
- Senti, salta palestra. Tanto non muori dalla voglia di sudare tu, ti conosco. - taglia corto.
- E invece sono presa bene. Ho voglia di faticare in questo periodo. - ribatto.
- Cazzate.
- Lo dici tu. Possiamo mangiare una pizza sabato sera e parlarne, no? - propongo.
Qualche attimo di silenzio.
La pioggia continua a cadere imperterrita, producendo lo stesso suono ogni secondo.
- Andata. - conclude Sean - Da me?
- Perfetto.
Chiudo la chiamata e riporto l'attenzione sul titolo della schermata, scritto a caratteri cubitali: NAPOLEONE BONAPARETE.
Ho scritto seriamente Bonaparete invece di Bonaparte?
Adesso mi sotterro.
Già che ci sono chiedo scusa a Napoleone e poi torno in superficie, umiliata.
Non è decisamente giornata.
***
Quello che ho notato in queste settimane, riguardo Christopher, è preoccupante: il suo umore triste, a causa di Jamie, influenza molto il mio.
Non percepisco più quell'aura di solarità e allegria di prima quando sto con lui e questo fa scattare un campanello d'allarme dentro di me.
Perché non me ne parla?
Perché si sta chiudendo in se stesso?
Di cosa può aver paura?
Sono tutte domande a cui al momento non so rispondere.
E la cosa è frustrante.
Tutto questo, in aggiunta alle numerose verifiche concentrate negli ultimi giorni, mi porta ad un muso lungo fino a Saturno.
Ed è la prima cosa che Sean nota quando viene ad aprire la porta di casa sua.
- Uhh, siamo di malumore oggi? - scherza.
- Dammi una pizza, uomo. - sbotto io.
Alza le mani in segno di resa e si sposta per lasciarmi entrare in questa abitazione così familiare.
Raggiungo direttamente la camera di Sean e mi butto sul suo letto a peso morto, arrogandomi il diritto di fare l'isterica psicopatica mestruata fuori ciclo.
- Possiamo parlare lo stesso, nonostante il tuo umore cattivo? - azzarda Sean.
Lo fulmino con lo sguardo.
- Certo, ma ti pare che non possiamo parlare di cose serie?! Parla pure! Parla, scriteriato!
Il mio tono infiammato deve averlo spaventato un po', perché mi porge la pizza tendendo il braccio quanto più gli è possibile.
- Guarda che non sono cannibale, mi limito a divorare la mia pizza. - osservo acida.
- Le donne incazzate vanno tenute a debita distanza, perché se schizzano non ti puoi difendere che scatta la denuncia. - ragiona.
- Sì sì, bravo, bravissimo, ora passami la Coca-Cola che ho sete.
- Dicevo...
Mi volto di scatto e i capelli ondeggiano.
- Ho detto che puoi parlare. Avanti. Parla. - sottolineo duramente.
Ma perché gli uomini non capiscono mai un cazzo?
Con quale neurone anucleato e demente pensa che io voglia parlare di cose serie adesso?
Sono altamente incazzata, porco tofu!
- Quindi... va bene? Non hai niente da dire riguardo altre cose?
Il mio sguardo omicida deve averlo indotto nell'ideologia giusta.
Bravo ragazzo.
- Ma certo! Mica voglio parlare del perché sono incazzata! Parliamo pure del cazzo che ti pare!
È possibile che io stia esagerando.
Però lui non capisce, quindi a mali estremi, estremi rimedi.
- Okay e cosa ti ha fatta incazzare? Così, per curiosità. - sorride.
Gli sembra il momento di ridere?
Vediamo se durerà.
- Sei sicuro, proprio sicuro, assolutamente sicuro, che vuoi saperlo? - domando, con voce subdola e cattiva.
I suoi occhi azzurri mi fissano con circospezione e tremore.
Passa ripetutamente la mano tra i capelli.
- Ehm... forse no. Non sono tanto sicuro di voler indagare a fondo nella questione...
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CHE GIOIA quando un libro che stava diventando noioso prende la svolta giusta e tu sei tipo "aw che bello, ho fatto bene ad andare avanti!" 😍😍
ADORO le nuove faccine di Whatsapp! La faccina palmface è il top.
PREANNUCIO che il prossimo capitolo sarà San Valentino dal punto di vista di Nicole.
Ho postato l'inizio su Instagram alcuni giorni fa 🙈Love you 🍭
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Confident
Teen FictionJoyce non capisce niente di matematica, salta gli allenamenti in palestra appena può ed è cotta del suo amico Ben dall'inizio del liceo. Christopher è il figlio del nuovo sceriffo, nato per giocare a football e per risolvere problemi di matematica c...