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Charlie Puth, One Call Away

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Le fitte chiome degli numerosi alberi ricoprono il cielo, non lasciando che pochi spiragli per far passare la luce, e rendeno così il bosco quasi del tutto buio.

Mi guardo intorno e, nonostante abbia provato a fare attenzione alla strada che percorrevo, tutto mi sembra uguale intorno a me.

Avrei dovuto lanciare dei sassolini lungo il tragitto, o qualcosa del genere.

Solo quando mi fermo, appoggiandomi sulle gambe per riprendere fiato, mi rendo conto di aver corso gran parte del tempo.

E a questo punto vorrei che il mio petto affaticato bruciasse più delle parole di Hannah, ma purtroppo non è così.

E, per quanto la parte orgogliosa di me si ostini a negarlo, in fondo so che aveva ragione. In diciassette anni di vita non ho mai amato qualcuno. Anzi, a dirla tutta non ho mai vissuto davvero. Mi sono limitata a esistere.

E, per quanto la fine della mia vita sia ancora molto lontana per me, so che se dovesse andare così per sempre, alla fine, lo rimpiangerei amaramente.

Mi guardo intorno, in cerca di un luogo dove restare a riflettere o semplicemente a non pensare, e, quando individuo la base di un tronco tagliato, mi affretto a raggiungerlo e mi ci siedo sopra, appoggiandomi poi con la schiena a quello di un albero posto pochi centimetri più indietro.

Il cielo è coperto soltanto da poche nuvole sparse e uno stormo di rondini vola diretto verso qualche zona esotica e lontana, mentre un vento leggero soffia tra le foglie degli alberi.

Appoggio la testa all'albero alle mie spalle, lasciandomi cullare dal fruscio rilassante del vento che soffia anche tra i miei capelli.

Mi piace stare qui, è come se ci fosse qualcosa in questo posto, che per qualche ragione mi attira a sé.

Quando sento due voci maschili, accompagnate dal calpestio delle foglie secche, quella che potrebbe essere una di queste ragioni inizia a prendere forma nella mia mente.

Ricci castani disordinati, volto pallido e occhi verde smeraldo.

È difficile da spiegare a parole, ma, nonostante il poco tempo che trascorso con Harry Styles, ho provato delle sensazioni che non ho mai sperimentato con nessun altro, prima d'ora.

Mi ha messo in soggezione, e mi ha fatto provare anche un po' di inquietudine, eppure c'è qualcos'altro. In qualche modo, lui è diverso da tutti gli altri, è come se riuscisse a guardarmi dentro, oltre il mio corpo, direttamente alla mia anima.

Mi alzo dal tronco il più silenziosamente possibile, e cerco di non fare il minimo rumore anche mentre mi avvicino lentamente al punto del bosco da cui provengono le voci.

Quando scorgo due figure maschili camminare tra gli alberi, mi affretto a schiacciarmi contro un grosso tronco nel tentativo di tradire la mia presenza.

E, mentre quasi trattengo il respiro, nel più assoluto silenzio, non posso fare a meno di ascoltare.

"È identica" dice una delle voci, e riconosco immediatamente quella di Harry.

"Magari le somiglia soltanto" risponde un'altra voce, che invece non so identificare. "Voglio dire, capelli castani, occhi azzurri e bellissima è una descrizione che si adatta a milioni di persone, non certo solo a Elizabeth."

E, se fino a poco fa iniziavo a sentirmi in colpa per restare ad ascoltare una conversazione che in fondo non dovrebbe interessarmi, ora mi faccio più attenta.

Le somiglia, Elizabeth. Impiego poco a collegare i pezzi nella mia mente, tornando a quando in libreria Harry mi ha chiamata con quel nome.

"No, tu non l'hai vista, era identica" continua Harry, e non posso fare a meno di chiedermi chi sia questa Elizabeth e perché per lui sia così importante.

A questo punto, tra i due intercorre un momento di silenzio, tanto che mi sorge il dubbio irrazionale che siano improvvisamente spariti. Nessuno dei due emette alcun suono e il rumore dei loro passi non si sente più.

Mi sporgo cauta dal tronco dell'albero, finché la mia visuale si sposta abbastanza da permettermi di vedere i due in piedi uno di fronte all'altro, alcuni metri più in là di me.

Harry è di spalle, le braccia muscolose gli cadono lungo i fianchi, mentre l'altro ragazzo è appoggiato con una spalla contro un albero, con le braccia incrociate.

E, quando il mio sguardo si posa sul suo volto, rabbrividisco.

Capelli biondo grano, occhi azzurro cielo e volto angelico. È il ragazzo che mi ha seguita l'altra sera fuori dal locale.

"Sì che l'ho vista" confessa il biondo a bassa voce, tanto che fatico a udirlo, e mi chiedo se non l'abbia solo immaginato.

"Come? Quando?" ribatte Harry, evidentemente tentando di controllare il tono di voce, che comunque si è alzato di una tacca.

"Be'..." inizia l'altro incerto. "Ecco... l'ho seguita, qualche sera fa."

Sento alcuni passi e intravedo con la coda dell'occhio Harry avvicinarsi all'altro ragazzo, costringendolo a staccarsi dall'albero per indietreggiare.

"Tu cosa?!" ringhia, passandosi nervosamente una mano fra i capelli. "E se ti avesse visto? Aspetta... ti ha visto, vero?"

Il biondo indietreggia ancora all'avanzare di Harry. "Può darsi, ma che ti importa? È solo una ragazzina, come vuoi che mi trovi?"

Strana affermazione da parte di uno che dimostra non più di due o tre anni in più di me.

"Ma ti ha visto venire qui?" domanda ancora Harry. "Sei tornato nel bosco davanti a lei?"

L'altro scrolla le spalle. "Non lo so, sì, forse, ma se anche fosse? Non le verrebbe certo in mente di venire qui solo perché ha visto uno sconosciuto venirci."

Harry infila le mani nelle tasche e inizia a calciare alcuni legnetti sul terriccio.

"Harry, lei non è Elizabeth" afferma il biondo, cauto ma deciso.

"Lo so, ma non è neanche stupida" mormora Harry. "Forse un po', qui ci è già venuta."

Alzo gli occhi al cielo alla sua affermazione, ma non posso impedire a un piccolo sorriso divertito di farsi strada sul mio viso.

"Nel bosco?" chiede l'altro.

"No, a Las Vegas" risponde il riccio ironicamente. "Certo Niall, nel bosco, dove se no?"

Niall. Finalmente scopro il suo nome.

"Davvero? Quando? Perché? Ci hai parlato? Che cosa gli hai detto?" inizia rapidamente il biondo.

A questo punto mi rendo conto di essermi sporta troppo dall'albero. Potrebbero vedermi.

Indietreggio lentamente verso il retro del tronco, ma, nonostante tutti i miei tentativi di non fare rumore, accade l'esatto contrario.

Metto un piede in un punto sbagliato e calpesto un rametto, che, spezzandosi, provoca un crepitio che riporta il silenzio fra i due.

Con la coda dell'occhio, intravedo Harry che alza un dito per zittire Niall, dopodiché sento il rumore dei suoi passi farsi sempre più vicino all'albero dietro al quale sto tentando di nascondermi.

Chiudo gli occhi pregando che cambi idea e decida di andarsene, ma purtroppo non va in questo modo.

Sento i suoi passi arrestarsi di fronte a me, così mi costringo ad alzare lo sguardo per guardarlo negli occhi.

"Jane, che diavolo ci fai qui?"

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