Jordan Smith, Who You Are
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Quando la festa giunge al termine è ormai notte inoltrata, la testa mi gira e i miei sensi sono annebbiati dall'alcool. Questa volta ho avvisato mio padre, perciò spero che non sia troppo preoccupato, ma comunque in questo momento la mia mente è troppo incasinata per riuscire a mantenere una certa coerenza di pensiero per più di due minuti.
Ben presto l'immagine di Harry si fa strada nella mia mente, allontanando ogni altro pensiero, come una folla che si sposta ai lati per lasciar passare qualcuno di molto importante.
Il suo comportamento mi manda fuori di testa, un minuto prima mi dice che mi vuole lì e quello dopo decide che per qualche ragione quello non è luogo per me.
Tento di concentrarmi sul tragitto da percorrere, ma in questo momento non riconosco alcun punto di riferimento. Gli alti alberi mi sembrano tutti uguali, e di certo il buio e l'alcool in circolo nel mio corpo non sono di alcun aiuto.
Mi guardo intorno e mi rendo conto di essere lontana dal luogo della festa e anche da qualsiasi altro che conosca. Mi sono persa. Di nuovo.
"Merda" borbotto.
Smetto di camminare per pensare al da farsi, a quale direzione imboccare e a come uscire da questo dannato bosco.
Quando inizio a sentire rumori di cui non ho intenzione di scoprire la provenienza, decido di ricominciare a muovermi, anche a causa del freddo che inizia a farsi sentire e a penetrare nella mia pelle coperta solo da una semplice felpa.
Cammino lentamente, prestando più attenzione possibile a ciò che mi sta intorno, cioè alle file di alberi illuminati dalla debole luce lunare, e cercando di mantenere la lucidità, lottando contro gli effetti dell'alcool che tentano di offuscarmi la mente.
Quando sento un altro rumore alle mie spalle, rabbrividisco e accelero ulteriormente, convinta che si tratti di passi. Ma, quando odo una voce ormai familiare pronunciare il mio nome, mi volto lentamente per scoprire la figura a cui appartiene.
Illuminato solo in parte dalla luce della luna, riesco a vedere il suo sguardo puntato su di me, poco prima che lo abbassi. La vista del suo volto, accarezzato dalla flebile luce lunare, mi costringe a trattenere il fiato, senza neanche rendermene conto.
"Mi dispiace" mormora poi tornando a guardarmi, mentre si avvicina a me, finché la distanza fra me e lui si riduce a pochi centimetri.
Questa sua vicinanza è in grado di agitarmi, e il mio respiro si fa più rapido e irregolare, mentre il cuore prende a battere più forte.
"Sai, vorrei poterti spiegare" continua, mantenendo la voce bassa e roca.
Quando mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sfiorandomi la pelle, una serie di brividi si irradia su di essa, a causa della freddezza della sua.
"Ma se te lo dicessi non potrei tornare indietro."
Il suo pollice percorre la linea del mio viso fino al mento, lasciandosi dietro una scia di brividi, e mi sorprendo a trattenere il respiro.
Quando arriva a sfiorarmi le labbra, mi allontano leggermente, quanto basta per parlare.
"Non ti fidi di me?" Le parole mi escono in un sussurro, e stranamente riesco a reggere il suo sguardo anche dopo averlo chiesto.
Mi rendo conto di quanto insensata sia questa domanda. Io non ho fatto nulla per meritare la sua fiducia e lui non ha alcuna ragione per riporne in me.

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Lost Souls | H.S.
Fanfiction«Ci sono persone a cui la morte concede un'altra possibilità.» Jane Dawson ha sofferto molto più in diciassette anni di quanto la maggior parte delle persone faccia in una vita. Il fratello è morto in un misterioso incidente, la madre ha abbandonato...