Bastille, Weight Of Living, Pt. 1
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Harry's POV
Fingere che qualcosa vada bene quando è evidente che non è così spesso è più un male che qualcosa di buono. È indubbiamente la strada più semplice e più percorsa, ma il solo fatto che essa allevi un po' il dolore non è affatto indice che sia la migliore scelta.
Reprimere il dolore lo rende incontrollabile. Esso cova silenziosamente dentro di noi e, quando noi non siamo più in grado di trattenerlo e soffocarlo, allora esplode. Investe il cuore e offusca la mente, e forse è in quel momento che tenerlo sotto controllo diventa del tutto impossibile. È in quel momento che si tocca davvero il fondo e, quando questo accade, diventa necessario che qualcuno ci tenda la mano e ci aiuti a risalire. Ma spesso le persone non riescono ad ammettere di averne bisogno. E, nel caso in cui ci riescano, non è mai detto che qualcuno potrà udire il loro richiamo.
Quando vivi a contatto con il male e con il dolore così a lungo, impari in qualche maniera a coesistere con essi. Riesci a leggere quest'ultimo come una parte necessaria per la nostra anima, senza il quale questa non potrebbe esistere. È conoscere il dolore che ci guida verso la felicità, ed è comprenderne le cause che ci consente di accettarlo.
La personalità di un individuo è talmente variabile e soggettiva che persino egli stesso non è in grado di conoscerla del tutto. Ci sarà sempre una parte di noi in grado di sorprenderci, capace di azioni e di pensieri che noi non ci aspettiamo e che non possiamo controllare.
Quando vedo da lontano la sagoma di Elizabeth, il mio primo impulso è quello di attribuirla all'immaginazione. Probabilmente è comprensibile che la mia mente voglia tormentarmi, dopo quello che è successo. Dopo quello che le ho fatto.
Ma trascorrono diversi secondi senza che io sposti lo sguardo, e lei c'è ancora. È qui.
E se il mio primo impulso irrazionale è quello di allontanarmi, qualcosa mi impedisce di farlo realmente. Ho bisogno di parlarle. Devo darle spiegazioni, concederle scuse, sapere dov'è stata fino ad ora.
Improvvisamente, nella mia mente i tasselli del puzzle sembrano iniziare ad incastrarsi. Per la prima volta riesco a vedere il senso di quest'incessante attesa che è stato tutto il tempo che ho trascorso qui finora, e questo in qualche modo mi fa sentire più leggero. Per un attimo mi pare di riuscire a liberarmi di un enorme peso, di riuscire a respirare. E, dannazione, è una sensazione unica.
Avanzo di qualche altro passo e tutte le considerazioni fatte fino ad ora perdono di ogni significato. La luce flebile della luna arriva a illuminare il volto di Jane.
Perché è qui? E, soprattutto, che diavolo ci fa insieme a Elizabeth? Dannazione, l'ultima sua apparizione non ha fatto che terrorizzarla, quella volta a Primrose. Se le facesse qualcosa io non potrei mai perdonarmelo. Non so che cosa farei.
E in tutta onestà non lo so neppure ora. Mi lascio guidare ed inebriare dall'istinto. Avanzo di corsa sino a raggiungerle, mentre riesco quasi a percepire l'aria fredda della notte attraversarmi. Il mio sguardo cerca inevitabilmente Jane. Indossa un abito scuro, i capelli mossi le scendono lungo la schiena, le labbra sono tinte di un leggero rosso. È... bella è dire poco.
Ma i suoi occhi sono fissi in un punto indefinito e si stanno inumidendo con le lacrime. La mano di Elizabeth costringe la sua a toccarle la fronte.
Avvolgo immediatamente la mano intorno al polso di Elizabeth, costringendola a interrompere il contatto con Jane.
"Che diavolo fai?" Il tono di voce mi esce più duro di quanto avessi immaginato.
Lei si lascia andare in un sorriso che assume immediatamente le sembianze di un ghigno. Ed allora mi tornano alla mente le ragioni per cui ho voluto allontanarla. Cinica, egocentrica, egoista, malsanamente sarcastica. E dannatamente imprevedibile. Un giorno innamorata e quello dopo fredda e distaccata.
Per la prima volta mi ritrovo a chiedermi se mi abbia mai realmente amato. O se io stesso l'abbia fatto.
"Harry!" esclama con un tono di sorpresa mista a una malsana gioia. "Le mostravo un po' di noi... di quello che eravamo prima che tu..."
"Io non..." inizio, ma le parole mi muoiono in gola prima che abbia il tempo di aggiungere altro. La mia attenzione si sposta su Jane, che si è appena ripresa dallo stato di trance in cui l'ha gettata Elizabeth.
I suoi occhi spaventati si muovono per un istante da me a lei, poi indietreggia di qualche passo. Riesco a intravedere una lacrima brillarle sulla guancia, sotto la luce della luna, prima che si volti e si allontani di corsa.
Istintivamente faccio per dirigermi nella sua direzione, ma la mano di Elizabeth blocca il mio tentativo.
"Quanto credi che resisterà vicino a te?" domanda lentamente. "Insomma, quanto credi che possa durare tutto questo? L'illusione che possiate realmente stare... insieme."
Quelle poche parole mi costringono a esitare. Osservo ancora per qualche secondo il punto in cui si trovava Jane, poi mi volto verso Elizabeth.
"Tu non sei migliore di me, Harry" prosegue, e una parte di me sa che ha ragione. Come posso limitarmi a puntare il dito verso gli altri, quando io stesso sono tanto lontano dalla perfezione?
Nel profondo sono consapevole che non le sto portando altro che dolore, ma continuo ad evitare questa verità, crogiolandomi nell'illusione che lei abbia realmente bisogno di me, che quello che provo per lei possa in qualche modo riuscire a salvarla. Perché questo è esattamente ciò che sta facendo lei per me, seppure senza rendersene conto.
"Provo ad esserlo però" mormoro, forse più a me stesso che a Elizabeth. E mi ritrovo a domandarmi se sia davvero così.
"No" ribatte prontamente lei. "Sei egoista tanto quanto me. La differenza è che io non mi innamoro come un'idiota, e tanto meno costringo qualcuno a starmi vicino."
"Non è così" dico, ma il mio tono è esitante.
"Non le dici la verità. Non le consenti di scegliere" replica. "E hai ragione se la vuoi tenere con te. Se gliene dessi la possibilità cosa credi che farebbe? Ecco: questo si chiama egoismo."
Tento in ogni modo di chiudere le parole di Elizabeth fuori dalla mia testa, ma una parte di me non riesce a non pensarci. Forse ha ragione, forse sono davvero qualcosa di profondamente malsano e negativo nella vita di Jane. Forse dovrei semplicemente sparire e lasciarla in pace.
Il mio sguardo si sposta di nuovo verso il punto della strada in cui l'ho vista andare via, ed allora non ci sono scuse in grado di trattenermi.
"Che diavolo credi di fare?" Elizabeth pare aver intuito le mie intenzioni. Il suo tono è piuttosto alterato, il suo sguardo su di me brucerebbe se potesse.
"Mi dispiace" dico. "Per tutto. Davvero. Spero che tu possa perdonarmi, prima o poi."
"Harry!" la sento richiamarmi, ma ormai sto correndo verso Jane. "Harry, non funzionerà. Le dirò la verità!"
Sono ormai troppo distante per udire altro e, nel giro di pochi altri minuti, finalmente riesco a vederla. Accelero il passo, dunque la raggiungo.
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Lost Souls | H.S.
Fanfiction«Ci sono persone a cui la morte concede un'altra possibilità.» Jane Dawson ha sofferto molto più in diciassette anni di quanto la maggior parte delle persone faccia in una vita. Il fratello è morto in un misterioso incidente, la madre ha abbandonato...