Rachel Platten, Fight Song
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Rimango completamente spiazzata dalla domanda di Harry. Fino a pochi minuti fa non mi sarei aspettata che si accorgesse di me, e fino a pochi mesi fa non mi sarei mai aspettata di trovarmi in questo bosco.
Prima della clinica e di tutto il resto, ho sempre ignorato questo dannato luogo, accanto al quale sono sempre passata indifferente.
Ma non sono più la stessa persona che ero prima, qualcosa è cambiato dentro di me, ed ora non mi importa più se, inoltrandomi qui da sola, potrei perdermi o incontrare chissà quali altri pericoli.
"Allora, perché sei qui?" chiede Harry nuovamente, riscuotendomi dai miei pensieri.
Non riesco a decifrare il suo tono: è fermo e piuttosto serio, ma non capisco se sia arrabbiato o che altro.
Mi sforzo di reggere il suo sguardo, tentando di mettere insieme almeno una frase sensata.
"Io..." inizio, ma le parole mi muoiono in gola.
Mi rendo conto che, se gli spiegassi tutta la storia. molto probabilmente lui non capirebbe, e il mio ragionamento contorto suonerebbe stupido e insensato se detto ad alta voce.
La discussione con Hannah mi ha scosso parecchio, venendo qui cercavo solo un po' di pace. Volevo semplicemente smettere di pensarci, e tornare a casa dove sarei rimasta sola con i miei pensieri non mi è neanche passato per la testa.
Perché proprio qui? Non ne ho la minima idea, immagino si tratti solo di sensazioni, tra cui forse anche la voglia di rivedere la prima persona con cui sono riuscita a ridere di gusto dopo mesi. Quella che adesso si trova davanti a me, in attesa di un mio segno di vita.
"Vorrei davvero sapere che cosa ti passa per la testa" dice piano, rompendo il silenzio che io comunque non avrei riempito. "Visto che ad alta voce non lo dici."
"Perché dovrei?" Non credo di voler lasciare che un quasi sconosciuto entri nella mia testa. "Non ti conosco."
A queste parole, forse pronunciate con un tono troppo duro, lui indietreggia un po', quasi come se lo avessero colpito fisicamente.
E mi sento immediatamente in colpa per questo, considerando che lui ha cercato di usare un tono calmo nonostante mi abbia colta in flagrante mentre origliavo una sua conversazione.
"Non importa" borbotta, stavolta senza filtri al suo tono, che risulta più duro. "Comunque ti avevo detto che non saresti dovuta tornare."
"E perché? Non c'è mai nessuno, a parte te... in effetti sembra quasi che tu viva qui, ci sei sempre."
"Ma se qui ci sei venuta al massimo un paio di volte" ribatte lui.
"E tu cosa ne sai? Potrei esserci stata altre volte, prima di incontrarti" dico, non sapendo in che altro modo replicare.
Lui scuote la testa e sorride divertito. "Dal modo in cui ti orienti qui non si direbbe..."
Alzo gli occhi al cielo con fare infastidito, ma alla fine non riesco a trattenere una risata, che ben presto si mischia alla sua.
Quando le nostre risate si spengono, cala il silenzio, spezzato soltanto dai lievi rumori del bosco.
"Ho fatto bene a venire qui" mormoro, più a me stessa che a Harry.
"Che cosa vuoi dire?" chiede lui piano, avvicinandosi.
"Che..." Dovrei dirglielo? Fino a poco fa ero convinta di no, ma a questo punto forse potrei anche provare a fidarmi, per una volta. Così alla fine gli racconto di Hannah, di chi era per mio fratello e per me, di quando abbiamo parlato al locale e dell'ultima discussione, quella per cui sono qui.
Per tutto il tempo lui ascolta con attenzione, interrompendomi solo un paio di volte con qualche domanda.
Dopo che ho finalmente terminato il mio racconto, lui resta in silenzio per un po', come a riflettere sul modo giusto per dire quello che ha in mente.
"Sai, dovresti provare a..." inizia dopo un po', cercando di essere cauto. "Dovresti cercare di andare avanti."
Non so che cosa rispondere, me lo ripetono tutti da mesi, ma diavolo, se sapessi come lo avrei già fatto.
"Se ci fossi riuscita ora non sarei qui" borbotto, non nascondendo la mia crescente irritazione.
"Forse sarebbe meglio così" conclude lui secco.
Per qualche ragione, le sue parole mi causano una strana sensazione nel petto. Delusione, forse.
Lui sembra accorgersene, perché accorcia ulteriormente la distanza fra di noi, e con il pollice mi sfiora la guancia. Il suo tocco gelido scorre lentamente sulla mia pelle, fino all'angolo della bocca, e forse per un momento mi concedo di chiudere gli occhi.
"Per te, intendo" mormora, i suoi occhi verdi fissi nei miei. "Per il tuo bene."
"Perché ti dovrebbe importare del mio bene?" chiedo piano, prima ancora di riuscire ad impedirmelo.
Lui interrompe il contatto fra di noi, allontanando la mano dal mio volto, e tentenna prima di rispondere.
"Perché tu-" inizia, ma si interrompe di colpo.
"Cosa?" insisto.
"Lascia stare, dimenticalo" dice alla fine, iniziando ad irritarmi. "Dimenticati di tutto, tu non dovresti stare qui."
"Perché? Che diavolo significa?" ribatto esasperata. "Smetti di dirlo, se poi non sai darmi una spiegazione."
Lui apre bocca come per parlare, ma dalle sue labbra non esce alcun suono.
"Come immaginavo" mormoro, più delusa che irritata.
"Non è per te, è che-" inizia lui, ma non ho voglia di ascoltarlo.
"Lascia stare" mormoro, avviandomi in direzione opposta alla sua, senza avere la minima idea di dove stia andando.
"E adesso dove vai?" domanda lui esasperato. "Non puoi stare qui da sola."
"Come ti pare" borbotto, proseguendo senza voltarmi.
Cammino rapidamente, la mia mente offuscata da una rabbia che non so spiegare e il mio sguardo fisso a terra.
Cammino per diverso tempo, non saprei neanche quantificarlo, e mi fermo soltanto quando qualcuno mi si para davanti.
Quando alzo lo sguardo per scoprire di chi si tratta, rabbrividisco e indietreggio istintivamente.
Niall.
Mentre lui prova ad avvicinarsi, io continuo a indietreggiare, finché inciampo in una grossa radice e cado rovinosamente a terra.
Mi spingo ancora un po' indietro, prima di riuscire a rialzarmi.
"Non voglio farti del male" dice con un tono così pacato e amichevole che sono quasi tentata di credergli.
"Tu... mi hai seguita quella sera..." farfuglio, mentre la mia schiena si scontra contro un albero, impedendomi di allontanarmi ancora.
"Sì, ma non per la ragione che credi tu" dice.
Onestamente non so più a che cosa dovrei credere.
"Perché?" riesco a dire.
Lui apre bocca come per dire qualcosa, ma poi sembra ripensarci e scuote lentamente la testa.
"Non importa" dice alla fine.
A questo punto, la rabbia di poco fa, per questo stesso comportamento tenuto da Harry poco prima, torna a ribollire dentro di me.
"Diavolo, ma qui dentro siete tutti così!" borbotto portandomi nervosamente una ciocca dei lunghi capelli dietro l'orecchio.
"Comunque tu non dovresti essere qui."
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Lost Souls | H.S.
Fanfiction«Ci sono persone a cui la morte concede un'altra possibilità.» Jane Dawson ha sofferto molto più in diciassette anni di quanto la maggior parte delle persone faccia in una vita. Il fratello è morto in un misterioso incidente, la madre ha abbandonato...