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Coldplay, Everglow

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Il mio è un ragionamento profondamente egoista, ne sono consapevole, ma che male c'è se lascio che il dolore sparisca per un po'?

Saranno le sei del pomeriggio, più o meno l'orario in cui l'ho generalmente incontrato nel bosco. Ormai pare aver rinunciato a tentare di dissuadermi dal venire qui, e la cosa non mi dispiace. Generalmente Harry si trova da queste parti, ma, se anche ora non ci fosse, potrei comunque rimanere nel bosco per un po', magari al ruscello.

Forse non è soltanto lui, ma tutto questo posto che mi suscita in qualche modo un senso di pace. Ognuno di noi ha un luogo speciale in cui potersi rifugiare, o comunque spera di trovarlo, ed io credo che il mio sia questo.

Potrei sembrare totalmente fuori di testa, ma è come se ci fosse qualcosa qui, qualcosa che mi lega in qualche modo a questo luogo.

Le foglie sul terreno iniziano a diminuire con l'arrivo dell'inverno, e il rumore del calpestio risulta più sommesso.

Cammino a passo rapido, pur non essendo certa della mia meta, beandomi dell'effetto rilassante che camminare ha su di me, soprattutto in questo bosco.

Non so per quanto tempo giro senza meta e senza curarmi di dove io stia andando, ma lo faccio finché non vedo in lontananza il salice oltre il quale si trova il ruscello.

Decido così di raggiungerlo e di rilassarmi per un po' in quel luogo.

Rallento un po' il ritmo della camminata, come a voler prolungare un po' l'attesa per far sì che tutto poi duri più a lungo, e una parte di me che non sapevo neanche ci sperasse rimane delusa dal fatto che non ci sia nessuno. Che non ci sia Harry.

Mi siedo su una robusta radice del salice che fuoriesce dal terreno, e appoggio la schiena al suo tronco, beandomi del silenzio, interrotto solo dal canto degli ultimi uccelli della stagione e dal fruscio dell'acqua del ruscello.

Calcio distrattamente alcuni sassolini davanti a me, mentre lascio che la mia mente si liberi da tutti i pensieri.

Sento gli occhi iniziare a farsi pesanti, quindi mi rilasso completamente e li chiudo.

*

"Che cosa ci fai qui?" Una voce familiare mi riporta alla realtà, e mi concedo un momento prima di riaprire gli occhi.

"Cosa?" borbotto, riducendo gli occhi a due fessure per riuscire a mettere a fuoco la figura che torreggia sopra di me, lottando contro la luce che mi arriva agli occhi tutta d'un colpo.

Quando riconosco quella di Harry, mi alzo di scatto. "Io, mh... ciao" mormoro.

"Lo sai, sei carina quando dormi" dice piano, con un mezzo sorriso.

Sento le guance accaldarsi e, dal suo sorriso che si allarga, capisco che devono aver preso colore, il che non fa che aumentare il mio imbarazzo.

"Ho... dormito?" ripeto, prima di lasciarmi prendere dall'ansia. "Per quanto, che ore sono? Sei rimasto lì a guardarmi? Da quanto sei qui?"

Guardo il cielo coperto dai rami, e constato con sollievo che non si è ancora scurito del tutto. Non dev'essere poi così tardi, allora.

"Ehi ehi, calma." Ride, e il suono della sua risata fa sorridere anche me. "Saranno le sette, credo, e no, non sono rimasto a guardarti."

Mi sento una stupida per averlo pensato, che ragione avrebbe avuto per farlo?

"Non per troppo tempo, almeno" aggiunge, sfoggiando un sorriso fintamente innocente.

"Ehi!" Gli dò un colpetto sulla spalla, scoppiando a ridere, seguita a ruota da lui.

Immagino sia questa la ragione per cui bramo tanto la sua presenza: con lui quasi capisco che cosa voglia dire la spensieratezza.

*

Harry's POV

Quando la vedo dormire pacificamente seduta contro quel tronco, smetto di camminare e rimango un po' indietro a guardarla. I capelli scuri le ricadono disordinatamente sulle spalle, sul viso ha un'espressione quasi serena, che le ho visto di rado da sveglia.

Le somiglia così tanto, guardarla è ogni secondo peggio, ma per qualche ragione non riesco a toglierle gli occhi di dosso.

"Che cosa ci fai qui?" dico dopo un po', ignorando il fatto di averla svegliata per l'egoistica voglia di parlarle.

Molto probabilmente, se avessi trovato chiunque altro qui, sarebbe stato come aver violato il mio territorio. Questo è sempre stato il mio posto, qui vengo per stare da solo e basta, con la sola compagnia del silenzio. Ma con lei è stranamente diverso, la sua presenza è in qualche modo rassicurante.

"Cosa?" mormora con la voce impastata dal sonno, iniziando lentamente a muoversi.

Quando poi il suo sguardo si posa su di me, farfuglia un 'ciao' e scatta in piedi. Mi chiedo se sia per essere pronta a scappare in caso lo ritenga necessario, e l'idea mi turba più del dovuto.

"Lo sai, sei carina quando dormi" dico solo per vederla arrossire, come infatti accade, facendomi sorridere.

"Ho... dormito?" ripete dopo un po', aggrottando le sopracciglia. E qui inizia a farmi una serie di domande a cui non riesco a stare dietro.

"Ehi ehi, calma." Non riesco a trattenere una risata divertita per il modo in cui si agita per così poco.

"Saranno le sette, credo, e no, non sono rimasto lì a guardarti" rispondo poi alle domande che ricordo, mentendo un po' sull'ultima parte.

Lei abbassa lo sguardo e sembra un po' a disagio, forse per qualcosa che ho detto. Che sia per la cosa del guardarla dormire?

"Non per troppo tempo, almeno" dico allora scherzosamente, con un sorriso fintamente innocente.

"Ehi!" Mi dà un colpetto sulla spalla, e il suo calore si irradia immediatamente sulla mia pelle, alleviando un po' il freddo che irradia il mio corpo.

Poi scoppia a ridere, e non posso fare a meno di seguirla.

La sua risata è così limpida e spensierata, in netto contrasto con il suo solito atteggiamento cupo e pessimista. È parecchio diversa da quella di Elizabeth, meno spontanea e più controllata.

Al ricordo di lei, la mia risata si spegne, mentre la sua fa lo stesso, forse solo perché ormai il momento è passato.

È trascorso così tanto tempo, tanti di quegli anni e di quei giorni, che a me paiono più lenti che a una qualunque normale persona. Eppure, il suo ricordo è vivido nella mia mente, insieme al senso di colpa che mi divora ogni giorno di più. Ma, qui e ora, insieme a Jane, riesco in qualche modo a dimenticare, anche se solo per qualche ora.

"Potresti tornare" dico dopo un po', pentendomene subito dopo.

Ma che diavolo mi è passato per la testa? Lei non può restare qui, ed io di certo non posso spingerla a farlo. Non è giusto.

Il suo silenzio poi è logorante. È lì ferma, che mi guarda con quei suoi occhi blu, forse tentando di elaborare quelle due parole sfuggite al mio controllo.

"Qui?" mormora poi, come se non fosse certa di aver sentito ciò che ho detto.

E, per quanto io sia consapevole di quanto tutto questo sia profondamente egoista da parte mia, non riesco a farne a meno. Sembra che io abbia ancora molto tempo da dover passare qui e, se esiste qualcosa in grado di alleviare il peso di tutto questo, e soprattutto di evadere dal senso di colpa per quello che ho fatto, che male c'è?

"Ci vediamo, Jane."

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