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Sia, Breathe Me

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Sono consapevole che non ho il diritto di ficcare il naso in cose che non dovrebbero riguardarmi, ma tendo sempre a fare affidamento sull'istinto, anche più di quanto dovrei.

Prendo tempo girovagando per la libreria per alcuni minuti, prima di decidere finalmente di avvicinarmi a Edgar.

Lo saluto timidamente, e lui ricambia calorosamente.

"È un piacere vederti, che cosa posso fare per te?" dice, sfilandosi gli occhiali da lettura e lasciandoli ricadere sul petto, facendo tremare leggermente il cordino rosso a cui sono appesi.

Non sono mai stata particolarmente brava a interagire con le persone, perciò mi è difficile trovare le parole e non so da dove cominciare.

Se nella mia testa tutte le giustificazioni che mi do sembrano avere un qualche significato, so che gli altri non le comprenderebbero allo stesso modo.

"Mh, io..." comincio esitante, giocherellando con gli spiccioli nelle mie tasche, finché le mie dita non sfiorano qualcos'altro.

È da alcuni giorni che la porto con me e, se non lo è, nutro la paura irrazionale che qualcuno possa impadronirsene mentre io non sono lì a custodirla.

Sfilo la foto di Harry dalla tasca e gliela porgo timidamente.

"Volevo riportarle questa" spiego esitante. "L'ho tenuta per sbaglio, e adesso passavo da queste parti, così..."

Lascio la frase in sospeso, gesticolando in direzione della foto.

"Ah... grazie" mormora lui, il suo sguardo attento a non posarsi sulla foto.

Mi guardo intorno tentando di essere disinvolta, e non mi sembra che Louis sia qui.

"Non c'è" Edgar conferma i miei sospetti, evidentemente notando che lo stavo cercando. "Arriverà tra un'ora circa. Vuoi aspettarlo qui?"

Annuisco, grata di avere una ragione per restare e fare qualche domanda.

Edgar tortura la fotografia, rigirandola tra le dita con fare nervoso.

Gli concedo qualche istante, approfittandone anche io per trovare le parole.

"Chi... chi è?" chiedo con un fil di voce.

Lui alza gli occhi dalla foto e li punta nei miei, ma io li abbasso poco dopo, non riuscendo a sostenere il suo sguardo.

Poi sospira profondamente, e torna a guardare la foto.

"È- era un mio amico" confessa, e mi sembra che in parte parli più a se stesso che a me. "Il migliore che avessi mai avuto."

"Era?" chiedo piano.

"Lui è..." inizia, ma la voce gli si spezza per un momento. "È morto."

"Io... mi dispiace" mormoro, sentendomi in colpa per averlo spinto a parlarne.

Immaginavo che fosse morto, dal modo in cui ha reagito l'ultima volta, ma quello che non mi aspettavo è una malinconia così profonda nella sua voce. Non è come se fosse morto di vecchiaia, una cosa che fa male ma di cui puoi comunque farti una ragione in qualche modo. C'è qualcosa di più. E non so quanto sia grave, e quanto potrebbe essere difficile per lui parlarne. Tutto quello che so è che io non ho il diritto né di fargli domande né di conoscerne le risposte. L'unica cosa che mi lega a lui è aver incontrato Harry, e potrebbe non essere abbastanza.

Ed è proprio così che decido di sviare un discorso che iniziava a farsi troppo pesante.

"Sa, ho incontrato suo nipote qualche settimana fa..." mormoro, ricordando quando Harry mi aveva detto che quello nella foto era suo nonno.

Lost Souls | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora