Beyoncé, Halo
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L'enorme edificio mi si staglia davanti in tutta la sua imponenza, e devo dire che non è proprio come immaginavo.
Sono passati oltre cento anni da quando è stato costruito, ma comunque è ridotto molto peggio di quanto dovrebbe in base a questo dato.
La pietra che costituisce l'esterno è grigia e grezza, ed è crepata o scheggiata in diversi punti. Due colonne imponenti sorreggono un enorme tetto a spioventi, e nel mezzo si trova la porta principale.
Delle vecchie travi di legno mezzo marcio piantate con dei chiodi arrugginiti serrano però questo ingresso, e nonostante probabilmente riuscirei a romperle solo con una pietra e la mia poca forza, decido di evitare. Qualcuno potrebbe notare la mia intrusione - anche se, da come è ridotto l'edificio, non credo che a qualcuno importerebbe - e comunque non è necessario: le mura dell'edificio presentano diverse aperture, dovrei trovarne una abbastanza grande da permettermi di entrare.
Ritiro la mappa completamente stropicciata all'interno dello zaino, e lo sistemo sulle spalle, pronta ad addentrarmi dentro all'edificio, sperando che non mi crolli in testa.
Aggiro la costruzione e ne esamino le mura, finché trovo un buco non troppo alto e abbastanza ampio da consentirmi il passaggio, e mi accovaccio per entrare, quando qualcosa mi blocca.
Forse non dovrei farlo, sono ancora in tempo per tornare indietro. Posso semplicemente lasciarmi tutto alle spalle, fingere che non sia mai successo. In fondo è così che ho sempre fatto.
Eppure qualcosa, forse quella stessa forza che mi impedisce di entrare, mi trattiene qui, mi impedisce di voltarmi e correre via.
Per quanto cerchi di estraniarmi da tutto questo, da queste visioni, dai sogni, e dal fatto che tutto è iniziato quando ho incontrato Harry, so che non potrò mai farlo davvero. Se quei sogni hanno trovato me dev'esserci una qualche ragione, e ho intenzione di scoprire quale.
Quando finalmente mi decido a entrare, e mi avvicino pronta a farlo, un dettaglio mi blocca nuovamente.
I bordi della crepa sembrano... bruciati. Ne percorro una parte lentamente con le dita, e quando le guardo esse sono nere.
Sfrego piano l'indice e il pollice, e una polvere nera inizia a staccarsi e cadere al suolo.
Cenere.
Quando provo a toccare ancora il muro, mi pare di sentirlo bollente. Mi sfugge un gemito di dolore mentre ritraggo violentemente la mano, e prima che possa fermarla la mia mente è annebbiata da un'intensa visione.
*
Fuoco, ovunque io provi a voltarmi non vedo che fiamme che avanzano violente, incenerendo tutto ciò che osa pararglisi davanti. Arretro, imponendomi di non inciampare sui miei passi incerti, finché la mia schiena non sfiora il muro, insieme alle mie mani.
Mi ritraggo immediatamente, cacciando un urlo disumano mentre mi guardo le mani incandescenti per il fuoco che sta divorando anche quella dannatissima parete.
Mi ritrovo completamente circondata dalle fiamme, che squarciano ferocemente il buio, mentre il sangue che sgorga a fiotti dalla ferita alla mia testa si mescola alle lacrime che hanno preso a bagnarmi le guance.
Le fiamme avanzano rapidamente intorno a me, e quando arrivano a toccarmi la pelle caccio un urlo disperato. Mi porto le mani nei capelli, terrorizzata, mentre il mio abito è completamente in fiamme.
Crollo in ginocchio, mentre la vista inizia ad appannarsi e il dolore a farsi meno acuto. Il respiro mi si fa più lento e faticoso e la lucidità inizia a venire meno.
Quando finalmente i colori intorno a me decidono di spegnersi, crollo al suolo e le mie labbra si incurvano in un piccolo sorriso.
È finita.
*
Affondo le unghie nella pelle del mio petto, mentre cerco disperatamente di riempire di aria i miei polmoni, ma mi sembra di star respirando l'aria dell'incendio, priva di ossigeno.
La testa mi gira, e mi rendo conto di essere caduta a terra, senza che me ne sia resa conto. Stringo in un pugno un ciuffo d'erba, sperando che sia in grado di tenermi ancorata al suolo, mentre tutto intorno a me sembra girare.
Impiego molto più del solito a riprendermi dalla visione e a tornare alla realtà. Questa volta è stato molto peggio, sembrava così reale.
Mi è sembrato che il mio cuore si fermasse per davvero.
Nel momento in cui riesco a mettermi in piedi, entro nell'edificio attraverso il buco nel muro, senza fermarmi a pensarci.
Mi ritrovo in una stanza maleodorante e completamente devastata, e qualcosa mi dice che potrebbe esserci realmente stato un incendio.
Quella che dovrebbe essere stata una finestra è priva di infissi, in un altro punto un insieme di travi carbonizzate sono disposte in modo da far intuire che si trattasse di un letto, mentre di fronte a esso si trova una vecchia porta in legno scrostato sopravvissuta per miracolo, in parte scardinata e perciò pendente verso terra.
Il resto della stanza è occupato solo da polvere e legno e detriti carbonizzati, mentre fitte ragnatele pendono da ogni angolo del soffitto.
Delle mura non è rimasto che il cemento, da cui in alcuni punti si intravedono persino colonne e supporti in ferro.
Muovo qualche altro passo incerto verso l'interno della stanza, ma urto qualcosa con il piede.
Indietreggio istintivamente, e abbasso lo sguardo per vedere di cosa si tratta, ma la poca luce che si infiltra dagli spiragli non è sufficiente per metterlo a fuoco, così recupero la pila dallo zaino e mi faccio luce con quella.
La mano mi trema, così come la luce che proietto sul pavimento, ma essa riesce comunque a illuminare quello che c'è a terra.
Tutto ciò che vedo è qualcosa di carbonizzato, ma è così deforme che non riesco a identificare di cosa si tratti. Così mi accovaccio accanto ad esso, e lo percorro lentamente con la pila.
Si tratta di una sorta di tessuto e, portando avanti la luce, rimango inorridita nello scoprire che è un abito quasi completamente consumato dalle fiamme.
Il respiro inizia ad accelerare, indietreggio e mi ritrovo seduta con la schiena contro il muro, mentre la pila mi è caduta di mano.
Apro la bocca per urlare, ma dalla mia gola non esce alcun suono.
Le lacrime iniziano a rigarmi il viso senza controllo, mentre il mio cuore accelera al punto che ne sento i battiti fino alle orecchie.
Improvvisamente, sento qualcosa muoversi, un rumore proveniente dal fondo della stanza.
Con mano tremante, afferro la torcia e la punto in quella direzione.
Per qualche secondo non vedo niente, ma poi quello stesso suono si ripete. Sembrano dei passi. Indietreggio ancora, ritrovandomi con la schiena schiacciata contro il muro.
E alla fine si vede qualcosa. Sembra l'orlo di un abito rosso spento, il cui bordo è ornato da un nastro bianco che compone diversi fiocchi.
Non so con quale forza riesco a sollevare la torcia, illuminando un'intera figura, che avanza con passo lento e deciso.
Scatto in piedi e sono sul punto di lasciare l'edificio in tutta fretta, quando illumino il suo viso, e allora mi blocco.
I capelli castani legati in un raccolto mi consentono di vederla meglio, e una serie di brividi mi percorre la schiena alla vista.
Il suo viso è identico al mio, in ogni dettaglio.
Lei sembra capire il motivo del mio sconvolgimento, perché si ferma. Inclina leggermente la testa e inarca le labbra in un sorriso sinistro.
Finalmente riesco a urlare.
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Lost Souls | H.S.
Fiksi Penggemar«Ci sono persone a cui la morte concede un'altra possibilità.» Jane Dawson ha sofferto molto più in diciassette anni di quanto la maggior parte delle persone faccia in una vita. Il fratello è morto in un misterioso incidente, la madre ha abbandonato...