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Demi Lovato, Fix A Heart

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Le lacrime iniziano a bagnarmi il viso, mentre i ricordi di quella notte che tento costantemente di tenere lontano si riversano nella mia mente tutti in una volta, come un fiume in piena.

Sento la testa iniziare a farmi male e un groppo formarsi nella mia gola, ripensando al suo volto stremato e al suo corpo inerme sdraiato su quello squallido lettino.

Mi manca. Mi manca davvero tanto, e non c'è alcun sollievo o cura per un dolore del genere.

Ma ora sono qui per Louis. Devo farmi forza e tornare da lui, il modo in cui me ne sono andata, così all'improvviso e senza una spiegazione, è stato impulsivo e ingiusto nei suoi confronti.

Lascio la panchina su cui ero seduta e rientro all'interno dell'edificio, trovandolo appoggiato allo stipite della porta d'ingresso.

"Ho pensato che avessi bisogno di stare da sola" dice dolcemente. "Va tutto bene?"

"Sì, è che-" inizio, ma poi mi blocco. Non è giusto che incentri la situazione su di me riversandogli addosso tutti i miei problemi, non ora che è lui quello in difficoltà. "Non importa. Scusa, torniamo dentro."

"Okay" dice lui semplicemente, per poi seguirmi mentre torniamo alle sedie della sala d'attesa.

Mi passo una mano sulle guance per asciugare le ultime lacrime, mentre prendo posto accanto a Louis, che continua a guardarmi un po' preoccupato.

"Sicura di stare bene?" chiede nuovamente.

"Sì, è che... è questo posto, mi evoca brutti ricordi, tutto qui" spiego, cercando di accantonare velocemente il discorso.

Lui mi osserva per alcuni istanti, e immagino che abbia capito che mi riferisco a Edward. È l'ultimo arrivato in città, ma è qui già da un po' e immagino lo abbia saputo da qualcuno, com'era inevitabile.

"Posso accompagnarti a casa, se vuoi" propone delicatamente. "Non sei obbligata a restare, lo sai."

La sua proposta è allettante, e per un momento penso di accettarla, ma poi mi ricordo perché siamo qui e decido che non posso chiederglielo. "No, tu devi restare qui. Posso aspettare con te."

La mia voce è ancora un po' rauca e incerta per il pianto, ma cerco comunque di mostrarmi convinta della mia affermazione.

"Come vuoi" conclude allora lui, sorridendomi e accarezzandomi leggermente la guancia. "Grazie. Di tutto, davvero."

Gli sorrido dolcemente, poi mi volto e rimaniamo in silenzio ad aspettare, con lo sguardo fisso sulla porta della sala operatoria di fronte a noi, per un tempo che a me sembra infinito, ma che in realtà non supera i venti minuti.

Trascorso questo lasso, decido di alzarmi per sgranchirmi un po' le gambe e approfittarne per prendere anche qualcosa da mangiare.

"Dove vai?" chiede Louis quando mi vede in piedi, e noto che stenta a tenere gli occhi aperti.

"A prendere qualcosa alle macchinette, tu vuoi qualcosa?" rispondo semplicemente.

"Mh... un caffè" chiede, e io annuisco.

"Ricevuto" dico, sfoggiando un sorriso per smorzare un po' la tensione. "Si vede che ne hai bisogno."

Lo vedo ridere leggermente mentre mi allontano lungo il corridoio.

Mi perdo un paio di volte e devo chiedere a un paio di infermiere prima di riuscire a trovare la macchinetta, e maledico mentalmente il mio pessimo senso dell'orientamento.

Lost Souls | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora