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Regina Spektor, Tornadoland

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L'alcool mi offusca la mente e appesantisce i miei movimenti, mentre cammino verso casa nel buio della notte. Avere la mente libera dai troppi pensieri che la affollano di solito è un sollievo a cui non voglio rinunciare.

Molto probabilmente se fossi stata sobria avrei accettato volentieri il passaggio di Louis, ma, in questo stato, con la possibilità di vomitargli sui sedili nuovi, non mi andava proprio.

Immagino che se non fossi così ubriaca, temerei di camminare da sola nel buio della notte, ma in questo momento mi sento talmente leggera che non percepisco neanche il movimento dei miei stessi piedi.

L'enorme casa di Jace si fa sempre più piccola mentre me la lascio alle spalle, fino a sparire completamente dalla mia visuale.

Nel giro di pochi minuti, raggiungo il viale di casa mia e oltrepasso le varie abitazioni, finché mi trovo di fronte alla parte del bosco da cui sono entrata per andare a Primrose, a una decina di case dalla mia.

Alcune stelle punteggiano il cielo scuro, quelle che riescono a oltrepassare il velo di nuvole che lo ricopre. La luna è grande e piena, e la sua superficie illuminata è quasi del tutto scoperta, mentre proietta la luce del sole.

L'enorme distesa di alberi è illiminata solo per le prime file, dopodiché sfuma in una serie di ombre scure.

Improvvisamente, odo una sorta di scricchiolio, dovuto alla ghiaia o alle foglie che ricoprono il terreno, e sobbalzo istintivamente.

Per un attimo, mi sembra di vedere due luci nel buio, come fossero due occhi, ma è così fugace che mi chiedo se sia stato reale.

Per quanto la mia mente continui a ripetersi che si è trattato solo del vento o di un brutto scherzo giocato dalla mia mente ubriaca, faccio appello alle mie forze e alla mia lucidità, entrambe molto scarse, e mi impongo di proseguire.

Ma riesco a fare solo pochi passi, prima di udire di nuovo lo stesso rumore, questa volta più forte e chiaro di prima. E, a questo punto, non posso più convincermi che sia solo nella mia testa.

Lo scricchiolio cessa, e viene sostituito da un suono di passi veloci sull'asfalto.

Deglutisco per cercare di mandare via il nodo che mi si è formato in gola, mentre i passi si fanno sempre più vicini.

Rimango immobile in mezzo alla strada, come paralizzata, incapace di muovermi. Quando i passi si fermano e percepisco qualcuno fermo alle mie spalle, inspiro profondamente, raccolgo tutto il mio coraggio e mi volto.

Non è possibile.

Sono ubriaca, non ragiono e questo non può essere reale.

Lei non è davvero qui.

"Ciao, Jane" biascica, fissandomi con un sorriso sinistro stampato sul volto.

Mi ero quasi del tutto convinta che quella di Primrose fosse stata solo una strana allucinazione, ma ora lei, la ragazza identica a me vestita con abiti dei primi del Novecento, è in piedi davanti a me.

È identica all'ultima volta, i capelli castani sono raccolti sulla nuca con qualche ciuffo che fuoriesce, indossa lo stesso abito rosso e ha i medesimi occhi azzurro ghiaccio.

"Come... come sai il mio nome?" riesco a dire, ancora senza fiato.

Lei sfoggia un sorriso maligno e divertito, poi finalmente decide di rispondere. Sono tentata di voltarmi e scappare a gambe levate, ma non le darei mai questa soddisfazione. Perché è evidente che sta cercando di spaventarmi.

Lost Souls | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora